Educazione alla fiducia per prevenire i maltrattamenti. Parola a Cismai

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Cronaca Bambina Sono in tanti a discutere sull’uso delle telecamere nei servizi educativi e di cura. Tante e diverse le posizioni politiche rispetto al tema sicurezza. Oggi riprendiamo la posizioni "tecnica" del Coordinamento italiano servizi contro il maltrattamento e l’abuso dell’Infanzia(Cismai). Riportiamo alcuni passaggi fondamentali.


Cismai
Nel gennaio di quest’anno il coordinamento produce un ampio documento dedicato a questo tema e lo presenta in occasione dell’audizione in Commissione Affari Costituzionali del Senato.Il Cismai mette in evidenza alcune problematiche rispetto all’introduzione del sistema di videosorveglianza nei nidi e nelle scuole. 
 
Telecamere? Fanno crescere il sospetto
L’uso di telecamere favorisce un atteggiamento di sospetto e diffidenza nei confronti di docenti, ed degli educatori... un sentimento di inquietudine e di paura. Si alimentano così sfiducia e sospetto.

Telecamere? vince la logica del controllo
Secondo questo modo di ragionare le telecamere dovrebbero essere montate ovunque: negli oratori, negli studi pediatrici, nelle scuole di grado superiore, negli istituti penali o addirittura a casa dove spesso si consumano i peggiori maltrattamenti nei confronti delle persone maggiormente vulnerabili da parte di chi è in una posizione di preminenza.

Telecamere? In contrasto con la privacy
L’Installazione delle telecamere violerebbe i diritti dei lavoratori, potendosi attuare, tramite videosorveglianza, un meccanismo di controllo della prestazione lavorativa fortemente lesivo della dignità dei dipendenti, in palese contrasto con l’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori (L. 300/1970).

Telecamere? Non servono a prevenire
Le misure di videosorveglianza proposte, non servono in alcun modo alla prevenzione delle violenze, consentendo l’intervento sempre e comunque a danno già compiuto.

Cosa si dovremmo fare?
Chiedersi perché il fenomeno del maltrattamento aumenta, perché le maestre o i maestri, gli operatori, diventano maltrattanti? Gli insegnanti e gli operatori spesso lavorano con passione anche nelle condizioni più difficili: con una età avanzata, senza spazi adeguati, pochi strumenti a disposizione, in classi eccessivamente numerose (con un numero di alunni che talvolta arriva anche a 30). Esposti in ogni caso ad un lavoro usurante. 

Come valutare?
“Occorrerebbe valutare la condizione da Stress Lavoro Correlato che purtroppo non viene presa in considerazione nonostante l’art. 28 del DL 81/08 e investire in risorse a sostegno del personale.
Così anche la responsabilità relativa al controllo e alla verifica dei requisiti delle strutture, che ricordiamoci è in mano agli Enti Locali (legge 328/2000) dovrebbe esser utile non solo a valutare gli aspetti strutturali, ma anche quelli relativi all’organizzazione e al personale”.

Nei nidi e nelle scuole
“E’ necessario assicurarsi che nei nidi, nelle scuole e nelle strutture lavori esclusivamente personale qualificato, con titoli ed esperienza adeguati, in grado di leggere i bisogni educativi e di dare le giuste soluzioni, convenientemente formato e in continuo perfezionamento professionale, con un valido coordinamento/supervisione psicopedagogica”.

Una valutazione educativa
“È fondamentale una costante valutazione educativa che richiami ciascuno alla propria responsabilità e al proprio ruolo in collaborazione con le famiglie, converrebbe restituire per esempio in ambito scolastico al dirigente e i suoi collaboratori il compito di verifica, affinché sia la stessa scuola a vigilare sull’efficienza ed efficacia dei percorsi intrapresi e non chi è estraneo a questi temi”.

Una rete psicosociopedagogica 
 “Andrebbe riconosciuto alla rete psicosociopedagogica esterna alle strutture che, con uno sguardo interdisciplinare ed integrato con i servizi educativi, può e deve svolgere una funzione di sostegno e monitoraggio per i bambini e le famiglie, contribuendo alla rilevazione del disagio e del mal-trattamento ovunque accada e che si integri con il lavoro dei servizi. Interventi che vanno sostenuti con misure economiche ed organizzative.

Conclusioni 
L’espediente proposto evidenzia probabilmente un fallimento dello Stato in termini di formazione, educazione, prevenzione, cultura che quindi reagisce imponendo una sanzione più o meno grave con la forza che deriva dall’esercizio del potere coercitivo, senza investire le medesime somme consistenti in interventi di prevenzione e supporto. I fatti che sono accaduti sono gravi, ma bisogna approfondire risposte più efficaci affinché gli episodi spregevoli e assolutamente deplorevoli non debbano mai più ripetersi. È necessario e urgente, quindi, investire fondi per attenuare il disagio e il mal-essere sempre più dilagante e garantire il BEN-ESSERE attraverso l’educazione alla FIDUCIA da “fidere – aver fede” necessaria per qualsiasi progetto “collettivo”

sito di riferimento Cismai