Bologna guarda a Reggio Emilia

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Diverse voci si sono alternate a galassia nidi la conferenza organizzata dalla cgil, lo scorso martedì. La giornata si è organizzata così: la mattina è stata
impostata sono intervenuti università, educatrici, sindacati Cgil e rappresentanti di due delle maggiori cooperative operanti sul territorio, Cadiai e Dolce (insieme formano l'ormai noto consorzio Karabak). Al pomeriggio il tavolo si è trasformato in un dibattito.
Al centro le domande di Eleonora Capelli giornalista di Repubblica, le risposte erano dell'assessore Pillati, di Sanda Benedetti responsabile settore infanzia in regione, Antonella Raspadoni segreteria cgil Bologna,  e Marina Balestrieri segreteria generale cgil delle regione.
L'assessore ha lanciato l'idea di trasformare il sistema dei nidi bolognesi prendendo spunto dall'istituzione e dal modello Reggio Children, un modello  che consente di integrare tutti i sistemi sotto la forte regia del pubblico. E' un'idea, un'idea che dal niente rilancia un progetto. Se qualcuno si stesse chiedendo cos'è il niente è presto detto: le casse vuote del comune.
La situazione è complessa, difficile e nessuno è sicuro del futuro.
Cosa c'è oggi di certo?
Primo. I sindacati e i lavoratori non hanno raggiunto un accordo al tavolo delle trattative avviato con la giunta comunale. Un accordo difficile ed anche estenuante.
Secondo. L'economia vacilla e dal governo invece di aiuti arrivano tagli.
Michele Vannini responsabile regionale cgil si è espresso con queste idee. In sintesi: tenere al centro del discorso educativo d'infanzia il nido. Attorno al nido far ruotare altre forme educative e di cura come i servizi  territoriali, gli spazi bimbi e il sostegno famigliare. Che in quartiere i genitori possano scegliere servizi con orari differenziati (per uscire dal sistema "ti sconto se esci prima"). E ancora che vengano incentivati e favoriti i nidi aziendali, e infine che il comune possa far fronte alle lunghe liste d'attesa, circa 1000 bimbi ad esempio nel 2011, aprendosi al privato e al project financing purché controllati con efficacia e in rispetto degli standard offerti dal pubblico. L'intervento della professoressa Contini dell'università di Bologna è stato su altro registro. La professoressa ha denunciato con viva voce come l'infanzia oggi sia a rischio, un rischio che vede i bambini retrocedere sui propri diritti. Pietro Segata presidente della cooperativa Dolce ha snocciolato il suo punto di vista. I nidi costruiti da Karabak risultano essere migliori dal punto di vista architettonico per via di accorgimenti a risparmio energetico, per gli spazi verdi di pertinenza e per accorgimenti eco (ad esempio l'uso di pannolini riciclabili). Garantire una buona struttura architettonica in armonia con un buon servizio educativo che vede l'impegno di personale altamente qualificato che sta dentro termini di lavoro alti.  Riassumere gli interventi di tutti è davvero difficile, molti li ho saltati in toto. Una cosa ha accomunato le voci che si sono alternate ed è stato che il nido ha bisogno di riprogettarsi anche per i cambiamenti sociali avvenuti negli ultimi 40 anni e questa riprogettazione deve coordinare voci plurali. Tutti insieme per cambiare. La domanda che rimane è: e i genitori? Continueranno a non essere interpellati?