Noboru |
A
Bologna il passaggio di nidi e scuole d'infanzia verso l'istituzione
si profila difficile e spinoso, almeno quanto quello ad asp che è
naufragato nel nulla. Se qualche giorno fa circa 200 lavoratori,
guidati dall'Adi, hanno irrotto in consiglio per protestare, ieri i
sindacati si sono alzati dal tavolo della trattative. Per capire le
resistenze da parte dei lavoratori abbiamo incontrato Micol Tuzi
pedagogista di Bologna.
Diamo
uno sguardo alla delibera sull'istituzione. Cosa ne pensa?
Penso
che corriamo molti rischi e che dovremmo guardarci attorno. Il comune
negli ultimi anni ha già fatto operazioni di questo tipo, sia con le
biblioteche che con la cineteca ed oggi con i musei. Essi sono stati
traghettati da gestione diretta a istituzione e dall'istituzione si è
passati, un pezzo alla volta, al privato, anche per funzioni
importanti come la progettazione e la didattica.
Teme
che possa avvenire anche per l'educazione?
Non
vedo perché non dovrebbe accadere. Non credo casuale il continuo
tentativo di dividere i lavoratori. Chi difende il pubblico è
accusato di difendere i propri interessi lavorativi. Non è vero. E'
vero semai l'opposto. Sono i lavoratori del privato che dovrebbero
avere le medesime garanzie dei dipendenti pubblici, che oggi non
hanno.
Parliamo
dei lavoratori. Oggi insegnanti, educatrici e collaboratori come
vivono questo passaggio? Quale aria si respira?
Il
passaggio all'istituzione sta facendo molto male, prima il tentato
passaggio all'ASP poi questo hanno portato ad una crisi d'identità
profonda, cosa che non era accaduta neanche durante il crollo di
Delbono ed il commissariamento Cancellieri. Abbiamo retto in anni
drammatici. Ci siamo riusciti perché c'è una distinzione tra
politica e l'amministrazione. Con l'istituzione questa separazione si
perderà. Credo che questa giunta abbia perso il polso della
situazione e le conseguenze sono drammatiche.
Perché?
Perché
non si definiscono i ruoli. L'istituzione avrà la funzione generale
di controllo per burocrazia ed economia. Il consiglio degli
amministratori e il presidente, saranno di nomina fiduciaria del
sindaco e non si capisce in base a quale criterio saranno suddivise
le competenze di governo del sistema, il rapporto tra giunta,
consiglio, istituzione, settore istruzione e quartieri.
Comunque
ciò significa che se il sindaco dovesse cadere, cadrebbe anche tutta
la struttura. Proviamo ad immaginare come avrebbe reagito
l'istituzione durante gli anni Del Bono e Cancellieri.
E
quindi?
Quindi
la funzione amministrativa e quella politica devono essere scisse
così com'è oggi. L'autonomia scolastica ed il decentramento
mantenuti. Per unificare e superare certe differenze delle
prestazioni a livello cittadino (al netto dei diversi bisogni
espressi dai diversi territori) sarebbe suffuciente una piu' precisa
azione amministrativa dei settori (personale e istruzione) ed un
indirizzo pedagogico più cogente per tutti di geco e cedoc, i due
livelli di coordinamento pedagogico cittadino, che hanno appunto la
funzione di evitare disparità pedagogiche tra quartieri.
Vorrei
far notare anche un altro apetto impportante: manca un presidio forte
alla qualità.
Non
si capisce bene da chi è garantita. Si fa cenno al comitato
scientifico, ma il comitato scientifico, ha solo titolo consultivo. I
pedagogisti saranno collocati alcuni in istituzione, altri nei
quartieri e non si capisce bene come.Chi,
nel comune, sarà garante del controllo qualitativo, tenuto conto che
chi non fa disimpara a fare e, dopo un po', disimpara anche a
controllare?
L'istituzione
porta novità?
La
maggiore novità è il rischio di apertura al mercato. La istituzione
"dispone di entrate proprie, costituite dai proventi di sue
specifiche attivita' " oltre che di trasferimenti dal bilancio
comunale.
Se
il privato investe, sponsorizza, puo' portare quel denaro fresco che
non arriva più dai trasferimenti pubblici tagliati. Ma se investe lo
fa per una contropartita. Oggi i fondi nazionali per servizi e le
scuole sono svuotati. Non possono essere i privati a sostituirli. La
ragione è semplice: il privato risponde alle richiese del mercato e
al profitto. Il pubblico risponde, o dovrebbe, al bene sociale e
collettivo, alla costituzione, al diritto.
Il
privato potrebbero creare servizi più flessibili e più
corrispondenti alle reali esigenze delle famiglie?
Si,
ma le esigenze dei genitori non sempre coincidono con quelle del
bambino. Questo lo posso assicurare per esperienza.
I
servizi si aprono ai privati ma anche a soggetti volontaristici a
personale da formare...cosa ne pensa?
Penso
che non ci sia nulla di sbagliato, ma attenzione, così si confondono
i ruoli e le professionalità. Il rischio è che come spesso succede,
si usi il volontariato per tagliare i costi e a rischio si mette la
qualità del servizio.