Come rispettare i diritti dei bambini?


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Oggi la Carta dei diritti dei bambini compie gli anni. La carta è un documento complesso e firmato praticamente da tutto il mondo. Per raccontarla, capirla e sentirla più vicino a noi, abbiamo incontrato Vanessa Niri pedagogista e autrice per la rivista Wired. La carta è lunga e conta oltre 50 articoli ma può essere sintetizzata in 4 grandi aree tematiche. Abbiamo chiesto alla Niri, di aiutare noi genitori a rispettare questi diritti nella vita quotidiana.

Il primo diritto è quello di non essere discriminato
Per non discriminare, anche in famiglia e non solo nei contesti sociali, dovremmo tentare di creare accoglienza. Un'accoglienza che si possa estendere dalla casa ai luoghi educativi, come la scuola, il parco giochi... Insomma fare crescere i bambini in una rete sociale attenta e accogliente rispetto alle diversità. Nel quotidiano i genitori si dovrebbero impegnare a non creare allarmismi. Troppo spesso genitori, ma anche insegnanti, stigmatizzano i bambini per i loro comportamenti e i loro giochi. 
 
 
Facciamo degli esempi?
Certo. I bambini più sensibili quelli che piangono più spesso, che giocano di preferenza con le femmine o che giocano a truccarsi, da un adulto “non accogliente” e spaventato rischiano di essere stigmatizzati come “futuri gay”. Intanto ci sarebbe da discutere se essere gay sia un problema, ma questo è un altro discorso. Il fatto è che da semplici comportamenti e giochi, si tende a marchiare il bambino. Con queste paura ci si relazionerà al bambino in un modo conseguente e sbagliato. Così in modo involontario si realizzerà la discriminazione. Forse questo è un argomento delicato, facciamo un altro esempio, più comune: il bambino scrive fuori dalle righe? rovescia le lettere? Allora è dislessico, disgrafico o avrà una qualche altra patologia....Non è così, o per lo meno, il più delle volte non è così. I nostri figli sono diversi dalle nostre aspettative personali e sociali, crescono per fasi, giocano a vestirsi da femmine, sono goffi nello sport, non sono degli assi della grammatica....non è detto che non faranno sport, che non avranno buoni risultati scolastici ecc ecc 
 
 
Perché tante paure?
La principale paura è quella del giudizio. La paura del sentirsi dire: “tuo figlio è diverso dagli altri”, è un giudizio sociale molto forte a cui siamo di continuo esposti, ma c’è anche un secondo giudizio retroattivo e più intimo: “Non ho capito- poniamo il caso- che mio figlio ero dislessico, quindi lo sconterà per tutta la vita”. Sono due ansie che incrociate generano enormi danni. Noi genitori dovremmo coltivare il diritto ad accogliere e riconoscere le nostre ansie. 
 
 
Passiamo ora al secondo diritto che dice più o meno così: gli interessi dei bambini sono superiori a quelli degli adulti, o meglio, quando gli interessi degli adulti entrano in conflitto con quelli dei bambini, i diritti dei bambini devono essere messi al primo posto.
Questo diritto ci impone una riflessione. Credo che nella nostra attuale società il problema non sia tanto il rispetto dei bambini. Il problema oggi è riconoscere gli interessi e i bisogni dei bambini. Facciamo una grande confusione tra i bisogni reali e quelli indotti. Per i secondi abbiamo grande capacità di risposta. Tentiamo di soddisfarli tutti o quasi, per cui facciamo dei grandi sacrifici per accompagnarli alle più diverse attività: calcio, inglese, informatica... spesso ci convinciamo che i bisogni dei bambini siano quelli verbalizzati o quelli che “gli serviranno” nel futuro, e che debbano essere in primo piano rispetto ai nostri. Ma come dicevo inizialmente, i bisogni reali, sono altri. Spesso sono immateriali e di frequenti li soffochiamo. Non è facile individuare e distinguerli. Non è affatto facile! Perché ad esempio è improbabile che il bambino verbalizzi le reali esigenze. E nella vita di tutti i giorni poi noi adulti abbiamo fretta, facciamo fatica e non riusciamo ad esempio, a rispettare i loro tempi che sono profondamente diversi da quelli di un adulto. 
 
