Ieri è stata la giornata contro la violenza sulle donne, ricorrenza che ogni 25 novembre, da quando nel 1999 la giornata internazionale è stata istituita dall'ONU, porta il mondo politico e la società civile a riflettere su un fenomeno bollato dalle Nazioni unite come "una seria minaccia per il progresso".
Un fenomeno che ha tante facce e spazia dai crimini atroci commessi contro le donne e le ragazze nelle zone di conflitto agli abusi domestici. La giornata per l'eliminazione della violenza contro le donne è stata anche il primo dei 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere, 16 giorni che termineranno simbolicamente il 10 dicembre, giornata per i diritti umani. Nel mondo una donna su tre ha subito nel corso della sua vita violenza fisica o sessuale, percentuale che sale drasticamente fino a raggiungere in alcuni paesi il 70% della popolazione femminile.
Tante sono le forme di violenza contro le donne, tante quelle che, anche da noi, si celano dietro le mura domestiche, gravi e drammatiche le conseguenze. Maltrattamenti che spesso si ripercuotono sui bambini vittime di quella che viene definita violenza assistita. Un fenomeno che si verifica ogni volta che un minore assiste ad atti violenti tra familiari.
“Le violenze sulle donne, quando sono madri, colpisce anche
i bambini che assistono agli episodi di maltrattamento, lasciando su di loro
tracce indelebili" ha ricordato Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia – Europa di Save theChildren. Secondo i dati Istat dello scorso giugno, e ripresi dall’Atlantedell’infanzia a rischio in Italia, più
del 65% dei figli delle donne che hanno subito violenza hanno assistito agli
episodi di sopruso. Figli che in un caso su quattro sono stati essi stessi
vittime di violenza, con un 4,5% di bambini che è stato spesso coinvolto. “Nel
2014 sono stati 50mila i casi dei bambini diventati essi stessi oggetto di
gravi minacce da parte di partner aggressivi e violenti, come forma di
ritorsione contro le madri. Anche questi bambini sono vittime di quelle
violenze ed è fondamentale proteggerli e tutelarli da ogni forma di
maltrattamento, che in questi casi è soprattutto una violenza psicologica”
questi i numeri dell’allarme lanciato da Save the Children alla vigilia del 25
novembre.
Una violenza quella assistita che può avere gravi effetti a
breve e a lungo termine. “I bambini non sono mai semplici spettatori e spesso
queste situazioni familiari hanno su di loro un impatto drammatico sia di tipo
fisico e psicologico che morale, con ripercussioni che possono durare tutta la
vita” ha spiegato ancora Raffaella Milano. Il contesto in cui questa violenza
si manifesta è quello dei maltrattamenti in famiglia, un fenomeno spesso ancora
negato anche dalle stesse donne, vittime che, in alcuni casi, non si
allontanano dai partner violenti per non turbare i figli, figli la cui serenità
è però di fatto compromessa da ciò che sono costretti a vedere o a vivere anche
se indirettamente.
“Bisogna sensibilizzare, formare e lavorare in
collaborazione con pediatri, insegnanti, operatori delle forze dell’ordine e
con tutti coloro che possono svolgere un ruolo attivo nell’individuare e nel
proteggere i bambini che vivono questo dramma tra le mura domestiche,
promuovendo la crescita di una formazione specifica nel nostro paese per la
prevenzione e per la presa in carico delle vittime”: questo l’appello lanciato
dall’organizzazione umanitaria per contrastare il fenomeno. Contrasto, presa in
carico e prevenzione possono inoltre contribuire a rendere meno drammatico il
futuro. C’è, infatti, un altro dato che non può essere trascurato: chi assiste
alla violenza del padre sulla madre corre un rischio più elevato di essere a
sua volta un partner violento. Dato che, anche isolato, rende più urgente rispondere alla necessità di potenziare “su
tutto il territorio nazionale la rete dei servizi sociali e sanitari per
contrastare la violenza assistita, un fenomeno gravissimo e ancora oggi troppo
spesso trascurato”