Quando il comune cede le educatrici al privato

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Cronaca bambina. E' successo a Cesano Boscone paese alle porte di Milano. La giunta del sindaco Negri circa un anno fa ha "ceduto" il nido ad un soggetto privato. Niente di insolito, storia di ordinaria amministrazione, ma il fatto è oltre al nido ha ceduto anche le educatrici. Oggi il personale è stato riassorbito, dalla cooperativa, che ha vinto l'appalto. E come ovvio questo strappo ha provocato tante conseguenze: una diaspora del personale, chi ha potuto è migrato altrove, e tanti problemi di ordine molto pratico. I contratti delle cooperative sono diverse da quelli dei dipendenti pubblici. Sono diversi per tante questioni che non sono sempre facili da spiegare. Diversi gli orari, (spesso) diversi gli stipendi, più spesso ancora, diversi i diritti. E tutto questo cosa può interessare davvero per un nido? Alla fine la giunta è riuscito a tagliare dei costi (l'esternalizzazione costa meno) ha mantenuto il servizio...e quindi? Quindi il caso di Cesano Boscone è interessante perché ci mette in evidenza le storture di una scelta tanto pesante e invadente. A spiegare interviene la sindacalista Uil Marisa Pasina che ha seguito il caso fin dagli inizi con spirito battagliero e grande competenza "Il  Contratto nazionale delle educatrici che operano sotto la PA, il medesimo in tutti i Comuni d'Italia, prevede 30 ore settimanale a contatto diretto con i bimbi, più altre 20 ore mensili di gestione sociale. Le ore sociali servono per avviare e mantenere i rapporti con i genitori, per preparazione del lavoro da fare con i bimbi, per fare aggiornamento, per partecipare ai collettivi ecc.. In totale annuo sono al massimo 200 ore. Il CCNL delle cooperative sociali invece non prevede un'apposita disciplina per i nidi e questo è il motivo per cui non è il più indicato ad essere applicato." Ma tutto questo casa significa in soldoni? "Significa inizialmente la giunta e il sindaco in particolare, aveva promesso che nulla sarebbe cambiato per le educatrici, ma non è vero! I contratti applicati oggi garantiranno meno ore non frontali e meno in busta paga. Per le cooperative che gestiscono le ore sociali sono considerate come  un riempimento per arrivare alle 36 ore previste da contratto, ma non è così!"
Meno ore non frontali significa: meno formazione e meno compresenza... significa oggettivamente meno possibilità di garantire qualità e anche meno sicurezza. Tutti gli studi dimostrano che è importante mandare i bambini al nido SE di qualità. La formazione, la compresenza, la progettazione sono alla base della qualità. E questo è un discorso generalistico. Quello che rimane a Cesano Boscone è particolarmente grave perché in una sola mossa, la giunta è riuscita a calpestare diritti e dignità di un servizio delicatissimo, è riuscito a rompere un sistema di fiducia con i lavoratori che non si ricucirà. Poca fiducia come si può tradurre, se non con un ulteriore abbassamento della qualità offerta? Una qualità che non si può leggere nei modelli, nei contratti o negli orari, ma è concreta e reale e sta ricadendo, come sempre, sulle fragili spalle delle famiglie.