BoNidi |
Qualche giorno fa Matteo Renzi ha annunciato tra il serio e il faceto "l'operazione nonna". La sostanza del discorso è: pensioniamo prima le donne che vogliono occuparsi dei loro nipotini... E in fondo non c'è nulla di male in questo. Nessuno crede che le nonne, se vogliono, non possano occuparsi dei loro nipotini. Ma il fatto che non si tratterebbe più di fare la nonna ma di fare la babysitter non pagata e sempre disponibile, che è diverso. E se li curassero a tempo pieno, i bambini perderebbero un'occasione educativa e di integrazione, che solo un servizio educativo di grande qualità può portare. Dati questi riconosciuti da molti studiosi, non ultimo il premio Nobel per l'economia Heckman. Diciamo che se le nonne curassero i piccoli si risolverebbero tante cose a costi zero. Così in città come Firenze, Parma e Roma, tanto per citarne tre di grande attualità, smetterebbero di protestare. Vediamo insieme cosa accade.
Firenze sta appaltando a soggetti privati i pomeriggi di alcune scuole d'infanzia. Abbiamo già trattato la notizia e da allora poco è cambiato. L'ultimo sciopero si è consumato il 21 maggio scorso, quando per le vie della città, si sono contate oltre 400 persone con cartelli e striscioni per dire "no al privato". E forse si tratta di sarcasmo, forse si tratta di stanchezza, stanchezza nel riportare sempre le stesse notizie, ma non posso che chiedermi: perché i cittadini protestano oggi per una situazione in essere da anni? Alcuni dati per spiegare li trovate qui: sono i dati ufficiali della regione Toscana e sono di una precisione non comune, posso assicurare. Dal 2008 al 2011 i servizi 0-6 sono cresciuti del 24%. Si registra la media più alta di privati a livello nazionale (a gestione indiretta). Firenze è la città con più servizi, sia parlando in generale, che solo di servizi a gestione indiretta. In numeri: gestione diretta 67, gestione indiretta 85.
C'è un incremento esponenziale della gestione privata. Ma al di là dell'eterno dibattito: Privato, si, Privato, no, quello che sta avvennedo a Firenze è emblematico: si fa una manovra grossolana su un servizio delicatissimo. Il bando di appalto è licenziato in poco tempo, con un'evidenza pubblica che sarà pubblica per poco, non consentendo un'ampia adesione di partecipazione.
A settembre poi si accalcheranno nello stesso luogo di lavoro tre diversi contratti: tra lavoratori pubblici, con contratti "scuola" (i vecchi assunti), personale pubblico con contratti "Enti locali" (assunti dall'anno scorso) e il nuovissimo personale con contratti che ancora non conosciamo, ma che saranno certo diversi dai primi due.
Ciò significa lo stesso lavoro con stipendi diversi, orari diversi, diritti diversi...
Risultato: un bel pasticcio in cui, ne siamo certi fin da ora, i bambini ne risentiranno per primi e senza possibiltà di difendersi.
A Roma Durante il ricorso al Tar sono stati presentati oltre 6000 documenti da parte di cittadini, in cui si dimostrava come la modifica dei contratti ad educatori e insegnanti abbia creato situazioni di difficile gestione con la presenza anche di 15-20 bambini per un solo educatore. Situazioni costanti e non straordinarie! La delibera di giunta n.236 del 1 agosto 2014 applicato solo in seguito e per un breve periodo ha provocato tanti scioperi, e indirettamente la caduta dell'assessore competente, e, penso di poter affermare il conseguente abbassamento della qualità educativa, eppure... Eppure c'è voluto un ricorso e l'impegno dei genitori romani del Gruppo Zero-Sei, per far valere i principi legali, in cui si stabiliscono i rapporti numerici bambino/educatore, rapporto, che come abbiamo evidenziato, anche l'ex assessore regionale Aldo Forte aveva ribadito a chiare lettere in una circolare.
A Parma il conflitto sta di nuovo salendo, questa volta lo scontro si misura tra sindacati (cgil, cisl e uil) e amminstrazione. Il nodo è la riorganizzazione dei servizi che secondo i sindacati vedrà un taglio di oltre 200 posti per bimbi e che riguarderanno circa 18-20 posti di lavoro. Torneremo sulla faccenda con dati e voci dei soggetti in conflitto.
In generale possiamo fare alcune considerazioni. I servizi educativi sono un nodo cruciale, o almeno uno dei tanti nodi per le Amministrazioni locali, che tentano di risparmiare su tutto mentre i cittadini coninuano a volere servizi, li pretendono di qualità e li preferiscono molto spesso pubblici.
All'orizzonte non si profila un'unità d'intesa tra i soggetti che protestano, che protestano in modo caotico e disorganizzato, per brevi periodi e non riescono a produrre un vero dibattito politico.
Dall'altra parte le Amministrazioni appaiono confuse e senza troppe idee per tentare qualcosa di veramente difficile se non impossibile: mantenere dei servizi di qualità con nessun fondo stanziato dallo Stato. Quei fondi sono stati annunciati nel ddl 1260, oggi incardinato nella Buona Scuola. Quei fondi però, anche se la Buona Scuola dovesse venire approvata, non si capisce da dove salteranno fuori e in che tempi. Risultato: i nidi e i servizi educativi sono in pericolo di chiusura come ormai da anni sta già accadendo. Una chiusura che ritroverà conforto e giustificazione nelle mancate iscrizioni dei genitori, i quali trovano rette sempre più alte e un calo della qualità. Cosa che abbiamo descritto qui solo in alcune città ma che succede in molte altre.