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Laurea ad Honorem alla “mamma di tutti i nidi” Adriana Lodi
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Adriana Lodi |
Cronaca Bambina Cinquant’anni fa,
in un giorno di novembre, a Bologna apriva il primo nido pubblico
d’Italia, il nido Pattini. E mentre il comune di Bologna si presta
a festeggiare l’evento come merita, l’Università celebra Adriana
Lodi con una laurea ad honorem, che verrà consegnata il 3 dicembre
a Bologna. Adriana mi annuncia
questo riconoscimento con voce squillante. Non so se lo aspettava ma
la gioia è davvero tanta. Un
riconoscimento assolutamente
tutto meritato.
Adriana Lodi: La nostra storia
Lei
mi dice spesso “Ho
avuto una vita di
lavoro e
piena di soddisfazione. Lo
dico sempre ai miei nipoti: lavorate sodo”.
Adriana Lodi tra qualche giorno compirà 86 anni. Compie
gli anni lo stesso giorno di altri due politici molto diversi tra
loro e soprattutto da
lei: Pier
Luigi Bersani e Silvio
Berlusconi. Sulle sue labbra il
sorriso è ben presente,
e nei
suoi discorsi e racconti ciò
che affiora vivido
è
il passato che ricorda con abbondanza di particolari.
E la sua
storia ricca di idee,
difficoltà eccezionali ma
anche di un politica di cui tutti sentiamo la nostalgia: quando
la
parola partito aveva un altro sapore, e la
politica si faceva nelle
piazze a stretto contatto
con i cittadini.
Adriana Lodi una donna e una politica
Ricostruendo
la sua storia di donna e di politica, ti rendi conto che le due cose
viaggiano sempre parallele e
non si dividono
mai. Perché lei resta
sempre lei, sia che
si confronti con un politico
o con il
giardiniere che le cura le rose. Sguardo sereno e
sempre
pronta ad una bella risata, ti racconta delle
sue orchidee (che non hanno
proprio un bell’aspetto)
come della lotta che fece
per aprire il primo nido cinquant’anni fa.
Ma guai a pensare che sia un
animo mite, perché se c’è qualcosa che non le va bene, tira fuori
una grinta fenomenale.
Per i diritti delle operaie
Una
vita di lavoro:
13 anni nei
sindacati,
6
anni assessore al comune
e 23 anni in parlamento. Ha iniziato a lavorare, e duramente, fin da
ragazzina, quando finita la terza media è andata a fare l’operaia
in un’azienda di saponi. Ancora minorenne conduce
una battaglia per i diritti delle ragazze. Le
ragazze che percepivano uno
stipendio inferiore alle
donne a parità di mansioni.
Pur non riuscendo a spuntarla, riesce
a trascinare dalla sua parte anche tante donne-lavoratrici. I
sindacati riconosco in lei una figura carismatica e
dopo
un corso intensivo
di studio
la “arruolano” tra le loro fila. Come
sindacalista lavora sodo,
gira per le
fabbriche del
settore chimico.
Di giorno fa volantinaggio e
ascolta
i lavoratori, di sera fa riunioni infinite
con i colleghi. Erano anni
in cui lo
scontro tra lavoratori e i padroni era forte. Dai
chimici passa alla
Federbraccianti. Per raggiunge
i campi dove lavoravano le
mondine, inforca una motocicletta
e si butta
veloce per le pianura padana: per ascoltare, informare
capire e vedere.
I primi nidi delle
mondine
Ed
ecco che la donna che cresce
in un cortile della periferia di Bologna, dove
la solidarietà era fatta di
aiuto reciproco, incontra le
mondine e si stupisce di
quale solidarietà queste
lavoratrici fossero
capaci. “Erano
donne molto in gamba
e
molto diverse da come
ce le
hanno
fatte
vedere in Riso Amaro”
Mi
racconta con voce sicura. “Quelle
donne
facevano un lavoro massacrante e
per settimane erano
lontane dalle famiglie. Così si
erano ingegnate a creare delle baracche, tra i campi di riso, dove
poter accudire a turno i bambini che
non potevano lasciar lontano da loro.
Noi donne abbiamo sempre
avuto bisogno di nidi,
di un posto
accogliente e sicuro
dove lasciare i
nostri figli mentre andavamo a lavorare”
Una madre in volo per la scoperta dei nidi
Qualche anno dopo è costretta, lei stessa, a lasciare il suo bambino
in un OMNI, unica struttura che accoglieva i bebè mentre le mamme
lavoravano. Quell’esperienza che durò solo pochi giorni, la segnò
profondamente. “Le donne e i bambini meritavano
strutture molto diverse da queste specie di orfanotrofi
diurni”. Ed eccola qualche anno dopo, quando era assessore,
prendere un aereo per andare a studiare i nidi della Danimarca. Il
volo lo pagò di tasca sua. “Erano una cosa stupenda! Tutto era alla portata dei bambini,
ogni mobile, ogni gioco era pensato per loro e tra gli educatori
c’erano anche degli uomini. A noi poveri sprovveduti sembrava
incredibile!” Tornata a Bologna mostra le poco foto che è
riuscita a scattare, schizza il resto e lo fornisce alla falegnameria
del comune… E da buona governante che è, nonostante un bilancio
comunale tutt’altro che facile, riesce, anche con l’appoggio di
un privato (il signor Pattini per l’appunto) ad aprire il primo
nido comunale in Italia.
Adriana Lodi e il Parlamento
A
Bologna ne riesce ad aprire 4 poi viene ri-chiamata in Parlamento
dove nel giro di poco riesce a far approvare la 1044 la legge che
istituì i nidi in Italia, tra battaglie durissime sopratutto in
commissione bilancio, dove la spesa per educare dei bebè sembrava
troppo alta da sostenere.
Adriana oggi è serena e
sempre informata sulle ultime novità, mi
dice “Hai
visto cosa ha fatto il sindaco di San Lazzaro? Ha dato gli asili
gratis a tutti i bambini. Brava si fa così! Perché ancora oggi i
nidi sono tanto richiesti e voluti dalle persone” E come
non darle ragione? Avere
o non avere un nido fa la differenza per tanti
di noi, sopratutto ancora oggi, dopo 50 anni, per
noi donne.