Far festa insieme ha un
grande valore pedagogico, soprattutto se "la festa" assume
connotati di partecipazione, inclusione e poesia. Far festa, significa
costruire un evento con attenzione, cura, consapevolezza, spessore e
qualità educativa.
Purtroppo da molti anni la feste di fine anno soprattutto in alcune scuole dell'infanzia, (assolutamente non intendo generalizzare) vengono declinate nel produrre qualcosa, ovvero rispondere alle aspettative di una parte dei genitori che apprezzano delle performance dei loro figli, in poche parole dei mini "saggi" dove il leitmotiv è mettere al centro dell'attenzione i bambini e le bambine con canti, balletti, ecc. esibizioni spesso non affatto gradite dagli stessi bambini e subite da altri genitori, che al contrario vorrebbero vivere altre modalità educative più partecipate e condivise. Molte educatrici/ori e maestre/i si chiedono da tempo che senso abbiano queste feste dove il focus non è nel costruire insieme un momento condiviso, poetico, di riflessione e di gioia, ma piuttosto organizzare (con grande fatica tra l'altro) performance dei bambini/e completamente scollate da tutto il resto.
Resistenza al cambiamento
Nonostante si sia detto, approfondito ed argomentato in tutte le formazioni che l'importante sono i percorsi, le esperienze vissute, le esplorazioni, la ricerca ecc continua a persistere la necessità di "presentare" un prodotto finale, una sorta di ansia da prestazione educativa, dove si deve far "vedere" cosa i bambini/e hanno imparato, e non sembrano sufficienti i diari che raccontano i tanti passaggi, o mostre fotografiche a tema che documentano la programmazione e il progetto educativo, alla fine il "prodotto" spesso ha la meglio, sia esso un manufatto, o un saggio. Nulla a che vedere con far festa insieme, dove si cerca di utilizzare i vari linguaggi espressivi con lo scopo di coinvolgere i genitori, affinché la comunità educante abbia uno scambio soprattutto emozionale, invece di un "saggio" meglio sarebbe condividere un'esperienza insieme, ad esempio organizzare un laboratorio pittorico all'aperto, dove tutti (genitori, educatori, bambini) si possano esprimere liberamente, ovviamente questo richiede una regia adeguata, pensata e competente.
Il fare insieme crea un legame molto forte, non c'è chi esegue e chi guarda, l'esperienza si apre e si connette, ognuno con le sue possibilità e la sua creatività. Non ha importanza alcuna il prodotto finale, la priorità è nell'agire e nello scambio del "qui ed ora".
Creare magia, poesia, stupore
Far festa insieme è creare un ambiente che accoglie, stimolando fantasia, creatività e stupore. Una sorta di caccia al tesoro di emozioni.
Ricordo nitidamente in una di queste nostre feste, creammo gli alberi di poesia, ovvero stampare tante poesie di autori ed autrici diverse e attaccammo queste pergamene su i rami degli alberi... Le persone presenti alla festa staccavano a caso una poesia e nel momento della scoperta, ho visto occhi illuminarsi e bagnarsi dall'emozione.
Certo, per organizzare un evento che coinvolga le persone e i bambini/e ci vuole molto impegno, idee e molta partecipazione e motivazione da parte dell'intero gruppo educativo.
Eventi d'arte
Ad esempio, nel nido dove ho lavorato per una buona parte della mia vita professionale, il linguaggio privilegiato per fare "festa insieme" è stato la musica, ma anche la danza. I nostri eventi si sono caratterizzati con dei concerti dal vivo di musica popolare, ma anche classica, oppure danzatrici messicane, di tango argentino o ballerine di pizzica, tammurriate ecc.
Insomma i nostri eventi andavano nella direzione dell'arte, una full immersion nei vari linguaggi espressivi.
Questo ha significato che tutti potevano godere della musica, della danza, ecc e di un momento di riflessione. Lo scopo primario era dare via libera alle emozioni, affinché ci si sentisse parte attiva e condivisa di una comunità educante.
Non voglio demonizzare chi ancora organizza i "saggi" per rendere protagonisti i bambini/e lo fa sicuramente, pensando di farli felici ed insieme a loro, i genitori.
Vorrei riflettere una volta per tutte, di quanto spesso tutto questo non abbia un grande senso, mi auguro che si valuti approfonditamente questo aspetto, e chi ancora persiste con queste modalità, si renda definitivamente conto che le performance dei bambini/e non sono strategie educative adeguate ed efficaci, capaci di lasciare un “segno” emozionale permanente.
Sono altre come ho descritto e fatta ampia esperienza, le condizioni e le strategie educative che forniscono nutrimenti importanti, significativi e duraturi.
Costruire legami e senso di appartenenza alla comunità significa costruire una identità educativa coerente, autentica, che dà spazio alle emozioni, alla partecipazione, dentro quel moto circolare di buone intenzioni educative, che riescono a connettere, comunicando la gioia del fare insieme e la poesia che sottintende ogni azione e scelta operativa.
Anna Maria Mossi Giordano, già educatrice di nido comunale a Roma
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