Nidi di notte e diritti. L'educatrice: "I bambini non possono essere turnisti"



“Da quando il bambino è entrato in modo positivo nella storia, cioè ha acquisito i diritti fondamentali di ogni essere umano, molte cose sono cambiate nel modo in cui la storia stessa vede il bambino. In particolare è ormai sancito il suo diritto all'istruzione, alla cura, alla protezione e al gioco." Questa la citazione, tratta da "Ti aiuto a giocare" dello psicologo Giuseppe Nicolodi, con cui Stefania Spisni, educatrice di nido ha aperto il suo intervento sui "Nidi di notte ?" al convegno organizzato da Bologna Nidi .

Nidi e diritti dei bambini
Stefania Spisni ha riflettuto sull'opportunità di prolungare gli orari di apertura dei nidi partendo dai diritti dei bambini sanciti dalla  Convenzione dei Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza approvata dall'Onu nel 1989 e ratificata dal nostro paese nel 1991.  Per Stefania, infatti, si può ragionare di "nidi di notte" solo ragionando di diritti dei bambini a partire dal diritto all'istruzione fin dalla primissima infanzia. "Dico istruzione proprio perché una recente legge ha tolto gli asili nido dal limbo dei servizi a domanda individuale nel quale erano collocati, inserendoli a pieno titolo nel sistema di istruzione. Lo dico, pur con tutte le riserve e le incognite di una legge ancora tutta da capire" ha spiegato riferendosi alla Buona Scuola. Per anni infatti i nidi sono stati considerati servizi a domanda individuale e inseriti in un lungo elenco che comprende alberghi diurni, bagni pubblici, giardini zoologici, mattatoi, mense, parcheggi e pompe funebri. "Io penso che questa norma, nata da un'esigenza di finanza pubblica, abbia molto contribuito in realtà ad influenzare la mentalità non solo dei richiedenti o non richiedenti il servizio ma anche di tanti amministratori che tale servizio dovevano erogare" ha spiegato. La storia dei nidi comunque era iniziata molto tempo prima ed aveva avuto fin dai suoi albori una natura "prevalentemente assistenziale", "in epoche in cui la salute fisica dei bambini era spesso minacciata dalle condizioni di vita delle famiglie e in cui la medicina non aveva compiuto i progressi odierni. Una natura differente da quella degli odierni asili nido pubblici che si connota come "fortemente educativa".  Ed è intorno a questa natura educativa che Stefania ha fatto ruotare il suo ragionamento sull'apertura serale e notturna dei nidi. In altre parole: si deve affrontare la questione considerando i nidi come strumenti educativi e di sostegno alla genitorialità e non ridurli ad una, seppur importante, funzione di supporto all'occupazione femminile.
"Ci tengo a nominare e sottolineare il sostegno alla genitorialità perché sostenere non vuol dire espropriare. Per la sua crescita psicofisica equilibrata il bambino ha si bisogno dell'asilo nido ma deve anche poter contare su un tempo ragionevole da trascorrere con le figure parentali mentre i genitori hanno bisogno si di strutture all'interno delle quali possa maturare la loro genitorialità ma, appunto, per poter assumere il loro ruolo al meglio. Mi piace anche dire che l'asilo nido è il primo luogo dove la società matura una genitorialità condivisa con la coppia genitoriale, dove cioè si afferma che i bambini sono importanti, sono il futuro di tutta la nostra società, ed attraverso questa prima tappa educativa la società tutta comincia ad averne cura insieme ai genitori" ha spiegato ancora Stefania nel suo intervento.
Oggi i bambini possono stare al nido fino a 10 ore al giorno, 50 a settimana, un limite che serve a tutelare il diritto del bambino a crescere in famiglia e che pone non pochi dubbi intorno all'estensione degli orari dei nidi.  Estensione che andrebbe incontro alle esigenze lavorative dei genitori ma che molti genitori sanno essere un loro bisogno e non un bisogno dei propri figli. " Da parte dei genitori - ha spiegato riferendosi all'esperienza del percorso partecipato sull'infanzia del 2013  -  vi è pienamente coscienza dell'importanza del tempo da dedicare al bambino per tessere la delicata trama della relazione parentale".


Nidi di notte e sonno infantile
"Il sonno infantile è assolutamente variabile da bambino a bambino e facilmente influenzato da ansie o angosce da separazione per cui può veramente essere utopico aspettarsi di portare il bambino al nido alle dieci di sera e che si addormenti senza interruzione sino alla mattina dopo." ha proseguito Stefania  spiegando che  "i bambini non possono essere turnisti e hanno necessità di una frequenza stabile e regolare perché nell'ambito della loro percezione del tempo essi si orientano in base a ciò che avviene di giorno in giorno".
L'educatrice, inoltre, ha ricordato che "il childcare non è la panacea di ogni problema di benessere e sviluppo dei figli di genitori che lavorano" e che "studi internazionali confermano l'importanza del tempo e della sua qualità che ambedue i genitori trascorrono con i loro figli nei primi anni di vita".