mia)... Intanto, a novembre, nella nostra civile Bologna, una ricercatrice universitaria , relatrice ad un convegno sulla discriminazione di genere in Cappella Farnese, ha avuto la malaugurata idea di voler allattare il proprio bambino nell'attigua sala mostre, venendone prontamente allontanata dal custode (forse si temeva uno “schizzo di latte su tela”). Non prima nel suo genere, in effetti, questa di allontanare i bambini, è una tendenza che ha preso corpo ultimamente nella nostra società che non esito a definire “bambino-fobica”.Ad inizio 2016 ha destato qualche rumorino l'iniziativa di un locale che ha vietato l'ingresso ai bambini sotto i cinque anni di età. Tutti a dividersi: chi pro e chi contro. Tutti ugualmente a dimenticarsi delle strenue lotte, condotte dai padroni di animali d'affezione per poterli condurre con sé in ogni occasione....Mi chiedo che effetto farebbe lo stesso divieto/invito rivolto ad uno specifico sesso o ad un'etnia particolare o a portatori di diversa abilità, per non parlare di “ragni e visigoti”.Nonostante la nostra Costituzione, con l'art. 3, assicuri ad ogni cittadino eguale dignità senza distinzione di età, sesso, ecc...., la società (o buona parte di essa), continua a considerare i bambini come “minus habens”: persone, si, ma che hanno meno e valgono meno, anziché persone con esigenze e specificità dovute alla loro personalità in formazione, ma che non è possibile né auspicabile segregare solo in appositi recinti.Insomma, siamo onesti: al museo o alle poste a prendere la titta proprio no, al ristorante no, in biblioteca no, in hotel no, anche alle riunioni a scuola rigorosamente no, nei condomini a giocare assolutamente no, e nemmeno nelle piazze, che poi rovinano e sporcano. Secondo alcuni, il mondo dei bambini dovrebbe ridursi alla scuola (nei vari gradi declinata) e poi alle apposite ludoteche recintate, come enormi gabbiette dove i nostri cuccioli possano eternamente correre nelle loro ruotine sino, opportunamente, all'esaurimento di ogni stilla di energia.... perché sennò potrebbero infastidire qualcuno e generare la solita, infamante, accusa di “scarsa educazione”. Carissima, dietro alle scarne politiche di facciata per il sostegno alla natalità ed alla genitorialità e alle, scarse, iniziative kid friendly per aggiudicarsi quello che stà oramai diventando un mercato di nicchia, rimane la realtà di un Paese dove fare figli è vista come un'arrogante impudenza da scontare, una scocciatura imposta a datori di lavoro che ci vorrebbero operanti H24 e a chi vorrebbe pasti e sonni tranquilli e ad amministratori locali a cui non riesce mai di prevedere che, se sono nati 100 bambini, ci vogliono 100 posti alle elementari ed alle medie (con l'Università si risolve con le rette elevate ed il numero chiuso).
Ti saluto cordialmente, citandoti un antico proverbio:
Santa Caterina, chi se li fa, se li nina....
Stefania
Spisni,
impudentemente
mamma.