Valentina Castaldini è consigliere al comune di Bologna con il Pdl. Ha iniziato la sua attività politica quando era ancora studente.Il suo impegno politico è cresciuto con
la sua storia personale. Da quando è madre ha concentrato l'attenzione ai temi che la coinvolgono direttamente e in cui crede: famiglia, donne e infanzia. L'abbiamo incontrata per parlare di nidi e scuole dell'infanzia.
1. La situazione per i servizi educativi e le scuole d'infanzia è complessa e intricata. Da una parte i vincoli rispetto alla spesa e al personale, dall'altra una forte tradizione alla qualità dei due sistemi educativi che sono nati qui e hanno saputo esportare un modello anche all'estero. Come poter tutelare qualità e diffusione?
Il tema dei servizi educativi della nostra città è un tema complesso perché al centro c'è il bambino e la sua famiglia, questa è una premessa fondamentale per cominciare qualsiasi tipo di riflessione, in virtù di questo ho sempre creduto che il compito principale del Comune debba essere quello di essere un controllore severo.
Negli utimi vent'anni la realtà è cambiata in maniera 
rilevante: sempre più donne lavorano ed hanno necessità di accedere a 
quei servizi, il costo del personale e quindi il costo che 
l'amministrazione comunale sostiene, è aumentato in 
maniera esponenziale. Chi ha responsabilità politiche credo abbia il 
compito essenziale di fare delle scelte anche coraggiose. I vincoli di 
spesa non permettono di assumere nuovo personale e oggi proporre 
esclusivamente di aprire nuove scuole comunali o statali è irrealistico e
 chi lo fa lo sa benissimo e gioca sulla pelle di quei bambini e di 
quelle famiglie che hanno un bisogno essenziale non uno "sfizio da 
togliere". Da trent'anni in questa città nel dibattito sui nidi e 
materne si parla solo di passato, di come era e non è più, di come 
sarebbe bello ma...., si preferisce trattare pezzi di una storia che 
andrebbe seguita tutt'intera con una visione più complessa ma che 
darebbe molto più respiro.Entrando nel concreto, la qualità si tutela lasciando al 
Comune la prerogativa del controllo coadiuvata con il rapporto 
imprescindibile e costante della famiglia, la diffusione si può 
implementare mettendo in campo più attori, dando possibilità di offrire 
più servizi al fine di rispondere ad una domanda sempre in aumento.
2. In Emilia Romagna le donne sono tra le più 
occupate rispetto al contesto nazionale. Questo dato positivo è reso 
possibile anche grazie alla diffusione dei servizi educativi. Durante il
 governo Berlusconi, circa 4 miliardi di euro, risparmiati  dal 
pensionamento posticipato delle donne impiegate nel pubblico,  avrebbero dovuti essere usati
 anche per l'apertura di nuovi nidi.  In realtà sono stati utilizzati per altri scopi non meglio 
precisati. Quali? Nel futuro vede dei mutamenti di tendenza? 
Comprendendo che dalle fame nel mondo fino alle scarse 
politiche sui nidi tutto passa dal Governo Berlusconi dalle sue colpe, 
mi si permetta di rilevare il fatto che sulle politiche legate ai 
bambini dai 0-6 anni in questa nazione negli ultimi vent'anni non 
abbiamo visto cose eccezionali, gli investimenti interessanti per i nidi
 almeno nella nostra città sono stati fatti da privati (si veda lo 
straordinario nido GD).
Sarebbe interessante però porre la stessa domanda agli 
amministratori locali quando nel 2007 (l'allora Assesore Virgilio) 
decise di non avvalersi dei fondi statali per aprire nuove sezioni 
Primavera.Nel futuro con tutta onestà vedo ancora meno 
trasferimenti statali e la necessità di tutti di fare sacrifici, 
sindacati compresi, vedo la necessità di razionalizzare ancora di più la
 spesa comunale facendo scelte precise: se sostenere la famiglia è una 
priorità vi sono cose, bilancio alla mano, tranquillamente 
sacrificabili.  
3. Le scuole dell'infanzia sono nate e cresciute a Bologna. Sotto il sindaco Zanardi che ha governato la città dal '14 al '20 sotto le bombe. In un periodo di grandi ristrettezze economiche, ha aperto 20 scuole dell'infanzia. E' possibile che l'attuale situazione sia più grave di quella d'allora? E non crede che le risposte politiche possano fare la differenza anche in tempi così complessi?
Credo sinceramente che l'assessore alla Scuola del 2013 riscontri qualche problemino burocratico e sindacale in più rispetto al Sindaco Zanardi. Se un povero Cristo decide di aprire o ampliare una scuola passa attraverso leggi nazionali e regionali che lo obbligano a standard inesistenti negli anni 20, credo lo stesso Zanardi non avesse avuto discussioni di anni sul rapporto numerico maestro-bambino, C'era la guerra ma mi sa che vi fosse molta più essenzialità.
4. Finanziamenti alla scuole paritaria. Un finanziamento corretto? E' perfettibile? Se si, come? 
Dal 1994 è attivo un 
sistema di Convenzioni tramite il quale il Comune di Bologna riconosce 
il ruolo e la presenza delle scuole dell’Infanzia paritarie private, 
contribuendo a creare un sistema integrato (scuole statali - scuole paritarie comunali - scuole paritarie private) in grado di offrire un servizio di qualità alle 
famiglie bolognesi, 1736 bambini vanno in quelle scuole costando al 
Comune 600 euro all'anno rispetto ai 6000 della scuola comunale. Quel 
finanziamento non è corretto ma sacrosanto in quanto risponde ad una 
necessità vitale per bimbi e genitori. Potrebbe essere perfezionato 
istituendo il buono scuola cancellato dalla Giunta Cofferati, in questo 
modo si potrebbero tutelare i genitori meno abbienti.