Modello svedese. Inserimento in tre giorni o ambientamento partecipato?

 



Cronaca Bambina 
Il "modello svedese" che regola l'ambientazione del bambino al nido sta prendendo piede in tantissime città italiane. In alcuni contesti è usato da anni. Oggi cerchiamo di fare chiarezza su cos'è esattamente, come viene applicato e che cambiamento sta generando. 


Il modello svedese di ambientamento

Ma cos'è esattamente questo modello? Che a volte viene definito "metodo"? E cosa prevede? Riprendo la definizione da Zerosei planet che presentando un corso di formazione indirizzato alle educatrici lo presenta così
"Il bambino e il genitore trascorrono al nido l’intera giornata dalle 9.30 alle 15.30 per tre giorni, periodo durante il quale l’educatrice osserva le abitudini del bambino, affianca il genitore ed entra in contatto con loro in modo graduale, diventando a mano a mano una figura familiare per entrambi. Il quarto giorno il genitore accompagna il bimbo al nido, lo saluta e va al lavoro. I bambini acquisiscono in tre giorni familiarità con gli spazi del nido e con l’organizzazione temporale di quell’ambiente che hanno imparato a conoscere insieme alla mamma o al papà. Le modalità di inserimento rispettano i tempi dei bambini ma tengono conto anche delle esigenze delle famiglie.

Questa proposta, infatti, richiede al genitore solo 3/4 giorni di ferie e non la lunga serie di permessi lavorativi che a volte si è costretti a prendere per l’inserimento tradizionale."

Il modello presentato sui media

Nei media viene presentato variabilmente come "inserimento veloce, "inserimento in soli tre giorni" "inserimento lampo" e via di seguito. 

La velocità con cui i bambini sono accolti nei servizi è sempre protagonista. 

Il modello svedese spiegato da un'educatrice 

"L'ambientamento partecipato inizia con il primo (bambino) fino al pranzo, poi dal secondo giorno, chi si sente prova a rimanere fino alla nanna, e questo si ripete in terza e quarta giornata. Dalla quinta giornata inizia il distacco (con l'accompagnatore) e si prosegue in sesta giornata per consolidare. Dalla sesta (giornata) il bambino resta al nido al massimo fino alle 16.30. Dopo due settimane il bambino utilizza pre/post scuola.

Questa la descrizione di un'educatrice Viviana dei nidi di Monza che conclude 

"Partecipare non è velocizzare ma fare parte di un mondo meraviglioso....il nido del bambino e della sua famiglia". 


Il metodo svedese (dei tre giorni) A misura di bambino  

"Nel nostro caso proponiamo 4 giorni dove il genitore vive il nido insieme al bambino e altri 4 dove gradualmente avviene il distacco; nel primo colloquio specifichiamo e puntualizziamo al genitore che questa proposta non è fissa ma adeguata e modificata in base alle reazioni e bisogni che si sviluppano in quei quattro giorni. In tantissimi casi abbiamo concordato di proseguire, di posticipare il distacco o la nanna, proprio perché il nostro ruolo ci impone di osservare, valutare e proporre il miglior percorso, al fine di garantire l'aspetto principale: la serenità del bambino."

Ci scrive Francesco educatore di nido in provincia di Ferrara

  

Il metodo svedese (dei tre giorni) raccontato da una mamma

"Mi avevano detto che Giovanni sarebbe stato inserito in tre giorni e invece dopo due settimane lavorative, niente... Lui non ne voleva sapere di star solo al nido, e vai a spigarlo al mio capo che da tre giorni erano diventate due settimane! Abbiamo dovuto lasciare il nido e trovare la soluzione babysitter più nonni...

Scrive Bibi una madre della provincia di Milano

Il modello svedese commentato dal datore di lavoro   

"Quando ho dato comunicazione al mio datore di lavoro che mi sarei assentata due settimane per inserire mia figlia al nido, mi ha chiesto come mai ci mettessi tanto tempo... Aveva letto sui quotidiani che a Bologna l'inserimento si faceva in tre giorni..."

Racconta Francesca da Bologna che quest'anno inizia la sua avventura la nido con la sua primogenita.
       

Ambientamento in tre giorni "CONTRO" ambientazione partecipativa

Ho riportato narrazioni diverse e opinioni a volte opposte.
 
Da questa raccolta di informazioni si evidenzia che il modello è diverso, varia molto da comune, a comune e probabilmente cambia da nido, in nido. 
Questa varietà genera non poca confusione e fraintendimenti. Il messaggio che questo modello veicola è però preciso e forte: passa il concetto che si deve (e si può) fare in fretta ad inserire il bambino al nido. 

Ed un messaggio che piace molto: perché il mondo del lavoro ha bisogno di velocità.  



Il nido come luogo educativo

Se il nido, luogo deputato all'educazione dei bambini e delle famiglie, confonde le idee su un punto così importante, il danno che viene generato è ampio e si radicherà, non solo nel contesto famigliare, ma anche nel contesto sociale generale.
 
Affermare che l'ambientamento si fa in tre giorni, o poco più, è un modo di semplificare una dei momenti più delicati, non solo per la vita di un bambino, ma dell'intera famiglia. 


Se il nido vuole diventare davvero un punto di divulgazione rispetto all'educazione e alla pedagogica, come teoricamente dovrebbe fare e un tempo faceva, dovrebbe comunicare di più e meglio e non solo con genitori ma anche con il mondo esterno, per intenderci anche con i  datori di lavoro

Una controproposta

Si potrebbero introdurre, ad esempio, delle "certificazioni educative" che raccontino quanto tempo Giovanni, Karina, Omar, Cesare, Maria... abbiano bisogno di tempo per fare un'ambientamento e un inserimento sereno? 

Si potrebbe raccontare quanto sia importante questo tempo? 

Come scriveva Giovanni Bentin tra "Educazione e Politica" c'è un intreccio fortissimo. 

In un momento come il nostro in cui si discute quanto i più giovani siano diseducati, il nido potrebbe prendere la parola per essere davvero protagonista di una nuova stagione culturale.  

Laura Branca 




      

  
*Sono tante le testimonianze che sono arrivate in redazione per raccontare il modello di ambientamento ringraziamo tutte e tutti anche a chi nell'articolo non è stato citato.