Cristina Volta: I servizi in provincia di Bologna


Riprendo nelle slides gli argomenti trattati da Gori. Ciò che è stato evidenziato a livello nazionale trova potente riscontro nella nostra regione.
C’erano già stati forti investimenti a partire dagli anni ’70 e sono molto evidenti anche gli investimenti che la regione e la provincia hanno sostenuto nell’ultimo decennio. I finanziamenti, pur incidendo poco sulle spese sostenute dai comuni, hanno contribuito a mantenere il sistema. L’incremento di strutture è stato molto importante soprattutto per quanto riguarda i nidi, gli spazi bambini sono in leggero incremento mentre è rimasto sostanzialmente costante il numero degli spazi bambini-genitori.
Nell’ultimo decennio si è anche verificata la nascita dei cosiddetti servizi sperimentali inizialmente hanno preoccupato molto chi proveniva dalle esperienze dei nidi degli anni precedenti ma hanno rivestito un ruolo del tutto residuale.
In questi 40 anni il punto centrale del sistema resta comunque il nido, servizio per il quale si sono cercate, a mio parere giustamente, nuove risorse e idee.
In effetti la preoccupazione che si aveva rispetto alle nuove formule dello scardinamento del sistema, non si è concretizzata.
Negli anni ’80 per esempio c’è stata preoccupazione rispetto agli spazi bambini-genitori che pur integrandosi, rimangono marginali nel sistema.
Lo sguardo alla storia dei servizi ci permette, pur nell’attuale criticità, di avere un appiglio di speranza, in quanto è una storia fatta di cambiamenti che però non hanno scardinato il sistema.
Un sistema che ribadisco è cresciuto soprattutto sui nidi, che continuano ed essere la parte significativa dell’accoglienza.
I servizi “alternativi” sono guardati con molta attenzione. Il coordinamento pedagogico provinciale si è molto concentrato sull’osservazione dei servizi sperimentali, che destarono da subito molta preoccupazione.
L’insieme va comunque visto, analizzato e governato, per quanto possibile.
Gli elementi nuovi degli ultimi anni sono i nidi in concessione e/o in project financing, attualmente 12, e i nidi aziendali 7 realizzati e 5 in costruzione.
Nell’intera regione si sono realizzati 98 nidi nell’ultimo decennio, quindi gli investimenti sono stati comunque molto importanti, soprattutto da parte dei comuni.
Un tema che ancora deve essere approfondito e affrontato con molta attenzione è quello dei lattanti, visti i costi e le peculiarità del servizio. Credo che vada fatta una riflessione importante sui temi del lavoro e della conciliazione.
Va comunque detto che in generale, a livello regionale, Bologna è la provincia con il più alto tasso di copertura.
In questo quadro l’elemento caratterizzante dell’ultimo decennio è l’ingresso del privato nel sistema con posti in convenzione e appalti.
Su 55 servizi a livello provinciale, il 63 % rimane a gestione diretta.
Il privato, nella maggior parte dei casi è privato sociale:
  • federazione scuole infanzia ( FISM );
  • cooperazione sociale;
  • altro privato.
Gli elementi fondamentali per il governo del privato nel sistema sono l’autorizzazione al funzionamento e la definizione per legge dei requisiti strutturali e del personale.
Questi presupposti costituiscono un quadro di regole comuni in cui si realizza l’ingresso del privato, con passaggi di verifica e controllo dell’ente locale sul privato a tutela della qualità comune.
Un punto fondamentale in questo ambito è quello delle spese che i comuni sostengono per questi servizi, comuni che sono i primi finanziatori del sistema.
I nidi sono una voce della spesa sociale ( il 39 % dell’intera spesa dei comuni ) non dell’istruzione e ne costituiscono il 40 %.
Occupandomi anche dei minori in generale, non solo dei nidi, vorrei riflettere sul fatto che dovrebbe esserci maggiore equità nell’attenzione all’insieme dei servizi, in quanto i nidi si collocano in un quadro più articolato di risposte al sociale.
Tornando al tema dei costi, la maggior parte dei nidi ha usufruito in questi anni dei contributi che la regione ha erogato in tal senso a favore degli investimenti comunali.
Il fondo sociale nazionale che tramite le regioni arriva ai comuni ed integra la quota che questi spendono per gli interventi sociali, quest’anno è calata del 54 % , mentre la spesa di investimento per i nidi è attualmente pari a zero.
Come sottolineava Gori questo fondo, che è pari allo 0.15% del PIL, andrebbe assolutamente incrementato .
La questione economica a livello nazionale è quindi chiara ma i comuni hanno oggi anche un altro problema che è quello del blocco delle assunzioni e, in generale, lo stare nel patto di stabilità che concretamente significa, come avviene in alcuni comuni della provincia e della regione, non avere personale per le sostituzioni ( Ferrara: 60 pensionamenti non coperti).
Il tema economico c’è quindi per l’intero sistema, pubblico e privato, ma è ancora più grave per i comuni che vorrebbero fare la scelta di mantenere la gestione diretta, compromessa dai vincoli sul pubblico impiego.
E’ per questo che i comuni stanno studiando tutte le possibilità per cercare di superare senza troppi contraccolpi il prossimo triennio.