La pappa dei piccoli |
Bologna. Dal comune giunge l'annuncio della dismissione di Seribo. Si scioglie la società
partecipata che gestisce le mense delle scuole, fornendo
circa 18 mila pasti al giorno. In futuro, la gestione del servizio
sarà rimessa a soggetti privati, scelti mediante gara di appalto.
L'annuncio, che verrà formalizzato con delibera, è stato
lungamente dibattuto sia online che tra i genitori. La mensa in questi
anni è stata criticata aspramente, sia per i costi elevati (le rette
sono tra i più alte in regione) che per la qualità delle materie
prime e la quantità delle porzioni (come quella volta che per
merenda è stato servito UN biscotto). La società
partecipata però è prospera, con un buon fatturato e utili non
indifferenti.
Seribo,
costituita dal comune di Bologna (giunta Guazzaloca), che è
proprietaria del 51% delle quote (il restante 49% è di LA CAMPANELLA PARTECIPAZIONI S.R.L. i cui soci sono CAMST
s.c.a r.l. e Elior Ristorazione spa,)
ha erogato un prodotto un servizio, soprattutto negli ultimi anni, di
scarsa efficienza. Eppure, eppure,
l'annuncio della vice sindaco è stato accolto con sgomento. Molte le
domande: e ora cosa succederà? Qualcuno si domanda: se il comune
non riesce a gestire e controllare una società partecipata come
potrà controllare i soggetti privati? Intanto l'osservatorio della mensa chiede di essere partecipe al cambiamento e sopratutto di consentire il pasto portato da casa. Tutti gli argomenti
sono validi e le domande legittime. Mantenere l'attenzione su questo
delicato passaggio è fondamentale. Ma ora cerchiamo di
capire insieme di cosa si tratta e perché oggi si sceglie di
dismettere l'azienda e con quali prospettive.
Società a
partecipazione pubblica...
Le opinioni sono
sempre state discordanti. Alcuni enti locali le trovavano “buona
soluzione”. L'idea era creare soggetti che fossero capaci di
operare con l’efficienza di un privato, ma allo stesso tempo che
garantissero il mantenimento in capo all’ente pubblico del
controllo, gestione e responsabilità sul servizio pubblico. Nessuno
però aveva valutato, un ovvietà: i due soggetti hanno scopi
differenti e contrapposti. Il pubblico deve
offrire un servizio al cittadino, possibilmente di qualità e quindi
perseguire uno scopo di interesse generale; una persona giuridica di
diritto privato ha come scopo istituzionale quello di produrre utili
e ricavare guadagno. Che i risultati siano inefficaci lo dimostrano i
fatti: i privati hanno ricavato utili contraendo le spese sulla
qualità delle materie prime e poi della quantità. Le società
partecipate oltre a tentare di mettere insieme, soggetti per natura
in contrapposizione, falliscono nel loro obiettivo di fondo per
un'altra questione da non sottovalutare: come fa il soggetto che
fornisce il servizio anche a controllare e denunciare la qualità?
Insomma si apre una domanda: chi controlla i controllori? In Italia le società
partecipate sono numerose. La maggior parte sono in perdita, alcune
sono scatole vuote, altre hanno più soci e consiglieri, che
dipendenti. Da anni al corte dei conti ha iniziato a metterle sotto
attento controllo.
Piano Cottarelli
e legge di Stabilità
Carlo Cottarelli
nominato revisore della spesa pubblica nel 2013, precisa fin da
subito, la necessità di tagliare le società partecipate, che si
sono dimostrate costose e inefficienti. La legge di stabilità per
il 2015 (legge n. 190 del 2014) , portando avanti un orientamento già
espresso negli anni scorsi, dispone che le amministrazioni, a
partire dal 1 gennaio 2015, avviano un processo di razionalizzazione
delle società e delle partecipazioni societarie in modo da
conseguire la riduzione delle stesse entro il 31 dicembre 2015.
Individua precisi criteri di cui gli enti pubblici devono tenere
conto nel promuovere tale processo (art. 1 c. 611 l. n. 190/14). Si
aggiunga poi che liquidarle ora è reso più semplice e conveniente
dal punto di vista economico: l’esclusione dai vincoli del patto
di stabilità interno delle spese di investimento effettuate dagli
enti locali con i proventi derivanti dalle dismissioni di
partecipazioni totali o parziali (anche a seguito di quotazione) in
società (sia di gestione di servizi pubblici locali che di altre
imprese).
Resta ferma
l’applicazione di normative previgenti ed in particolare della
legge di stabilità per il 2014 (art. 1. C. 569 l. n. 147 /2013).
Questa legge, ha rafforzato i limiti alla costituzione di società ,
all’assunzione ed al mantenimento di partecipazioni da parte degli
enti locali, ha introdotto una procedura speciale per la dismissione
delle partecipazioni societari, ed è espressione compiuta del
ripensamento del legislatore, preoccupato che lo schermo societario
potesse essere utilizzato, con un vistoso sviamento dalla sua
finalità precipua, per eludere regole poste a tutela della
concorrenza e del mercato ovvero essere utilizzato in settori
estranei alle missioni istituzionali delle pubbliche amministrazioni.
A Bologna
Ben
inteso Seribo non fa parte della aziende in perdita o inefficienti.
Tuttavia, il contratto con Seribo
era già scaduto e prorogato per un anno. L’autorità nazionale
anticorruzione, a risposta di quesito del comune di Bologna,
ha escluso la possibilità di rinnovo del contratto con Seribo e la
necessità di andare a nuova gara (AG 28/14 21 maggio 2014, in ).
L’ente locale ha quindi scelto di far cessare la società, invece
che riacquistare la partecipazione e metterla a gara con procedura di
appalto per scegliere un nuovo socio privato. La scelta sembra porsi
in coerenza con il disfavore del legislatore verso il mantenimento di
società partecipate quando non indispensabili al perseguimento degli
scopi istituzionali dell’ente, ma soprattutto in una ottica di
contenimento della spesa pubblica. Ciò detto chiudere oggi ha più
di una convenienza, anche alla luce delle norme incentivanti di cui
all’ultima legge di stabilità. Il servizio mensa, che non potrà
essere a gestione diretta, dovrà essere allora affidato ad un
privato, scelto mediante procedura ad evidenza pubblica.
Tra i successivi passi si
dovranno osservare e attendere, con grandissima attenzione: il bando,
che certo farà gola a tantissimi soggetti e non solo nazionali e il
ricollocamento del personale, materia questa che spetta ai sindacati.
Il rapporto tra il nuovo gestore e l’ente locale, che rimane
titolare del servizio, sarà disciplinato da un contratto di
servizio, il cui contenuto sarà rilevante ai fini di garantire la
qualità nell’erogazione del servizio, nonché i controlli
sull’attività del gestore. Si potrebbero cercare nuove strade per
una partecipazione dell’utenza, che nell’ultimo periodo ha
manifestato una grande attenzione e preoccupazione per la qualità
dell’alimentazione dei propri bambini.
Prof
Avv Silvia Nicodemo e Laura Branca