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Scarabocchiando
è un progetto partito a Fiumicino nel 2006 su
impulso di Katiuscia Levi. Oggi l’attività conta 200 nidi casa
«Una cifra a cui stento
a credere io stessa» ci
dice con estrema semplicità la Levi. La sua è una storia
straordinaria e al contempo molto semplice. Parte da una difficoltà
personale che unita alle difficoltà quotidiane di tanti genitori è
esplosa come una felice soluzione alternativa. Quando i nidi mancano,
quando essere madre diventa un handicap, qualcosa di alternativo
emerge e si fa spazio anche tra le diffidenze.
Com’è
partita la sua impresa?
Facevo
sostengo ai bambini disabili in una scuola d’infanzia per una
cooperativa. Quando sono rientrata al lavoro dopo la gravidanza, non
avevo più le stesse mansioni e mi avevano trasferita in una scuola
lontana. Erano tante le difficoltà organizzative a cui dovevo far
fronte e con 4 figli diventava impossibile conciliare il tutto. Così
ho pensato di fare la babysitter a casa. Non avevo problemi a trovare
contatti, qui mi conoscono tutti e stimano il mio lavoro. Ho iniziato
ad accogliere bambini, senza troppi programmi futuri.
E
poi?
Poi
ho capito che lavorare così era difficile e non poteva garantire la
qualità che avrei voluto offrire ai bambini. Una mamma mi parlò
della tagesmutter, e mi chiese come poteva fare ad organizzarci per
seguire questo modello. Ci attivammo presso gli sportelli pubblici
che però conoscevano poco la materia finché non approdammo in
Trentino.
E
a quel punto?
A
quel punto aprimmo i primi nidi casa e poi fu un successo
incredibile, non ci possa credere nemmeno io ma oggi sono 200 in
tutt’Italia .
Secondo
lei perché tanto successo?
Perché
lavoriamo con uno staff molto preparato. Non si tratta più di aprire
un nido in casa in perfetta solitudine, offriamo formazione continua
con pedagogisti, sostegno psicologico e un controllo rigoroso. Ogni
15-20 giorni a sorpresa, usciamo a verificare che tutto proceda e
trascorriamo un giorno al nido.
Ci
racconta una giornata tipo?
Si
accolgono i bimbi fino alle 10 circa. Cercando per quanto possibile,
di venire incontro alle esigenze dei genitori. Alle 10 si serve la
merenda mattutina, a seguire facciamo l’attività didattica, fino
alle 11, massimo 11,15. A quest’età il tempo d’attenzione è
limitato.
Che
tipo di attività svolgete?
Manipolazione,
attività motorie, canto e musica con il metodo Gordon... Tutto
dipende dai nidi e dalle esigenze. Per intenderci non facciamo fare
schede prestampate o cose simili, offriamo attività educative.
E
dopo le attività?
Si
serve il pranzo che si consuma in cucina, se possibile, altrimenti si
attrezza in salotto. I bambini sono coinvolti nella preparazione del
pasto, fanno piccole attività come apparecchiare, asciugare le
stoviglie... Lavoriamo molto sulle autonomie. In questo momento della
giornata sono presenti due adulti.
E
dopo la pappa?
Dopo
la pappa un po’ di gioco libero e poi nanna, fino alle 15,30. E
come dormono! Una volta svegli si fa merenda e poi arrivano i
genitori.
Anche
la nanna si fa in sala?
Se
non c’è uno spazio apposito, si, con lettini o materassini.
Perché
lavorare in casa?
Intanto
per conciliare i tempi di lavoro e famiglia. C’è chi gestisce un
nido casa e ha figli. L’ho fatto anch’io, i bambini crescono con
altri bambini e imparano tanto, nel mentre si riesce a guadagnare.
Con
la gelosia come va?
Non
c’è preparazione che regga, è dura! Ma poi passa, l’importante
è essere consapevoli. Personalmente ho sempre coinvolto i mie
figli, spiegando loro tutto, con la massima serenità. Alla fine è
andata bene, meglio di quel che sarei mai immaginata. Spesso siamo
noi adulti ad essere in difficoltà, i bambini hanno risorse
straordinarie. Le mie figlie ad un certo punto hanno voluto
condividere i giochi personali, che avevo riposto in camera loro, con
gli altri bambini. E’ stata una grande conquista.
L’ambiente
casalingo ha particolari vantaggi e svantaggi?
Direi
di si. Con nulla togliere ai nidi tradizionali, da cui abbiamo
imparato tantissimo, l’ambiente casalingo e il gruppo più piccolo
(al massimo accogliamo 7, 8 bimbi) consente un inserimento più
morbido, meno traumatico.
Cosa
fa la differenza di Scarabocchiando da tante altre tagesmutter?
Intanto
è bene precisare che non siamo un franchising ma una sorta di grande
famiglia. Offrire attenzione continua a chi gestisce i nidi, si è
dimostrata una strategia vincente. E qui veniamo ai punti critici del
lavorare in casa: può essere frustrante. L’ho provato sulla mia
pelle, si deve lavorare sulle persone, per stimolarle, coinvolgerle e
non farle sentire sole. E’ l’unico modo per evitare situazioni di
stress e sfiducia.
Cosa
pensa delle telecamere nei nidi?
Se
servono a far sentire meglio i genitori allora ben vengano. Ma credo
che il rapporto si debba basare sulla fiducia e il dialogo. Duecento
nidi sono tanti e la paura che si verifichino situazioni di stress e
burnout, ce l’ho anch’io e la tengo ben presente. Lavorare in
gruppo è la via più giusta.
Quanto
costa una retta ad un nido famiglia?
Costa
in modo differente da nido a nido e sopratutto da territorio a
territorio. A Bologna che è il mercato piuttosto caro e la retta si
aggira attorno ai 500 euro, seguono i nidi della Lombardia, che si
aggirano attorno ai 450, nelle Marche e nel Lazio siamo attorno ai
300 euro, in Sicilia calano a 200.
Ogni
regione ha le sue regole. Come vi trovate in questo sistema?
Ci
sono differenze profondissime e ingiustificabili. Se l’Emilia
Romagna ci ha riconosciute, ci ha tutelati e ci ha dato precise
regole entro cui muoverci, ci sono altre realtà, come il Lazio, dove
aprono nidi casa come funghi, senza troppe regole, dove si accolgono
fino a 12 bambini. Ci vorrebbero davvero criteri più severi e
controlli più serrati anche da parte delle istituzioni, per offrire
qualità e offrire un servizio ottimale per i bambini.