La sicurezza negli asili nido prima e dopo il Covid. Il focus di Cittadinanzattiva

 



Cronaca Bambina 
Cittadinanzattiva ha svolto un’indagine sulla sicurezza nelle scuole e ha dedicato uno speciale focus sugli asili nido. Ha racconto informazioni su 1305 nidi che corrispondono al 12% del totale degli asili pubblici e privati in Italia. Cosa è emerso?
 

SICUREZZA ESTERNA

I dati sugli asili nido descrivono una situazione migliore rispetto a quella degli edifici scolastici. Il 56% possiede la certificazione di agibilità rispetto al 42% degli edifici scolastico. Il certificato di prevenzione incendi è presente nel 51% contro il 36% degli edifici scolastici.

Certamente i nidi sono avvantaggiati dal fatto di essere allocati in edifici più recenti, il 44% dei nidi è ospitato in strutture costruite dal 1976.

Sono situati nel 62% dei casi a piano terra ma nonostante ciò sono ancora lontani dalla sufficienza. Gli interventi di miglioramento e adeguamento sismici hanno riguardato soltanto il 6% delle strutture, mentre il 18% ha effettuato le indagini diagnostiche di soffitti e solai - che per Cittadinanzattiva rivestono da sempre un’importanza notevole per prevenire gli episodi di crollo.

SICUREZZA INTERNA

L’82% dei nidi presi in esame ha redatto il Documento di valutazione dei rischi. (In regione Friuli e Basilicata al 100%, male la Calabria con solo il 50%).

Il 74% delle strutture ha il Piano di emergenza (In Calabria la percentuale si ferma al 25%); La segnaletica di sicurezza a posto per l’82% circa dei nidi (anche su questo la Calabria si ferma al 25%).

Le prove di evacuazione vengono effettuate solo nel 52% degli asili (bene il Friuli con l’89% e la Basilicata con l’80%; assai indietro Sicilia, Abruzzo, Campania e Lazio, tutte ferme sotto la soglia del 30%; in Calabria nessun asilo ha effettuato tali prove).

RECINZIONI ESTERNE

Sono presenti nel 73% dei nidi oggetto dell’indagine. Per ciò che riguarda la sorveglianza, nonostante negli ultimi anni si sia molto dibattuto a causa degli episodi di maltrattamenti verso i bambini in nidi e scuole dell’infanzia, ciò non sembra aver influito sull’istallazione di sistemi di videosorveglianza interni, presenti solo nel 2% dei casi. Leggermente più elevata la percentuale di sistemi di videosorveglianza esterna (6%) anche a causa dei frequenti episodi di vandalismo.

COSA E' CAMBIATO AL NIDO CON IL COVID?

Nel 75% dei casi i Comuni nel corso del 2021 hanno garantito il pieno funzionamento degli asili nido. Tra le eccezioni: la Campania in cui solo nel 38% dei casi si è riusciti a garantire il servizio e la Puglia, nel 45% dei nidi. Per contro Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Liguria hanno garantito il servizio con gli orari consueti nel 100% dei casi, seguite da Umbria (98%), Trentino Alto Adige (96%), Piemonte (89%), Lombardia (83%). Nelle regioni restanti il dato si attesta oltre il 50%.

GLI ORARI

Nel 76% dei nidi è stato mantenuto quello del periodo pre pandemia ma si rileva una notevole differenza tra l’orario “pieno” garantito nell’89% e quello della sola mattina, applicato nell’11% dei casi. Oltre il 60% ha modificato i percorsi di entrata ed uscita, un nido su tre ha fatto modifiche sulla sala pranzo e il 39% su quella del sonno.
Nel 6% dei casi per riorganizzare gli spazi è stato necessario ricorrere ad interventi cosiddetti di edilizia leggera, utilizzando i fondi pubblici stanziati dal Ministero dell’Istruzione.

LA PAPPA

Il 79% dei nidi dispone di mensa interna. Il servizio è dato in appalto esterno nel 48% dei casi. Riguardo alla qualità del pasto solo nel 3% dei casi si è fatto ricorso al lunch box o ai menù semplificati. Nell’8% si sono utilizzate stoviglie usa e getta.


Il report Completo Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola 

 

La redazione