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La situazione che stanno vivendo i nidi d'infanzia ha qualcosa di determinante. E' la spia di molte questioni aperte, scoperte e urgenti.
Mi spiego.
Il nido è una questione che riguarda la politica. A nord come a sud, a destra come a sinistra. A livello nazionale si sta ragionando sull'esternalizzazione del servizio. Cosa significa? Mantenere il controllo pubblico di gestione, dando in appalto a società private.Tutta la classe politica si muove in questa direzione.
Perché? Primo si cerca disperatamente di adeguarsi alle richiesta del trattato di Lisbona, quando la CE ha chiesta ai paesi membri di avere una copertura, rispetto alla domanda d'ingresso, del 33% entro il 2010. Una percentuale altissima rispetto alla situazione attuale. La media nazionale è molto inferiore, circa un 20%. Con grandissime disparità tra nord e sud.
Secondo. I costi. Il privato costa meno, anche se sull'argomento bisognerebbe indagare ed estendere uno studio nel tempo.
Il nido tocca anche un'altra corda centrale che dovrebbe riguardare la politica e non solo. La questione infatti è anche sociale. Racconto dei dati.
Distribuzione del servizio e occupazione femminile vanno a braccetto. Cresce una e cresce in automatico l'altra. E' stato più volte verificato.
Altro dato sconfortante (fonte eurostat) la fecondità nel nostro paese sta diminuendo, siamo in coda rispetto all'Europa e così nell'occupazione femminile.
Domanda spiccia: non è che a forza di stare a casa (magari con fior fior di formazione, le donne laureate sono quelle più disoccupate) si mina la capacità riproduttiva?
Altra questione centrale del nido.
L'economia. Se il mercato si apre al privato, questo mercato va tutelato, salvaguardato, e diretto. A Roma Pino Bongiorno presidente legacoop sociale Lazio grida allo scandalo. Il comune ha appaltato a società private la gestione di nidi per una spesa di 500 euro. "Ciò significa pagare in nero" ha denunciato Bongiorno,visto che il costo del nido all'85% lo fa il lavoratore.
In fine come ricordava Adriana Lodi in un'intervista il nido è una questione educativa.
Sembra che ci sia tanta fretta di cambiare il sistema nido, da non riuscire a meditarlo in modo sereno.
Unico segnale distintivo in questo panorama è la promessa dell'ormai sindaco Merola di mantenere l'attuale servizio pubblico come tale. Forse è poco ma può essere la base di partenza per qualcosa d'altro, qualcosa che deve, almeno a parer mio, partire da noi genitori, da qui e ora. Allora propongo: perché non cerchiamo di costruire un comitato genitori a livello nazionale?