Videosorveglianza nei servizi educativi. C'è chi dice no


Rubo il titolo di una canzone di Vasco per tornare a parlare di telecamere nei servizi educativi. Sono passate ormai tre settimane dall'approvazione da parte della Camera dei deputati del ddl 2574 che punta ad introdurre misure per prevenire e contrastare maltrattamenti e abusi negli asili nido, nelle scuole dell'infanzia e nelle strutture che ospitano anziani e disabili. Il testo derivante dall'unificazione di più disegni di legge d'iniziativa parlamentare, introduce l'installazione di telecamere a circuito chiuso e delega al governo un disegno di legge per la valutazione psico-attitudinale degli insegnanti.

Il disegno di legge, che deve ancora essere esaminato dal Senato, è nato sulla scia degli episodi di violenze nei nidi, nelle scuole d'infanzia e nelle strutture socio assistenziali per anziani e disabili. Episodi che finiscono con sempre maggiore frequenza sulle pagine dei giornali e i cui responsabili devono essere, vale la pena ribadirlo, perseguiti. Episodi, anche ciò credo vada ripetuto, che stanno anche alla base dell'entusiasmo con cui in tanti hanno accolto la possibile introduzione dei sistemi di videosorveglianza nei nidi.



Il sì bipartisan di Montecitorio, ad esempio, è stato accolto con grande soddisfazione dal Codacons. Il presidente Carlo Rienzi ha definito "ottimo" il provvedimento che la sua organizzazione invocava da dieci anni per contrastare un fenomeno di cui "le cronache riportano in media un caso a settimana". 
"L’unica possibilità per tutelare veramente i soggetti deboli come anziani, bambini e disabili – i quali, ricordiamo, sono totalmente indifesi – è vigilare sull’operato di maestre e operatori sanitari attraverso lo strumento della video-sorverglianza, nella consapevolezza che chi lavora nel pieno rispetto dell’essere umano non avrà nulla da obiettare” ha spiegato.


Eppure c'è chi non considera le telecamere la panacea contro i maltrattamenti di cui sono vittime i bambini e le bambine che frequentano i nidi e le scuole d'infanzia. Per alcuni si tratta di una non soluzione,e di una scorciatoia se non di una sconfitta.

Tra chi ha invitato i genitori a non gioire  per l'arrivo delle telecamere c'è il direttore del Centro Psicopedagogico per l'educazione e la gestione dei conflitti, Daniele Novara. Il pedagogista ha definito una follia ed inquietante l'approvazione della proposta di legge che introduce le telecamere. "La politica cede a una provocazione diventando portavoce di un vero e proprio terrorismo nei confronti dei bambini, delle famiglie e degli insegnanti." scrive Novara. Poi si chiede e chiede: "con che serenità e fiducia i genitori potranno in futuro, se passa anche al Senato questa legge liberticida, affidare i propri figli piccolissimi a strutture educative su cui grava il sospetto della violazione degli stessi diritti infantili?"
Per Novara, il rischio è quello di creare un vuoto di legittimità nei confronti delle istituzioni educative. Le telecamere vengono definite una scorciatoia e la vera prevenzione individuata in  "un'adeguata e rigorosa selezione del personale"e in "una continua e sistematica formazione degli insegnanti stessi".

Un tema quello della fiducia dei genitori e dell'opinione pubblica nei confronti degli insegnanti e delle istituzioni educative che ritorna anche nel ragionamento che Loredana Bondi, del Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia ha proposto sulle pagine di BolognaNidi. "Su questo genere di soluzioni non si può che avere una valutazione negativa perchè questi interventi non porterebbero altro che a minare il rapporto educativo fra educatore-bambino e inevitabilmente anche il sentimento di fiducia fra genitori e personale della scuola o del nido: elementi che stanno alla base del patto fra famiglia e scuola e che va reso esplicito e continuamente monitorato" ha scritto. 

Tra i contrari anche Carlo Ridolfi, presidente della Rete di Cooperazione Educativa che in una recente intervista al nostro blog ha parlato di sconfitta e fatto appello al senso di responsabilità di tutti. 

Fiducia e responsabilità sono parole che tornano anche nei ragionamenti di altri soggetti che, in attesa che la legge venga discussa a Palazzo Madama, si interrogano sulle conseguenze e sulle possibili alternative alle nuove norme.

Personalmente mi schiero con chi alle telecamere dice no in nome del patto di fiducia che dovrebbe esistere tra noi genitori e cittadini e le istituzioni educative. Gli episodi accertati e presunti di maltrattamento nei nidi e nelle scuole rappresentano dei casi indiscutibili di "uomo che morde il cane" e come tali continueranno, come dev'essere, a finire sulle pagine dei giornali e su tutti gli altri media. Occorre certo riflettere sul modo in cui le notizie vengono date e sull'uso fatto dai media delle immagini a scopo investigativo, ma questo è un altro, seppur interessante, discorso.