Arte Bambina. Tanti anni fa, esattamente nel 1936, uscì un libricino denso e di poche parole. Un libro difficile, provocatorio e molto profetico. Fu scritto dal filosofo tedesco Walter Benjamin e aveva per titolo "L'opera d'arte nella sua riproducibilità tecnica". Un libro indimenticabile, una lettura ancora oggi attuale.
La mostra di Frida Kalho e i bambini
L'altro giorno sono andata con le mie bambine a visitare la mostra sull'arte messicana, più nota al grande pubblico, come la mostra di Frida Kalho. Oramai giunta alla chiusura (fino al 26 marzo) che si svolge a palazzo Albergati a Bologna. Dopo una lunga fila al botteghino, dopo una lunga fila per ritirare l'audio guida, siamo finalmente entrate nelle sale. Ho informato le bambine come dovevano usare l'audio guida (che dopo pochi minuti armeggiavano meglio di me) e finalmente ho potuto calarmi nell'atmosfera dell'esposizione. Mentre scorrevo le immagini e leggevo i pannelli, non potevo fare a meno di scrutare i miei "compagni di visita" e nel mentre apprezzare l'audio guida, che ci stava consentendo a me a alle bambine di godere della visita senza noia reciproca.
L'ultimo quadro
Arrivati all'ultima sala lo spettatore si trova solo, a tu per tu, con lo sguardo severo e triste di Frida Kalho. Il quadro è un vero pugno nello stomaco, il suo sguardo intenso, lo strano copricapo, il volto che emerge appena appena e i tanti fili bianchi che dal panno, escono per spandersi verso il mondo, è davvero suggestivo e misterioso. Mentre mi sforzavo di sostenere questo sguardo, ecco arrivare le bambine. Essendo l'ultima sala chiedo loro, se la mostra è piaciuta, e qual'è il quadro, che le ha più colpite. Le risposte sono state tante ma non restituivano le solite emozioni e suggestioni, non erano "farina del loro sacco", semplicemente ripetevano cosa l'audio guida le aveva detto. "Questo quadro vuole dire quello, quest'altro vuol dire quell'altro..." Siamo tornate indietro e abbiamo rivisto alcuni quadri, tra il disappunto delle guardie che avrebbero voluto il flusso del pubblico solo in una direzione. Abbiamo commentato i dipinti nuovamente e con maggiore libertà, lasciando libera la fantasia...poco mi sono detta, o forse no?
La cultura di massa, i bambini e il lavaggio del cervello
Oggi mentre scrivo questo post, ricordo Benjamin e il suo piccolo e profetico libricino. Tra le molte cose che scriveva avvertiva come l'arte sempre più di massa, avrebbe creato un'arte sempre più politica e sempre più al servizio del potere. Aveva ragione! E mi domando. E' bene portare i bambini a vedere le mostre? La risposta che fino a qualche tempo fa avrei dato per scontato, con un energico SI, ora vacilla. Ora mi vien da dire che dipende, dipende dalla mostra, dipende dalla guida, dipende da tante cose... L'arte è benefica se coltiva la libertà, la riflessione, se apre nuove porte, se pone delle domanda che offrono la possibilità a cento risposte...
Loris Malaguzzi: Invece il cento c'è
La molteplicità delle risposte il bambino le da se lasciato libero di ragionare e immaginare. Il pedagogista Loris Malaguzzi ha tanto ben descritto questa capacità nella poesia Invece il cento c'è. Malaguzzi descrive come il bambino abbia cento modi di vedere, capire, pensare e rispondere e che noi adulti (spesso) gli rubiamo 99 risposte per incoraggiarli a stupirsi solo a Natale e a Pasqua. Ecco credo che mostre di questo tipo rubino tanto ai bambini, penso che facciano male a tutti e che siano da evitare. L'arte esposta così non è più arte, è una semplice prigione, un'arte delle dittatura del mercato, che arricchisce il botteghino di qualcuno e lascia dietro di se solo tristezza e grigiore.