Una ricetta per resistere

 



Crescere in città Il Dizionario etimologico on-line ci spiega che RESISTERE è composto dalla particella RE, indietro, che conferisce idea di opposizione, e SISTERE, stare fermo. Significa quindi non cedere, opporsi, restando saldi.

Mi piace questa idea di resistere restando fermi, rimanendo dove si è, presidiando il proprio posto, il proprio contesto. In questo senso ognuno di noi è chiamato a resistere.

E per stare fermi bisogna essere radicati, avere una propria solidità.

Primo. Resistere

Come ottenere questa saldezza che permette di resistere? Io credo che il primo modo sia la conoscenza: bisogna sapere, bisogna informarsi. Resistere allora significa non fermarsi alle apparenze, ma approfondire, studiare. In un mondo veloce, in cui siamo continuamente bombardati da tante informazioni brevi, ci viene chiesto lo sforzo di andare oltre il titolo di giornale o il meme del giorno, di scavare, di fare la  fatica di ascoltare, leggere, comprendere, e cercare risposta alle domande. I nostri figli sbuffano sempre quando suggeriamo di non utilizzare solo wikipedia per le loro ricerche a casa: mamma, non mi interessa nulla di Brighella e Pantalone, perché non posso copiare e incollare da wikipedia così poi gioco con l’X-box? 

(Intendiamoci, il ragionamento da tredicenne non fa una piega, e io vorrei dire all’insegnante che se il risultato della ricerca per introdurre la letteratura del ‘700 è il copia-incolla da wikipedia, forse sarebbe bene farsi delle domande sull’utilità di certi compiti a casa. In ogni caso, in nome della pluralità e della attendibilità delle fonti, ho chiesto a mio figlio di consultare anche il sito della Treccani, ma - ne sono certa - lo ha chiuso appena ho lasciato la stanza)


Secondo. Resistere

La conoscenza stimola l’intelletto e allora il secondo componente del resistere secondo me è il ragionamento, utilizzare la propria intelligenza, il proprio giudizio e la propria capacità di discernimento. La realtà è sempre più complessa di un tweet e difficilmente un argomento può essere dibattuto con i cori da stadio. Ognuno è chiamato a farsi un’idea partendo dalla conoscenza ed esercitando la propria autonomia di giudizio, possibilmente senza pre-giudizi.

(A volte l’idea migliore viene dalla mamma più antipatica della classe, magari non riuscirò a darle pubblicamente ragione, ma almeno dovrò “resistere” alla tentazione di svilire la sua idea per il solo fatto che non è mia o del gruppo delle “mamme simpatiche”).

Terzo. Resistere

E vengo al terzo elemento del resistere, strettamente legato al secondo: il confronto. Non siamo soli, siamo animali sociali e abbiamo bisogno di uno scambio quotidiano con gli altri. Abbiamo bisogno di vedere il mondo da altri punti di vista, di uscire da noi stessi, dalla nostra piccola realtà, dai nostri “giri”, dalle nostre quattro pareti di casa. Resistere allora non è essere autoreferenziali e difendere il proprio meschino punto di vista per comodità o convenienza personale. Resistere è allargare lo sguardo, cogliere i bisogni dell’altro e, allora sì, opporsi alla legge del più forte (o alla legge del mercato o alla legge degli adulti o alla legge delle convenienze sociali o alla legge del “tanto non cambia nulla). Quanto possiamo resistere nella nostra quotidianità!

(attenzione, lo dico soprattutto a me stessa: lo “sfogatoio” sul gruppo whatsapp di classe non vale come confronto) 

Quarto. Resistere 

C’è un quarto aspetto del resistere che è sicuramente fuori moda e fuori tempo, ma non meno importante: la spiritualità. Non siamo solo essere materiali, abbiamo dentro di noi una sete di infinito, di bellezza, di altezza. Abbiamo bisogno di coltivare questa dimensione per stare saldi e resistere ad una visione che riduce la realtà ad un susseguirsi di lavoro, aperitivi, vacanze, videogiochi e tempo passato sullo smartphone, una sorta di anestesia collettiva in cui ci dimentichiamo chi siamo davvero e dove stiamo andando. Io ho sempre notato una forza d’animo particolare in chi vive profondamente una religione o un credo, qualunque essa sia.

(Mai avrei pensato che un collega di lavoro musulmano mi potesse chiedere “prega per me” in una situazione di difficoltà.)

E allora, chi mi conosce sa che sono una pessima cuoca, ma la mia ricetta per resistere ha quattro ingredienti: conoscenza, ragione, confronto, spiritualità. Nessuno dei 4 abbonda nella mia dispensa, ma con un pizzico di buona volontà provo a resistere nel mio piccolo qui ed ora in cui sono chiamata a stare.

Costanza Marri