Cronaca Bambina
Quanti
bambini rimangono fuori dai nidi? Tanti, anzi tantissimi. Secondo
l'ultimo studio della Fp di Cgil Nazionale i bambini esclusi sono
oltre 1 milione. Lo studio mette in evidenza tanti nodi critici
che attraversano i nidi mettendo in evidenza il malessere dei
lavoratori.
Tanti problemi e alcune risoluzioni Una
serrata descrizione che fotografa la salute dei nidi. Mente i comuni
disinvestono nei servizi pubblici a favore del privato, il malessere
tra i lavoratori, o meglio lavoratrici, è diffuso e costante.
Educatrici e collaboratrici sono sempre più "vecchie"
e sempre più "esposte" ad acciaccate fisici e psichici. Lo
studio chiude con alcune raccomandazioni.
Pochi
asili nido Gli
esclusi dalla frequentazione del nido sono oltre 1 milione. La
stima è fatta sugli ultimi dati della banca dati presentati
dall'Istat e sono così suddivisi: tra
0 e 1 anno
sono esclusi 479.611. Tra 1
e 2 anni 500.649 e
tra 2
e 3 anni 511.760.
Questi numeri dimostrano come le sezioni primavera e gli
anticipi alla scuola d'infanzia, non abbiano "aiutato" a
snellire le liste d'attesa per i bambini tra i due e i tre anni.
I
comuni non investono: pagano le famiglie "La
spesa dei comuni per i nidi ha smesso di crescere, passando da 1,6
miliardi di euro del 2012 a 1,475 miliardi del 2016.
Nonostante
ciò la compartecipazione delle famiglie cresce dal 2004 al 2014
passando dal 17% al 20% della spesa corrente impegnata dai Comuni."
Più
asili privati e meno asili pubblici L'Istat
conta sul territorio nazionale 13.147 servizi socio-educativi per
l’infanzia. di cui circa il 48% sono privati. Non sono solo
aumentati gli asili privati ma sono anche diminuiti i nidi gestiti
dai comuni. "Se
nell’anno scolastico 2016-2017 negli asili nido a gestione diretta
sono iscritti circa 93.200 bambine e bambini, nel 2012-2013 erano
iscritti oltre 99.700 bambini. Se la spesa per la gestione di
un asilo a gestione diretta è in media di 8.798 euro per utente
annuo, la spesa per un servizio privato è di 4.840 euro".
Come
stanno i lavoratori? I
lavoratori impiegati nel comparto educativo 0-6 sono in
prevalenza donne. Precisamente: 181.170 lavoratrici a fronte di
circa 2 mila lavoratori. Tra le donne il 68% su piano nazionale ha
più di 40 anni. Lo stato di salute delle lavoratrici é tutt’altro
che rassicurante almeno il 50% delle lavoratrici degli asili nido e
delle scuole per l’infanzia riscontra la presenza di problemi
fisici alla schiena e ha
vissuto aggressioni verbali ai loro danni
nella relazione con i genitori dei bambini.
Cosa
si dovrebbe fare? Prima
raccomandazione:
investire di più: "per
raggiungere la quota del 33% di copertura, bisognerebbe garantire
risorse
per 2,6 miliardi di euro,
da tradurre in costruzione di nuovi asili e nell’assunzione di
almeno 20 mila docenti nel segmento 0-3" Seconda
raccomandazione:
assumere più personale e più servizi pubblici per garantire
una qualità diffusa "continuiamo
a chiedere un piano straordinario di assunzioni: non può bastare il
semplice sblocco del turn over perché ci limiteremmo a registrare i
numeri attuali senza nessun incremento dell’offerta. Così come
servono investimenti per la riqualificazione e la formazione del
personale. Ciò lo si può ottenere a partire dal rinnovo del
Contratto collettivo nazionale che deve dare puntuali risposte al
settore". Terza
raccomandazione:
basta telecamere! "Non
è con la video sorveglianza che garantiremo un futuro al paese. Non
è possibile che l’unica risposta negli ultimi anni sia quella
delle somme stanziate per l’installazione di impianti per la video
sorveglianza permanente: la scelta recentemente fatta dal Parlamento
è una scelta sbagliata"
Per
consultare lo studio di cgil