Cathy La Torre: la scuola è per tutti














Cathy La Torre siede in consiglio con il Sel. E' impegnata per la tutela dei diritti contro le esclusioni sociali, impegno che parte dal 
suo lavoro: è avvocato, ma è anche vicepresidente del MIT (movimento italiano transessuali). Nel 2008 ha fondato il centro studi sulle discriminazioni con relativo sportello legale in difesa dei diritti e un festival sulla differenze. L'abbiamo intervista per ciò che riguarda nidi e scuole dell'infanzia, uno dei temi che ha seguito fin da subito del suo mandato.  

1. Uno dei suoi motti durante la sua campagna elettorale è: beni comuni e pubblici. In questi beni pubblici si comprendono nidi e scuole dell'infanzia? Se si, come pensa si possano mantenere pubblici, visti i vincoli che non permettono di assumere e spendere? Quali strategie o modifiche si potrebbero mettere in atto?

La natura pubblica e accessibile a tutti dell'istruzione e dei servizi per la prima infanzia è un bene da salvaguardare assolutamente. Questo è il principio da cui parto, senza dubbio. Detto questo non possiamo non vedere le enormi difficoltà del sistema. Per affrontarle credo si debba aprire un confronto con i cittadini e le cittadine, con chi nella scuola vive e lavora, con le forze sindacali, con gli attori sociali - con la città insomma. Un confronto partecipato sui servizi educativi nella fascia 0-6 anni, non perdendo mai di vista che il ciclo dell'istruzione, secondo le linee guida del Ministero, comincia con la Scuola dell'Infanzia e dunque quest'ultima non può essere derubricata come servizio alle famiglie. Questo percorso di confronto e partecipazione lo chiediamo dall'inizio del nostro mandato e non è un pretesto per "prendere tempo" di fronte alle difficoltà di bilancio, ai tagli, al patto di stabilità che rendono difficoltose, se non impossibili, le assunzioni. Al contrario. Il coinvolgimento e la condivisione delle scelte, l'assunzione di responsabilità nel trovare soluzioni, la lettura partecipata dei conti e la ricerca di idee nuove per la sostenibilità del sistema 0-6, sarebbero a mio avviso un valore aggiunto. Certo bisognerebbe sgomberare il campo da quelle che a mio avviso sono false premesse, la più grave delle quali è: il sistema scuola e i servizi per l'infanzia pubblici costano troppo e sono insostenibili, dunque dobbiamo affidarci ai privati. Questa premessa non equivale ad una constatazione di VERITA'. Questa premessa è già un'indicazione ideologica. Vale solo se nella scala delle priorità di spesa locali e nazionali NON si investe sulla scuola, se si da per scontato che l'istruzione sia un servizio come altri soggetto dunque alle leggi del mercato, se si scambia la libertà con il liberismo. E' questa premessa che ha permesso la continua erosione di risorse pubbliche al sistema scuola con l'affidamento ai privati, creando un circolo vizioso.
Voglio dire che questo circolo vizioso va rotto, si può rompere. E che le priorità di investimento si possono cambiare. Anche a livello nazionale.

2. L'altro punto fermo della sua visione politica è l'ascolto e la partecipazione cittadina. Per far funzionare una bella città che già c'è. Faccio un esempio concreto, poi arrivo alla domanda: il comitato cittadino dei genitori in udienza conoscitiva di recente, ha fatto una richiesta di modifica al regolamento per migliorare la partecipazione. L'iter è stato lunghissimo e difficoltoso semplicemente per far rispettare e migliorare un regolamento che già esiste. Così la partecipazione è difficile e chiede tempi troppo lunghi in epoca di crisi. Come fare? 


Come dicevo, chiediamo da tempo l'avvio di un percorso partecipato sulla scuola. E non in astratto, ma appoggiandoci ad un progetto concreto che sfrutta le possibilità offerte dalla LeggeRegionale 3/2010. Questa norma regionale si pone come un valido sostegno (anche economico) ai progetti partecipativi promossi dagli Enti Locali, individua regole e strumenti di controllo, passaggi e tempistiche chiari che devono essere messi nero su bianco, figure garanti tra gli attori invitati al tavolo partecipativo che vigilino sull'attuazione del percorso e la restituzione dei suoi risultati alla cittadinanza.
Devo dire con amarezza che i nostri tentativi di far assumere alla Giunta l'impegno di aprire un percorso di questo tipo per ora hanno trovato più resistenze che consensi. Non demordiamo.

3. Referendum del gruppo art 33 sui finanziamenti alla scuola paritaria: cosa ne pensa? E' corretto togliere finanziamenti (circa un milione di euro all'anno) alle scuole paritarie privati, che in ogni caso garantiscono posti, per darli al pubblico che oggi è in serissime difficoltà?


Come noto sostengo il referendum e mi sono impegnata insieme ai miei compagni del Gruppo Consiliare per la certificazione delle firme raccolte. Innanzi tutto per favorire la partecipazione dei cittadini e delle cittadine di Bologna. E poi perché credo che il referendum potrà dare una indicazione rispetto all'inversione delle scala di priorità e all'abbandono delle false premesse di cui dicevo prima. Chi sta firmando dice chiaramente: Vogliamo si investa sulla scuola pubblica. Grazie. Non per demonizzare gli istituti privati, ma per ribadire che una famiglia di questo paese, una volta pagate le tasse, se vuole scuola pubblica deve avere scuola pubblica.
E se posso interpretare un sentimento che credo e spero diffuso, scuola pubblica non significa solo scuola gratuita, ma percorso formativo da condividere con altri individui DIVERSI da te: con abilità differenti, origini differenti, condizioni economiche differenti, differente religione e orientamento morale o politico. Da questo punto di vista la scuola pubblica italiana ha avuto ed ha un valore inestimabile. QUESTA scuola è ancora un "nostro" valore o la sinistra ha mutato orizzonte? Quando si dice difendiamo le scelte educative delle famiglie non vorrei si intendesse: costruiamo la scuola su misura... dove si incontra solo l'identico a sé.
Franti e Garrone hanno ancora diritto ad un banco da condividere.
E dico su questo un'ultima cosa: questa funzione della scuola come luogo dell'incontro VA' FINANZIATO - perché in una classe di 27 bambini con un unico insegnante siamo al limite della sopravvivenza per un progetto educativo.
Le scuole private garantiscono posti. Certo. Però non pubblici (anche nel senso di cui sopra) e non gratuiti (cosa non da poco se al valore della scuola come luogo dell'incontro diamo ancora peso).
E sui costi voglio dire che forse le famiglie, alcune famiglie a seconda delle disponibilità, sarebbero magari disposte a contribuire anche economicamente alla creazione di posti nella scuola pubblica piuttosto che pagare per avere posti - che non hanno chiesto - nella scuola privata. Vogliamo confrontarci anche su questo con i cittadini e le cittadine?
E torniamo al punto di partenza: la partecipazione.