Chiamiamo i nonni o chiudiamo le scuole? A Torino c'è il caos


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Cronaca bambina “Guardiamo il dito per non vedere la luna” mi dice Giulia Henry, una mamma di Torino, che frequenta la scuola d’infanzia Via Plana. Ieri all’esterno di questa stessa scuola “tra il cancello e il portone d’ingresso” è comparso un cartello con il simbolo di Senior Civico. Sul cartello si chiedeva a pensionati volenterosi aiuto per addormentare i piccoli, dar loro la merenda, e sorvegliarli durante la ricreazione. Così per capire meglio anche oggi (come già ho fatto ieri leggi qui) ho chiamato il comune per farmi spiegare meglio il progetto Senior Civico. E dopo essere stata rimbalzata da un ufficio all’altro, per almeno almeno dieci volte, ho rinunciato. Le informazioni estrapolate sono poche e incerte.

Progetto Senior
Il progetto Senior Civico, partito nel 2009, pare sia stato introdotto solo recente nei nidi e nelle scuole d’infanzia, mente alle scuole primarie e secondarie sia già in essere da un po’. Dall’area educazione 0-6, a cui approdo ad un certo punto, mi spiegano che loro si occupano solo di smistare persone selezionate da altri uffici, forse quelli delle pari opportunità...
Il cartello e la dirigente
Lascio gli uffici comunali e provo a contattare la dirigente della scuola d’infanzia via Plana la dottoressa Antonella Cattaneo. Lei risponde ma è occupata in altra conversazione e dichiara “Non so nulla di quel cartello, si tratta di un’iniziativa personale di un genitore” Lascio così la dirigente, o meglio è lei a lasciare me e continuo a cercare informazioni. Questa volta mi rivolgo ai genitori per sapere, al di là del “famigerato” cartello poi scomparso, cosa stia succedendo a scuola. La situazione è molto complessa e non da poco tempo .
Questione di bilancio
La difficoltà più urgente in questo momento deriva dal fatto che il bilancio del comune è bloccato. Senza approvazione non si possono nemmeno assumere le supplenti necessarie. Il risultato?
La voce dei genitori
Le cose però stanno cambiando da un po’ di tempo e stanno peggiorando. Giulia Henry è una mamma generosa disposta a raccontare. La scuola da settembre prossimo sarà statalizzata e forse anche questo ha creato una fuoriuscita ulteriore di insegnanti con solo l’abilitazione comunale a chiedere il trasferimento verso le comunali rimaste. Ma il problema non è certo la statalizzazione. In situazioni normali quando le maestre si trasferiscono, si ammalano o altro, il sistema regge e la qualità tiene. Giulia mi spiega ben altro “Non volevo attirare l’attenzione tanto su questa iniziativa,-il cartello- sicuramente infelice, né screditare nessuno, ma sulla carenza di risorse nella scuola, ovvero su ciò che ha spinto a pensare a soluzioni simili, con conseguenze che, come abbiamo più volte rappresentato, ricadono sulla qualità del servizio educativo e sui bambini. Appaltare il servizio di assistenti a cooperative, prevedendo meno ore di supporto a bambini e maestre, così come tagliare sui servizi di pulizie, sommata a questa impossibilità di assumere supplenti, ha avuto delle conseguenze sul benessere dei bambini nella scuola, in primo luogo". Se non si fossero fatti tagli su altro, ci sarebbe una struttura di supporto in grado di reggere meglio eventuali assenze, siano esse improvvise o più strutturali. Invece la struttura, già ridotta ai minimi termini, non regge. "Le maestre rimaste stanno facendo uno sforzo enorme e straordinario, ma quanto si può continuare a fare ore extra, a chiedere alla maestra di religione di tappare i buchi, a spostare maestre tra le scuole come marionette? Si rischia davvero che, nonostante i tante sforzi del personale,-continua Giulia- il servizio educativo si trasformi in un parcheggio. E nemmeno per tutto l’orario, come si è visto per alcune scuole torinesi…! Difficile fare programmazione educativa in un contesto del genere. Difficile che i bambini stiano bene. Per questo secondo me è opportuno parlarne ora, e cercare di trovare delle soluzioni presto”.
Dello stesso parere è Sandro un papà delle stessa scuola che in modo molto pacato mi spiega
“Nessuno vuole fare la guerra a nessuno. Ci rendiamo conto che la situazione è molto complessa. Sul quotidiano La Repubblica si scrive che la soluzione potrebbe essere ridurre l’orario. Senza poter assumere le soluzioni disponibili non sono molte. Quello che era un servizio essenziale, com’è l’educazione dei bambini, diventa un servizio straordinario”. Lorenza una mamma della scuola Borgo Crocetta racconta una storia del tutto simile. Alla sua scuola non sono comparsi cartelli alla ricerca di nonni volenterosi ma la situazione è simile “Io sono dalla parte delle maestre davvero stanno facendo sforzi enormi per tentare di mantenere in piedi la scuola: ma con che risultati? Sappiamo tutti che i bambini a quell’età hanno bisogno di certezze. Ma di certezze non ce ne sono. Da una settimana all’altra non sappiamo come saranno organizzate le sezioni. I bambini sono smistati e ricomposti come si può. Ci sono genitori che se la prendono con le insegnanti: ma con quale pretese? Loro sono le prime a pagare questa situazione tutti i giorni. Cosa possiamo chiedere loro di più?”