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La tendenza di
aprire nidi e scuole d'infanzia anche la notte si sta espandendo in molte città. Il
pedagogista Lorenzo Campioni durante un'intervista ci ha ricordato
che: quando gli interessi dei bambini e quelli degli adulti entrano
in conflitto, dobbiamo seguire e proteggere gli interessi dei
piccoli. Assolutamente condivisibile: ma ce n'è un'altra ragione altrettanto
importante, che si può capire se ci interroghiamo su cosa sia la nanna per un bambino e come sia vissuta... L'abbiamo
chiesto alla pedagogista Micol Tuzi che ci ha regalato questa
lettera che condividiamo integralmente. E' anche un utile ricettario di regole per tutti i genitori La lettera
poi è talmente bella che è stata firmata da tanti educatori, educatrici e non solo
da tutt'Italia. E tu cosa ne pensi?
Cari mamma e papà,
voi che siete diventati grandi da tempo, forse, non vi ricordate più
che l'andare a nanna è un momento molto delicato per me. Voi
arrivate a sera stanchi e, quando siete stanchi, non vedete l'ora di
tuffarvi sotto alle coperte. Io, invece, quando sono stanco, divento
nervoso, irritabile, molto sensibile alle cose che non mi piace fare
e, tra queste, non ci crederete ma c'è quella di andare a nanna.
Andare a nanna per me significa lasciare il mondo che conosco per
andare a finire chissà dove, in un posto strano in cui, in quelli
che voi chiamate sogni, succedono cose che io non sono capace di
prevedere e controllare. Anche quando accadono cose belle, queste mi
confondono e mi ci vuole un po' a capire se sono successe davvero o
sono solo fantasia.
Per addormentarmi
devo per forza attraversare un momento fatto di silenzio, che non mi
piace, e di buio, che, invece, mi fa proprio paura.
Mi dite che, se
dormo, quando mi sveglio mi sento bene... Ma a voi chi ve lo dice
che, se mi metto a dormire, dopo mi sveglio?
E chi me lo giura a
me che, se anche mi sveglio, la mia cameretta è rimasta uguale a
prima che dormissi, o che ci siete ancora voi con me, mamma e papà,
che nessuno è andato via approfittando del fatto che io stessi
dormendo per abbandonarmi?
Queste sono le mie
paure, cari genitori, grandino o piccino che io sia.
Quando divento un
po' grande, a volte, sono capace di raccontarvelo, il che, se mi
ascoltate, aiuta.
Da piccolissimo,
invece, non solo non capisco cosa mi succede, ma non sono nemmeno in
grado di chiedere il vostro aiuto. Piango per la paura di cadere, di
andare in mille pezzi o di morire di freddo e di fame. Per questo, i
neonati strillano di notte anche se non hanno male, hanno il pancino
pieno e il pannolino pulito.
Se Qualcuno corre a
prendermi in braccio e consolarmi m'acquieto: la paura passa e
ritrovo sicurezza. Ma se nessuno risponde al mio pianto, pian piano
io rinuncio a piangere, a chiedere, a comunicare e comincio a
costruirmi una barriera per difendermi da solo.
E forse da grande
avrò dei problemi con gli altri per questo.
E', allora,
importante, cari mamma e papà, che cerchiate di aiutarmi a superare
questa difficoltà a fare la nanna. Portate pazienza con vostro
figlio. Crescerò e tra qualche anno diventerò proprio come voi:
felice di buttarmi sotto le coperte quando sono stanco e mi viene
sonno.
Posso darvi qualche
suggerimento su come aiutarmi?
Ascoltate un po':
Preparatemi un ambiente adatto alla nanna: un lettino mio,
possibilmente sempre lo stesso, personalizzato e piacevole in cui
stare; Fatemi addormentare e risvegliare nello stesso posto, non
addormentatemi nel lettone per svegliarmi nel lettino: ho bisogno di
ritrovare i miei riferimenti e rendermi conto che mentre dormivo il
mondo non è cambiato; Non tenete le luci accese: devo capire che è
notte e per vincere la paura del buio mi basta una lucetta soffusa
accanto al letto; La stessa cosa vale per le musiche, le letture o le
ninne nanne: non lasciatele andare tutta la notte: quando il mio
respiro si fa più profondo ho bisogno di silenzio per dormire; Non
addormentatemi in movimento: mi piace essere cullato, ma questo serve
a rilassarmi prima della nanna, non per dormire. Cullatemi fino a che
il mio respiro si fa più profondo, poi, pian piano, smettete. Se no
non imparerò ad addormentarmi da fermo. La stessa cosa vale per i
giri in passeggino o in macchina; La cosa che più mi rassicura per
addormentarmi è avere un adulto che conosco accanto. Sono un grande
abitudinario e se la persona che mi mette a nanna fosse sempre la
stessa sarebbe il massimo. Posso abituarmi anche a persone diverse,
ma non mi da proprio la stessa sicurezza e – comunque – deve
trattarsi di persone di cui è già dimostrato che mi posso fidare.
Quella o quelle persone devono essere, poi, le stesse che mi daranno
il buongiorno al mio risveglio; Altrettanto rassicuranti per me sono
i rituali: una determinata routine prima della nanna, ripetuta sempre
uguale, che renda per me prevedibile ciò che sta per accadere;
Un pupazzetto o un
ricordo del giorno portato a farmi compagnia nel letto mi aiuta. Ho
detto uno, non uno zoo... Se no poi mi vien voglia di giocare anziché
dormire!
Infine, cari mamma e
papà, ciò che mi riesce più facile in assoluto è fare quello che
fate voi.
Per questo motivo,
se volete che io faccia la nanna, anche voi dovreste, in qualche
modo, farmi capire che vi state preparando al riposo. Spegnete le
luci grandi e la tv, mettete via il pc se state lavorando, infilate
il vostro pigiamone... Perché nella ninna nanna che mi cantate
dormono tutti, ma voi dovete stare ancora svegli?
Forse quando hanno
scritto “Stella Stellina” i supermercati non stavano ancora
aperti 24 ore al giorno... Ma questa è un'altra storia e me la
racconterete la prossima volta.
Micol Tuzi,
pedagogista
Mirco Sergi,educatore di Imola
Rosa Parati,
educatrice di Milano
Sara Zannoni, mamma
di Imola
Nicoletta Parisio,
educatrice di Torino
Sabina Anesin,
educatrice di Venezia
Grazia Solazzo, rappresentante sindacale di Brindisi
Roberta Nepi,
educatrice di Siena
Maria Luisa Ghidoli,
educatrice di Siena
Angela Nardoni
educatrice di Perugia
Massimo Rimbaudo, writer presso Essere Sinistra