La mobilità sostenibile (per chi può permettersela)

 



Crescere in città
 
Premessa: uso la bicicletta per muovermi da quando ho 8 anni, prima per andare a scuola, poi all'università, poi al lavoro, poi per portare e recuperare bambini. Credo nella mobilità sostenibile, so che a livello ambientale siamo a un punto di non ritorno, credo nella responsabilità di ognuno per salvare il nostro unico pianeta, educo i miei figli a questo

Però...

 

Però sono sinceramente stanca della contrapposizione continua ciclisti contro automobilisti, buoni contro cattivi, bianchi contro neri.

La verità è che io me lo posso permettere di andare in bici al lavoro perché ho la fortuna di avere l'ufficio vicino casa. 

La verità è che se piove tocca andare a piedi e arrivare in ritardo.  La verità è che i bus a Bologna ci sono, ma che servizio offrono? 

Abbiamo drammaticamente pagato le conseguenze del sovraffollamento durante il covid. 

Nel mio piccolo posso portare la mia esperienza pre-covid di mamma con la malaugurata idea di portare 3 figli in piscina con il bus. 

Ebbene, il 14C, a parte essere perennemente sovraffollato (e non vi dico come mi guardava la gente quando salivamo in 4 con tanto di zaini di scuola e borsa da piscina), si è  rivelato totalmente inaffidabile tra ritardi, corse saltate e scioperi.

E a volte anche davvero sporco. 

La verità è che le tanto osannate piste ciclabili sono un considerevole tentativo di sensibilizzare i cittadini all'utilizzo della bicicletta, ma sono scarsamente utilizzabili per gli spostamenti di tutti i giorni. Avete presente quante curve a gomito,  quanti attraversamenti, quanti semafori presentano le piste ciclabili ricavate tra marciapiedi e parcheggi?

Sempre nella mia (non statisticamente rilevante) esperienza faccio molto ma molto prima ad arrivare al lavoro pedalando su strada che non su pista ciclabile.

E se devi timbrare un cartellino dopo aver fatto uscire 3 bambini/ragazzini ed esserti vestita (e magari truccata, se non chiedo troppo), anche 5 minuti (e un po' di smog in meno) fanno la differenza. 

Aggiungo: avete mai valutato la raggiungibilità di palestre e centri sportivi con i  mezzi pubblici? Se ne avete la necessità scoprirete che sono davvero pochi.

E ora  sulle auto. E’ vero che ci sono automobilisti maleducati e irrispettosi. Ma quanti ciclisti maleducati e irrispettosi ci sono? Ciclisti in contromano che pretendono che le auto nel senso giusto si fermino per farle passare, ciclisti che sfrecciano sotto al portico mettendo in pericolo anziani e bambini, ciclisti che non rispettano i rossi (in quest'ultima categoria a volte confesso di essere anche io).

Mentre contro gli automobilisti scorrono fiumi di post, contro i ciclisti maleducati noto una certa timidezza. Anche da parte della polizia municipale, che quando da ragazzina mi beccava sotto al portico in sella mi faceva vergognare. Ora pare si giri dall'altro lato.

Quello che invece noto spesso è che chi è il più strenuo difensore della mobilità sostenibile usa la bicicletta (e che bicicletta! E con quali super costosissimi accessori!) più per diletto che per necessità. 

Può permettersi di arrivare in ritardo se piove. 

Magari ha 2-3 auto nel suo nucleo familiare. 

Magari parcheggiate in un  garage di proprietà (e quindi non si accorge della drammatica carenza di parcheggi che affligge la città). 

Non usa il bus per accompagnare i figli in palestra. 

Lavora in centro e non nell'hinterland bolognese.

Un ultimo spunto di riflessione rivolto alle istituzioni: invece che inventarci soluzioni di ripiego (i dossi, i 30 all'ora, ecc), invece che immaginare fantasiosi mezzi di trasporto ( il civis, il crealis...o...il monopattino), invece che cancellare parcheggi e marciapiedi per costruire improbabili piste ciclabili (e congestionare ancora di più il traffico), perché non copiare dai nostri colleghi d'oltralpe? Perché non immaginare una metropolitana?  

La mobilità sostenibile deve (o dovrebbe)  essere sostenibile per i cittadini, deve (e dovrebbe) convenire usare il mezzo sostenibile perché al lavoro o a scuola si arriva prima in metro che in auto.

Ecco, credo che per parlare di mobilità sostenibile occorra superare i pregiudizi e parlarsi. 

Ripartire dal dialogo. 

Che poi è la chiave per migliorare la bella città in cui viviamo.




Costanza Marri