 
Il tempo è un bisogno reale?
Si, il tempo è una chiave di lettura importante. Ne abbiamo poco tutti e i bisogni reali spesso si collocano in un mondo non visibile, non tangibile. Sono difficili da capire ma sono molto importanti. Diciamo che l'inglese lo potrà imparare anche dopo da ragazzo, mentre passare un pomeriggio con mamma e papà senza che gli adulti siano continuamente distratti dai telefono, tv o cose da fare – insomma, anche solo passare un ora al giorno di “vero ascolto” - è importante per entrambi, per capirsi, conoscersi e riconoscersi.
 
 
Il terzo diritto è quello alla vita, alla cura e alla crescita.
Questo a prima vista potrebbe sembrare un diritto che nel nostro paese è ormai acquisito e consolidato. E in parte lo è. La carta dei diritti è internazionale e riguarda molti diversi tra loro. Ma penso che ci siano alcune cose da dire. Intanto abbiamo spesso una iper attenzione alla cura. Senza parlare di patologie, anche in situazioni “normali”, capita spesso di vedere bambini che girano con in mano la boccetta dell'amuchina o che non siedono in terra perché è sporco. Ecco, questo è un problema. I bambini sono bambini e si devono comportare come tali. Diciamo che ci dovrebbe essere una via di mezzo, quella della sperimentazione...ci si sporca e poi ci si lava.... E questo è un aspetto della cura, diciamo della sfera privata. Poi c'è un altro aspetto quello sociale. E qui tocco un tema molto delicato: i vaccini. Quando parlo di vaccini intendo quelli per malattie come il morbillo, rosolia ecc Non vaccinare significa non solo fare una scelta personale, non vaccino mio figlio, ma fare una scelta che coinvolge anche gli altri, non vaccinare genera rischi ad altri, ad esempio a bambini piccolissimi, sotto i sei mesi. Chi non vaccina lo fa per diversi motivi: perché crede a leggende metropolitane, come quelle che dicono che “vaccinare fa venire l'autismo”, sebbene non ci sia uno studio scientifico che avvalli questa ipotesi, ma sopratutto, chi non vaccina, lo fa per diffidenza. 
 
 
Diffidenza verso chi?
Verso le istituzioni: lo Stato, la Sanità... Le stesse istituzioni dal canto loro, invece di fornire risposte, ma forse ormai è tardi, annunciano ipotetici divieti, come precludere la scuola pubblica a bambini non vaccinati. Credo che non si potrebbe dare risposta peggiore. Anche se mi rendo conto che le risposte auspicabili, come alleggerire dai carichi di lavoro pesantissimi i pediatri, per renderli più liberi di rispondere alle tante incertezze dei genitori, sono risposte dispendiose. Abbiamo però necessità di creare dei regolamenti comuni di rispetto sociale, perché non si può pensare che la scelta debba essere affidata alla sola responsabilità personale su un tema tanto sensibile.
 
 
Siamo arrivati ora all'ultimo dei diritti: l'ascolto
L'ascolto è trasversale e centrale a tutti gli altri diritti fino ad ora descritti. Senza ascolto non rispettiamo nessun diritto. E come dicevo a proposito del diritto degli interessi, l'ascolto è alla base del riconoscimento dei bisogni. Come facciamo a individuarli e capirli se non ascoltiamo? Ascoltare è l'unico modo per calmare le ansie di noi genitori. E' molto difficile. I bambini non sempre verbalizzano e quasi mai riescono ad esprimere in modo diretto le reali necessità, bisogni, paure ecc. Il nostro compito di genitore è ascoltare le parole, si ma sopratutto cogliere le differenze, le trasformazioni, il disagio, e saper individuare piaceri e malesseri. E' un lavoro difficilissimo e purtroppo non ci sono scorciatoie. Dopo l'ascolto come già detto, si deve cercare di non cadere nella trappola della “clinicizzazione”. Avere un problema, una difficoltà non è sempre sintomo di patologia. Quello che però mi premeva sottolineare è la difficoltà che c'è nell'ascolto e la difficoltà dell'essere genitore.