A Roma gli stati generali di classe capovolta, la didattica 3.0 che piaceva a De Mauro



Non solo nidi
Gli insegnanti che si riconoscono nella didattica capovolta si sono dati appuntamento a Roma: qui, infatti, il 24 febbraio si terrà il terzo convegno internazionale della classe capovolta.  Professori, maestri, pedagogisti ed accademici si confronteranno su "Imparare ad imparare", il tema che farà da filo conduttore alla giornata.
Il convegno è promosso dall'associazione Flipnet in collaborazione con la Fondazione Mondo digitale. Tanti i temi che saranno affrontati dai relatori,una squadra ampia e variegata che spazia da Jon Bergmann, pioniere insieme a Aaron Sams di questo modello di didattica, ad Anna Maria Testa.


La didattica capovolta propone un metodo di fare scuola senza lezioni frontali e interrogazioni tradizionali. Tra i fondamenti di questo approccio figura l'uso di metodi e strumenti resi possibili dalle tecnologie digitali. Gli insegnanti -ad esempio- mettono a disposizione dei propri studenti i podcast con le proprie lezioni. Senza che in classe ci sia la classica "spiegazione", gli allievi studiano al pomeriggio il materiale messo a disposizione e la mattina seguente la classe viene coinvolta in laboratori e lavori di gruppo. Questo - spiegano i sostenitori del metodo - permette all'insegnante di avere tempo a disposizione per le esigenze di ciascun alunno e gli offre la possibilità di aiutare chi è rimasto indietro a colmare le sue lacune e proporre approfondimenti a chi è più avanti.
In questo modello la tecnologia non è solo uno strumento fondamentale di apprendimento ma contribuisce a modificare l'organizzazione spaziale delle aule, il rapporto tra studenti e docenti e il processo di valutazione.

La didattica capovolta si è diffusa dopo la pubblicazione di Flip your classroom, il libro in cui, Bergmann e Sams, considerati i padri fondatori di questo approccio, spiegano il come e il perchè di questa inversione dei metodi di apprendimento. Dal 2012 ad oggi quest'esperienza ha preso piede anche in Italia, dove ha incontrato il favore di Tullio De Mauro, il grande studioso della lingua italiana morto lo scorso 5 gennaio. Nella sua prefazione a La classe capovolta di Maurizio Maglioni e Fabio Biscaro, i due insegnanti delle superiori che hanno portato nelle aule italiane questo approccio, l'ex ministro della pubblica istruzione spiega che non si tratta di un metodo "nuovo" ma di un modo di insegnare che affonda le sue radici nella civiltà classica. Nella stessa prefazione De Mauro sostiene che agli studenti di oggi non può bastare un libro e considera la didattica capovolta capace di aprire una strada nuova.