Partecipare per crescere
La musica racconta, unisce, integra. Ho sempre pensato che avesse un grande valore educativo trasversale, oltrepassa le barriere comunicative, perché quando l’anima è toccata, tutto inizia a fluire. Nel flusso creativo non servono le parole, sono gli sguardi, i corpi, i sensi a essere risvegliati. Tutto appare più semplice, possibile, raggiungibile.
I sorrisi si allargano e gli abbracci consacrano quegli istanti perfetti. Ben-essere dell’anima che si espande fino a toccare gli organi interni, vibrazioni benefiche confermate anche dalle neuroscienze. Per decenni abbiamo portato la musica e l’arte con tutti i suoi linguaggi espressivi al nido: la danza, la poesia, la musica classica e popolare, sono entrate dalla porta principale. I bambini e tutta la comunità educativa hanno avuto la possibilità di conoscere, ascoltare, vivere e toccare strumenti meravigliosi coma la Ghironda, l’Arpa, il Violino, la Viola da gamba, i Flauti Traversi, le Fisarmoniche Diatoniche, i Tamburi a Cornice, le Percussioni, le Voci e tanto altro. Come direbbe Renzo Piano: l’arte accende lo sguardo di chi la vive…e di chi la pratica!
Una sfida continua, perché “praticare le idee”, è impegno costante, che richiede energia, condivisione, visione e anche fatica progettuale. Quello che posso affermare con cognizione di causa, che la restituzione umana e professionale è stata molto più soddisfacente degli ostacoli incontrati.
L’esperienza diretta ha rinforzato l’idea che il nido e ogni scuola di ogni ordine e grado ha bisogno vitale di Arte e Cultura. Un luogo educativo deve respirare e nutrirsi di bellezza: la musica, la poesia, la danza ecc. sono ingredienti preziosi, che creano legami, attivando le emozioni sostengono gli incontri, facilitando amicizie e la solidarietà.
Anche il rispetto delle regole chiare, coerenti, trasparenti, acquista valore e senso, nella circolarità comunicativa creativa e flessibile.
Condividere esperienze creative è come partecipare a un rituale benefico, si affina in noi la capacità di far fiorire gli aspetti migliori. Solo donando un po’ di noi stessi, possiamo sostenere questo pensiero pedagogico collaborativo e non competitivo.
Cosa accadrà in questo nostro tempo confuso? Riusciremo a ritrovarci? A riallacciare i fili della fiducia? Riusciremo a superare paure e diffidenze? Ancora non siamo usciti dal tunnel della pandemia, che continua a lasciare tracce disarmoniche e critiche nelle relazioni.
Tante sono le pagine da ri-scrivere e co-creare, il mio augurio più sincero è quello di non dimenticare ciò che conta veramente: stare e so-stare, tornare a essere comunità educativa solidale, partecipativa e inclusiva.
Un sogno che deve diventare realtà permanente.
Una utopia da tenere in mente, per non smettere mai di camminare.
Anna Maria Mossi Giordano