Parola a... Oggi incontro Antonio Di Pietro, pedagogista ludico che ha pubblicato diversi libri, articoli, conduce corsi di formazione esperienziale per insegnanti ed educatori, incontri con genitori.
Facciamo una piccola storia del gioco?
Più che fare una storia del gioco, che è qualcosa di molto complesso e difficilmente sintetizzabile, possiamo porci un’altra domanda.
Quale domanda?
Ad esempio come è cambiato il gioco?
Benissimo, allora ripartiamo: come cambia il gioco?
Sta succedendo qualcosa che sta cambiando profondamente il gioco dei bambini e delle bambine. Siamo di fronte ad una progressiva e costante erosione del gioco autonomo, spontaneo.
Secondo lei perché succede?
Per una serie di motivi legati agli stili di vita che abbiamo adottato.
Legati a quali fattori in particolare?
In generale abbiamo meno tempo libero e viviamo in spazi organizzati per predeterminate funzioni. E i bambini sono figli del nostro tempo.
Torniamo
al tempo e allo spazio come vengono vissuti dai bambini e
dalle bambine?
Oggi i bambini vivono molti tempi e spazi con adulti che suggeriscono loro cosa fare.
E questo è sbagliato?
Non è che sia sbagliato in sé o che non vada fatto, ma ci vuole equilibrio: programmare momenti liberi seguendo un flusso ludico in divenire, alternati ad altri momenti guidati. Quindi, agire pensando che il gioco libero e l'esperienza condotta abbiano pari dignità.
Perché è importante lasciare libertà e trovare equilibrio?
Per garantire i molteplici benefici, confermati da studi e ricerche, che comporta l'immergersi in un gioco profondo.
Cos’è il gioco profondo?
È il gioco che coinvolge completamente i bambini che vivono intensamente e con totale trasporto. E' il gioco che si sviluppa man mano, ricco di inattese novità, grazie al piacere di giocare per giocare.
E l’adulto non gioca in questo modo?
Dipende. Spesso ha uno scopo, un fine che non è il giocare per giocare, e dopo un po’ verosimilmente il bambino dirà e ci farà capire: “Adesso posso andare a giocare?”.
Insomma, se capisco bene, il gioco è minato nella sua essenza.
Credo che oggi nessuno metterebbe in dubbio l’importanza del gioco ma, nonostante ciò, resta da chiedersi quanto ne siamo profondamente convinti. Direi che non è un caso che spesso usiamo la parola “giochino”, in modo diminutivo perché fondamentalmente non lo prendiamo davvero sul serio, mentre invece…
Mentre invece?
Ha mai prestato attenzione al volto di un bambino davvero coinvolto in un gioco?
Che faccia ha?
Seria. Che rida o sorrida, sia chiaro, non significa che manca di serietà. I bambini giocano sul serio, completamente e assolutamente concentrati nel “qui e ora” del gioco, profondamente immersi nel presente che va dove porta il gioco.
A che libri possiamo far riferimento per approfondire meglio?
Visto che il suo blog è rivolto a nidi e scuole d’infanzia, oltre alla vasta letteratura, direi di leggere con grande attenzione le Linee pedagogiche per il sistema integrato zerosei. Un testo che tutte le insegnanti, le educatrici e gli esperti del settore conoscono certamente molto bene. Nelle linee zerosei si scrive chiaramente che il gioco è un vissuto di piacere impegnato. Si precisa che il gioco esprime il punto di vista del bambino sul mondo, che il gioco è la voce dei bambini.
Eppure
ci sono ancora tanti nidi e tante scuole dell’infanzia in cui si
vedono molti lavoretti appesi, tutti uguali…
Sempre meno. Lo 0-6 sa benissimo dell'importanza di predisporre ambienti, osservare e narrare il gioco libero dei bambini. Credo che anche molti genitori d'oggi non si accontentino più dei “lavoretti”. E se lo facessero è semplice: basta spiegare come vengono svolti. Ad esempio, pensando ai più piccoli, nessuno una volta informato si accontenterebbe più della manina colorata poggiata passivamente sul foglio…
Arrivati a questo punto cambiamo argomento: ci suggerisce cosa regalare a Natale?
Bella domanda, abbiamo un mondo! Per prima cosa cerchiamo di capire di che età stiamo parlando e quali sono i loro, e non i nostri, bisogni.
Partiamo dai più piccoli e capovolgiamo la domanda: cosa non regalare?
Giochi che facciano anticipare. Purtroppo sono in vendita molti giochi che alludono e promettono cose non adeguate all'età e che magari un adulto regala per far apprendere in anticipo competenze ritenute utili.
Come ad esempio?
“Impara le lettere”, “impara i numeri”, spesso venduti facendoti pensare che sono adatti anche ai bambini di pochi mesi. Cerchiamo di stare attenti a queste trappole. In tal caso è salutare che bambini perdano subito interesse e preferiscano giocare con la scatola del giocattolo!
A
cosa dobbiamo prestare attenzione ancora?
Un'attenzione fra le tante: gli stereotipi, ovvero giochi che confermano modelli da superare, che limitano l'apertura mentale. Poi, meglio un gioco “aperto”, dove non sei un esecutore ma un inventore. E perché no, una scatola piena di oggetti che possono essere usati in tanti modi.
Oggetti come ad esempio?
Un sasso, due bastoncini, pezzetti di stoffa colorata, un pentolino... Una scatola dei tesori, con cose sicure, ovvero oggetti ad uso ludico grazie ai quali inventarsi i giochi che non ti aspetti.
E
infine?
Infine, ben vengano giochi e giocattoli di qualità, scrigni con oggetti naturali e di recupero, ma anche cose che possano essere una promessa di giochi liberi, magari all’aria aperta, uno spazio da vivere anche nelle stagioni fredde. Allora sì a: piccole galosce per andare a giocare nel fango, oppure un ombrello trasparente per fare passeggiate sotto la pioggia. Oggetti semplici, poco costosi, che possano essere utili per scoprire il mondo e l’autonomia. E poi regaliamo momenti da vivere con coetanei: facciamoli incontrare, in due tre o quattro, anche a casa per giocare insieme! Un augurio: nei giorni d'oggi del tutto e subito, delle gratificazioni immediate, manteniamo anche per il resto dell'anno l'esperienza di vivere l'attesa come nutrimento per i nostri desideri.
Laura Branca
