Bambini sotto campane di vetro

 


Pensieri e parole
I bambini sono spesso descritti come un problema come qualcosa da sorvegliare, da proteggere, da difendere e ora che il lockdown è finito come qualcosa da sistemare fuori casa, mentre mamma e papà tornano al lavoro. 
Alla commissione bicamerale che si occupa d'infanzia, tra il 2018 al 2020, si sono affrontati praticamente due soli temi: la violenza sui minori e il bullismo. Due problemi certo importanti, due problemi difficili da risolvere ma sono pur sempre e solo due problemi.

Il bambino in famiglia 

Durante il lockdown i bambini per le famiglie sono diventati un problema straordinario. E' quasi ironico constatare che pur ammalandosi di meno e di norma con conseguenze meno gravi rispetto agli adulti (e meno male!) sono stati messi sotto il riflettore come tra le maggiori vittime.
Il motivo era (anche) di ordine pratico: i bambini poveri o i bambini che vivono in famiglie difficili, in questo periodo hanno sofferto di più. E' bene parlarne e sollevare il problema: ma sono gli unici? Direi che in generale anziani, bambini e giovani in contesti difficili hanno vissuto peggio e molto peggio: perché non affrontare il tema a tutto tondo?  

Bambini dopo il lockdown
Ora che i bambini sono tornati "liberi di uscire" continuano ad essere fonte di enorme preoccupazione. Non possono usare i giochi al parco, non possono frequentarsi con altri bambini (come mantenere la distanza?) non possono tornare a scuola (che sono chiuse fine a settembre)... E di fronte all'ipotesi della riapertura di centri estivi molti hanno tirato un sospiro di sollievo. Anche se questi centri (almeno sulla carta) sono praticamente disumani, non fa niente, il "problema bambino" pare risolto. 

Il bambino del passato 

Provo ad immaginare cosa sarebbe successo se il Covid-19 fosse arrivato al tempo della mia infanzia? Come avremmo affrontato l'isolamento? Con ogni probabilità noi bambini (vissuti anni '80) avremmo vissuto il periodo come una lunga e noiosa vacanza da scuola, ma pur sempre, come una vacanza. I mie genitori non si sarebbero disperati per me, per la mancanza di scuola, per la socialità (in fondo con altri 4 fratelli non sarei stata tanto sola). Loro si sarebbero preoccupati del lavoro, questo si, ma "il bambino" non sarebbe diventato un grande e insormontabile problema. I figli erano tanti e si lasciavano crescere con molte meno attenzioni e molto meno ansia.

Bambini sotto la campana di vetro
Cosa voglio dire? Che era meglio una volta quando si educavano i bambini con i castighi (o sberle)? No, certo che no, però forse i bambini di oggi hanno bisogno di essere visti per quello che sono e non come un qualcosa di fragile, da proteggere, "da sistemare". I bambini (non parlo di quelli in situazioni difficili ed estreme)  hanno molte più risorse di quello che immaginiamo.
Il fatto è che a forza di dividerli dal resto della società, a forza di averne sempre meno, sono diventati, qualcosa di molto prezioso, da mettere sotto una campana di vetro o peggio, come un problema da risolvere.
Insomma nel 2020 nonostante la carta dei diritti del fanciullo, nonostante la garante dell'infanzia, nonostante la commissione dell'infanzia, nonostante tanti strumenti istituzionali non siamo riusciti a vedere i bambini per quello che sono  persone piccole con  tutti i diritti.