La fatica raccontata da una babysitter. Lettera aperta



Cara Bolognanidi 

E' da oltre trent'anni che esercito la professione di babysitter. Non ho mai avuto grandi difficoltà a trovare lavoro, la bravura e il “passa parola” sono state la mia forza. A noi babysitter si richiede sopratutto disponibilità di orario, elasticità di calendario, discrezione assoluta e tantissima, se non infinita, pazienza.

Quest'ultima dote è indispensabile non tanto con i bambini ma con i genitori, sopratutto, con i genitori divorziati e litigiosi, che sono una delle fatiche più grandi che abbia mai dovuto affrontare (…)


Durante tanti anni di onorata carriera ho però dovuto aggiungere un altro soggetto con cui essere infinitamente paziente: i docenti(...)

La scuola accoglie troppe persone che svolgono questo difficile lavoro senza alcuna empatia. L'ultima famiglia con cui ho lavorato, per dieci anni, accompagnando tre ragazzi e una ragazza, dal nido alle scuole superiori, mi ha dato una visione sul sistema d’istruzione pubblica. Ho seguito gli studenti nelle ore di studio pomeridiane e sopratutto ho assistito i genitori ai colloqui con i professori.

C'è un conflitto in atto tra scuola e le famiglie. Molto si potrebbe argomentare sul conflitto in atto. Ma non voglio ragionare su questo aspetto che riguarda gli adulti(…)

Quello che resta sul campo in questo conflitto sono i ragazzi (…) Sopratutto loro escono sconfitti e schiacciati dalla fatica. Si fa molta fatica a scuola. Fin dalle scuole primarie. Sopratutto i maschietti fanno fatica a stare fermi, cosa che viene richiesta con insistenza. 

Quando passano alle medie si chiede loro di essere responsabili e “civili”, cose non facile da chiedere ad adolescenti che vivono in un mondo che di civile ha molto poco. Alle scuola superiori (personalmente ho esperienza di licei) si chiede ai ragazzi di studiare fino allo sfinimento e di programmare il loro tempo con calendari forsennati tra compiti in classe e interrogazioni in numero massivo(…) Con professoresse spesso poco competenti e più concentrate sulle loro teorie, metodi o modelli educativi altisonanti che sui ragazzi stessi.

La fatica per la maggior parte degli insegnanti pare una missione educativa da imporre, come se i bambini di norma evitassero la fatica e la scuola la debba insegnare (…)

Imporre la fatica come metodo come missione è poco funzionale e controproducente. Nel migliore dei casi l’effetto che si ottiene è quello opposto: una costante fuga dalla fatica e una ricerca spasmodica dell’edonismo. 

Ciò che esprimo è il modesto parere di una babysitter di provincia con una lunga gavetta alle spalle e un’osservazione diretta di giovani in crescita.

Elena Bi