Contro l'interesse dei bambini e delle donne: c'è la legge Pillon

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Cronaca Bambina Il ddl Pillon (leggi qui) avrà tempi più lunghi del previsto visto che si dovranno prendere in esame le moltissime audizioni che sono state richieste da diverse associazioni. Le audizioni cominceranno tra circa un mese. Il testo di legge è da leggere con molta attenzione e per più motivi, non solo per ciò che riguarda i diritti dei bambini e delle donne, ma anche per osservare come l’attuale governo lavora su temi tanto delicati quanto importanti. L’idea che trapela è che si voglia portare indietro il paese e lo stato delle famiglie a tempi antichi. Forse chi lo propone, Pillon e company, non sa che quando il patriarcato “andava forte”, ai tempi degli antichi romani per intenderci, i parricidi erano all’ordine del giorno. 



Tutti contro il ddl Pillon

A protestare sono in tanti, soprattutto ci sono gli esperti che si occupano di violenza sulle donne e sui minori. Sopratutto chi tutti i giorni si confronta con storie di violenza famigliare, la più diffusa, e vede gli effetti che queste violenze generano sui minori. I centri antiviolenza di DiRe sono in prima linea e hanno lanciato una petizione che ha raccolto oltre 75.000 firme. E non ci sono solo le femministe a protestare c’è anche il il Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia , l’Unione Nazionale Camere Minorili e l’Associazione nazionale avvocati mediatori familiari. In particolare gli avvocati puntano il dito contro la mediazione obbligatoria nelle separazioni. Altro tema scottante. L’ obbligo ha “palesi criticità di applicazione” secondo l’associazione degli avvocati oltre ad essere discriminante nei confronti di chi pur essendo in ristrettezze finanziarie vorrà divorziare, dato che il mediatore dovranno pagarlo di tasca loro. 

Un ddl e il matrimonio

Mentre l’onorevole Pillon dichiara di aver scritto la proposta con 60 associazioni di genitori separati, (scegliendo però chi la pensavano come lui) anche dal mondo cattolico arrivano critiche e forti perplessità. E c’è anche da chiedersi: se il ddl dovesse passare quanti si sposeranno ancora? 

Il ddl e i bambini

Il DDL Pillon invece fa passare per buona la teoria Pas. Cos’è la teoria Pas, qualcuno si starà chiedendo. La Pas è una teoria dello psichiatra Richard Gardner nel 1985 che ha teorizzato che se un bambino rifiuta un genitore la colpa è immancabilmente dell’altro genitore. E il ragionamento si spinge oltre insistendo che se ci fossero eventuali accuse di abuso da parte del minore, ad esempio, questo sono false e sono frutto della manipolazione del genitore alienante. Quindi, per guarire, il bambino deve stare con il presunto abusante e non con quello alienante. La teoria è stata rifiutata e respinta dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici e dalla Società italiana di pediatria. E’ stata dichiarata inesistente dall’Istituto superiore di sanità che non la ritiene scientifica. Ciò nonostante la teoria si insinua in due punti del ddl. Come? Ad esempio per ciò che riguarda gli affidi dei minori. Sarà così più facile che le donne dopo aver denunciato l’ex partner per violenza si vedono giudicate come genitore alienante, ovvero donne che “lavorano” per allontanare i figli dal papà. Se poi è il minore a non voler vedere più il genitore la cosa non cambia... e questo deve preoccupare davvero molti visto che come ci dice l’Istat circa il 55% delle separazioni avviene per maltrattamenti. Oltre a legittimare “l’alienazione parentale”(nuovo termine per ribattezzare le teoria Pas), il ddl, qualora il bambino dimostrasse paura di un genitore (magari dopo averlo visto fare violenza) rende automaticamente colpevole di alienazione l’altro genitore. Il tutto in un paese in cui, sempre secondo l’Istat, la violenza maschile sulle donne coinvolge 7 milioni di donne, mentre tante tacciono già da adesso. Andrea Coffari, avvocato e presidente del Movimento infanzia, dichiara sulla pagine dell’Espresso “IL DDL 735 risponde esattamente alle istanze di tutela dei padri accusati di violenza o abusi, scoraggia le madri a denunciare e punisce i bambini che parlano e mostrano un legittimo rifiuto verso il genitore maltrattante”. E continua “il combinato disposto dell’art.11 e dell’art. 12 del DDL 735 porta a conclusioni aberranti e inaccettabili sul piano dei diritti umani”.
E ancora nel ddl si scrive che in presenza di condanna per violenze o abusi è necessario che il giudice rilevi un comprovato e motivato pericolo di pregiudizio per la salute psico-fisica del figlio minore, in assenza del quale, anche il genitore maltrattante può frequentare il figlio per almeno dodici giorni al mese da solo. Questa volta è il caso di scendere in piazza tutti uomini, donne e bambini. La manifestazione è organizzata a Bologna per il 29 settembre. Appuntamento alle 10,30 sotto il Nettuno in Piazza Maggiore.