Riprendo nelle slides gli
argomenti trattati da Gori. Ciò che è stato evidenziato a livello
nazionale trova potente riscontro nella nostra regione.
C’erano già
stati forti investimenti a partire dagli anni ’70 e sono molto
evidenti anche gli investimenti che la regione e la provincia hanno
sostenuto nell’ultimo decennio. I finanziamenti, pur incidendo poco
sulle spese sostenute dai comuni, hanno contribuito a mantenere il
sistema. L’incremento di strutture è stato molto importante
soprattutto per quanto riguarda i nidi, gli spazi bambini sono in
leggero incremento mentre è rimasto sostanzialmente costante il
numero degli spazi bambini-genitori.
Nell’ultimo decennio si è
anche verificata la nascita dei cosiddetti servizi sperimentali
inizialmente hanno preoccupato molto chi proveniva dalle esperienze
dei nidi degli anni precedenti ma hanno rivestito un ruolo del tutto
residuale.
In questi 40 anni il punto
centrale del sistema resta comunque il nido, servizio per il quale si
sono cercate, a mio parere giustamente, nuove risorse e idee.
In effetti la preoccupazione
che si aveva rispetto alle nuove formule dello scardinamento del
sistema, non si è concretizzata.
Negli anni ’80 per esempio
c’è stata preoccupazione rispetto agli spazi bambini-genitori che
pur integrandosi, rimangono marginali nel sistema.
Lo sguardo alla storia dei
servizi ci permette, pur nell’attuale criticità, di avere un
appiglio di speranza, in quanto è una storia fatta di cambiamenti
che però non hanno scardinato il sistema.
Un sistema che ribadisco è
cresciuto soprattutto sui nidi, che continuano ed essere la parte
significativa dell’accoglienza.
I servizi “alternativi”
sono guardati con molta attenzione. Il coordinamento pedagogico
provinciale si è molto concentrato sull’osservazione dei servizi
sperimentali, che destarono da subito molta preoccupazione.
L’insieme va comunque
visto, analizzato e governato, per quanto possibile.
Gli elementi nuovi degli
ultimi anni sono i nidi in concessione e/o in project financing,
attualmente 12, e i nidi aziendali 7 realizzati e 5 in costruzione.
Nell’intera regione si
sono realizzati 98 nidi nell’ultimo decennio, quindi gli
investimenti sono stati comunque molto importanti, soprattutto da
parte dei comuni.
Un tema che ancora deve
essere approfondito e affrontato con molta attenzione è quello dei
lattanti, visti i costi e le peculiarità del servizio. Credo che
vada fatta una riflessione importante sui temi del lavoro e della
conciliazione.
Va comunque detto che in
generale, a livello regionale, Bologna è la provincia con il più
alto tasso di copertura.
In questo quadro l’elemento
caratterizzante dell’ultimo decennio è l’ingresso del privato
nel sistema con posti in convenzione e appalti.
Su 55 servizi a livello
provinciale, il 63 % rimane a gestione diretta.
Il privato, nella maggior
parte dei casi è privato sociale:
- federazione scuole infanzia ( FISM );
- cooperazione sociale;
- altro privato.
Gli
elementi fondamentali per il governo del privato nel sistema sono
l’autorizzazione al funzionamento e la definizione per legge dei
requisiti strutturali e del personale.
Questi
presupposti costituiscono un quadro di regole comuni in cui si
realizza l’ingresso del privato, con passaggi di verifica e
controllo dell’ente locale sul privato a tutela della qualità
comune.
Un
punto fondamentale in questo ambito è quello delle spese che i
comuni sostengono per questi servizi, comuni che sono i primi
finanziatori del sistema.
I nidi
sono una voce della spesa sociale ( il 39 % dell’intera spesa dei
comuni ) non dell’istruzione e ne costituiscono il 40 %.
Occupandomi
anche dei minori in generale, non solo dei nidi, vorrei riflettere
sul fatto che dovrebbe esserci maggiore equità nell’attenzione
all’insieme dei servizi, in quanto i nidi si collocano in un quadro
più articolato di risposte al sociale.
Tornando
al tema dei costi, la maggior parte dei nidi ha usufruito in questi
anni dei contributi che la regione ha erogato in tal senso a favore
degli investimenti comunali.
Il
fondo sociale nazionale che tramite le regioni arriva ai comuni ed
integra la quota che questi spendono per gli interventi sociali,
quest’anno è calata del 54 % , mentre la spesa di investimento per
i nidi è attualmente pari a zero.
Come
sottolineava Gori questo fondo, che è pari allo 0.15% del PIL,
andrebbe assolutamente incrementato .
La
questione economica a livello nazionale è quindi chiara ma i comuni
hanno oggi anche un altro problema che è quello del blocco delle
assunzioni e, in generale, lo stare nel patto di stabilità che
concretamente significa, come avviene in alcuni comuni della
provincia e della regione, non avere personale per le sostituzioni (
Ferrara: 60 pensionamenti non coperti).
Il tema
economico c’è quindi per l’intero sistema, pubblico e privato,
ma è ancora più grave per i comuni che vorrebbero fare la scelta di
mantenere la gestione diretta, compromessa dai vincoli sul pubblico
impiego.
E’
per questo che i comuni stanno studiando tutte le possibilità per
cercare di superare senza troppi contraccolpi il prossimo triennio.