Come cambieranno i nidi in Emilia Romagna?












Cronaca cittadina "I bambini dell'Emilia Romagna. Ne parliamo tutti insieme" è il titolo di un lungo e alquanto confuso convegno che si è tenuto ieri al palazzo della regione a Bologna. Quasi 5 ore, dalle 14 alle 18,30, di maratona per parlare più che d'infanzia, di nidi e più che di nidi, dei cambiamenti che la nuova legge, in fase di attuazione, regolerà la vita dei servizi educativi, in particolare i servizi 0-3. Al microfono si sono succedute tantissime voci di amministratori dai diversi comuni che sono stati coinvolti in questa riforma. I relatori presenti erano gli assessori di Modena, Reggio Emilia, Bologna, Forlì, Parma e l'assessore regionale per la salute Sergio Venturi.   

Parole chiave
Le parole più spesso ripetute per argomentare le novità contenute nella legge sono state tre: accreditamento che cambierà con snellimenti burocratici  consentendo a più soggetti privati di affiancarsi ai servizi già in essere. La seconda parola è qualità. Una qualità garantita dalla legge attraverso  maggiore formazione, titoli di studio (ormai obbligatori per la legge nazionale) e autovalutazione. Ripetuta oltre 50 volte è stata la parola flessibilità. Una flessibilità declinata ai servizi, che oggi devono fare i conti con la difficile situazione economica e con le richieste delle famiglie. 
Una certezza: il vaccino
Nella legge verrà introdotto l'obbligo di vaccinazione per i bambini del nido.
Due studi: famiglie e bambini    
Sono stati presentati due studi. Uno in relazione alla situazione demografica delle regione, che ha firma del professore dell'Università di Padova e parlamentare GianPiero della Zuanna e che ha dimostrato cose piuttosto note. I bimbi sono sempre meno, le mamme sono sempre più vecchie (in aumento al primo parto madri sopra i 34 anni) e la povertà è in fortissima crescita. La povertà assoluta aumenta a livello nazionale e regionale. E nonostante qui le cose vadano meglio che altrove la percezione delle famiglie è di vivere in una regione molto cara. Il secondo studio condotto da Manuel Reverberi e Andrea Trapani del dipartimento di economia Marco Biagi di Modena ha mostrato dati davvero interessanti. L'indagine ha dimostrato che i servizi sono meno richiesti dalle famiglie non tanto per motivazioni logistiche come orari e calendari d'apertura (come si era ipotizzato) ma perché sono in calo le nascite. Altro dato interessante: l'incidenza dei bambini stranieri rispetto al totale degli iscritti è davvero trascurabile. Tradotto: non è vero che i bambini stranieri (e poveri) rubano il posto ai bambini italiani.
La parola al terzo settore
Al microfono si sono succeduti anche alcuni dei maggiori "produttori" del sistema privato: Legacoop, Società Dolce, Fism, Cooperativa Solco oltre al Gruppo Nazionale Nidi e UniBo. Dai privati sono arrivate forse le parole più incisive e incalzanti di tutta la giornata, visto che hanno parlato di cose molto pratiche come i contratti di lavoro e i soldi. Mentre Ienne presidente Fism ha lanciato un appello chiaro al fatto che tutto il settore dovrebbe occuparsi in modo urgente "dei giochi al ribasso sui contratti di lavoro. Non si può continuare così, dobbiamo regolare il sistema perché il benessere di un servizio si fa con il benessere del lavoratore".  Alberto Alberani ha fatto due moniti "Attenzione all'accreditamento! Deve essere ragionato studiato e cucito addosso alle diverse realtà come un abito sartoriale, altrimenti diventa qualcosa di controproducente" ad un sistema che fino ad oggi è stato di grande qualità. E ancora è intervenuto contro il sistema degli appalti "Basta mettere i bambini all'asta! Perché un privato sociale deve dismettere il servizio ogni tre anni anche quando lavora con grandissima qualità?"  Una domanda piuttosto inquietante.
E la legge 107?
La legge 107 è bella che pronta con finanziamenti sicuri. In sintesi è ciò che ha dichiarato la Senatrice Francesca Puglisi che ha chiuso i lavori della lunghissima giornata. "200 mln nella legge di stabilità per i servizi educativi" e il sistema 0-6  pronto a partire. 
Conti e considerazioni
200 mln fanno comodo, è vero, ma non sono un grande investimento rispetto ad un settore che è letteralmente in ginocchio. I nidi stanno chiudendo anche in ER come dimostrano le tante tabelle di numeri che sono state distribuite ad inizio lavori. I nidi poi e questo non lo dicono le tabelle, ma le notizie quotidiane, sono in ginocchio per un'altra questione: a forza di contenere i costi stanno calando in qualità. E' bene anche ricordare che l'anno scorso di risorse da parte dello Stato, come da quasi 40 anni a questa parte, ne sono state stanziate un bello ZERO tondo, tondo. I nidi si fanno con i soldi e nemmeno la regione ER, nonostante le prime dichiarazioni della vice presidente Elisabetta Gualmini ad un nostro convegno, ne ha stanziate molte in più, qualcosa si, ma non certo quelle che servirebbero per vivere in modo sereno. Infine una domanda: perché dare 200 mln sulla legge di stabilità se la legge 107, che dovrebbe garantire soldi permanenti ai nidi, è pronta? Forse perché ne arriveranno tanti e tanti...staremo a vedere.    
Un tuffo nel passato
"I nidi sono stati voluti dalle donne affinché potessero andare a lavorare fuori casa - ha detto l'assessore di Reggio Emilia Raffaella Curioni - i nidi sono stati realizzati da amministratori illuminati che hanno lasciato qualche buco nelle strade, hanno fatto anche dei buchi in bilancio ma hanno scelto che nidi e scuole dovevano essere realizzati" Tutto verissimo e tutto molto lontano, perché i tempi sono davvero molto cambiati.