Partecipare per crescere Ci siamo arrivati! Un immenso contenitore di dati elabora le nostre domande e ci fornisce risposte, soluzioni, interagisce con noi, risolve anche i quesiti più bizzarri, a volte il linguaggio dell’intelligenza artificiale sembra colorarsi di umano, ci accoglie sempre con gentilezza e ci ringrazia.
Insomma questa machiavellica invenzione si è frapposta tra noi e la nostra capacità di intelligere senza ricorrere a questa aliena creatura di cui non sappiamo quanto l'essere umano sappia e voglia gestirla con coscienza e consapevolezza.
I prodromi del suo avvento non sono confortanti, già spopolano video manipolati abilmente che ci mettono in grande confusione perché non sappiamo distinguere se quello che stiamo vedendo ed ascoltando sia la realtà o una finzione.
La solitudine, terreno fertile per l’IA
Il problema non è l'intelligenza artificiale ma piuttosto è l'aver abdicato come genitori, insegnanti, educatori all'ascolto autentico, al tempo dedicato, alla comunicazione empatica, la realtà amara è questa solitudine profonda dove stiamo sprofondando e l’IA diventa inevitabilmente un terreno fertile, un sostituto virtuale di attenzione, un immaginario collettivo di dispensatrice di “affetto” a richiesta immediata, non fosse altro per la tempestività delle risposte a qualsiasi quesito, senza che ci sia confronto, criticità da affrontare, sguardi da sostenere, lei è lì, presente a qualsiasi ora del giorno e della notte, pacata entra nella tua vita, é stata programmata per comprendere quello di cui hai bisogno, assume toni confidenziali, ti chiede addirittura scusa se le sue risposte non sono esaurienti.
Ti saluta con gentilezza mai una parola fuori posto.
Dopo un po' di tempo che viene utilizzata con questi presupposti è quasi inevitabile che possa diventare come una qualsiasi altra droga, una droga che non ha costi, facilmente reperibile, forse molto più insidiosa e subdola perché il rapporto di dipendenza e di successivo estraniamento dalla realtà avviene lentamente e gradualmente.
La disumanità… alleata dell’IA
Quello che osservo di questi nostri tempi difficili è che l’ intelligenza artificiale rischia di diventare un problema se la disumanità prenderà sempre più spazio e voce. La disumanità è alleata del cattivo utilizzo dell'IA. Siamo sempre noi genere umano, ad avere la responsabilità del nostro agire, delle nostre scelte. Sempre di più le azioni di chi ci governa e delle istituzioni vanno verso l'individualismo a danno della comunità.
Per costruire una visione che preveda un NOI, dove la solidarietà e l'attenzione verso i più fragili sia pensiero e pratica quotidiana, significa impegno, partecipazione, etica e scelte politiche chiare e coraggiose che vadano in questa direzione.
Ogni volta che l'essere umano rinuncerà alla sua umanità si aggiungerà un tassello inquietante di ferocia e crudeltà che assumerà le tante facce che già conosciamo, ( guerre, femminicidio, ingiustizia, suicidio ecc) per ogni pezzo di comprensione e accoglienza mancata, rinnegata, qualcunœ si caricherà di odio e risentimento, l'individuo alzerà muri, metterà confini, la diffidenza diventerà il nostro pane quotidiano.
Innamorarci di nuovo dell'umano essere
La via d'uscita si chiama umanità, incontro con l'altro diverso da me, si chiama contatto, corpo, sguardo, sensi accesi …e arte in tutte le sue declinazioni.
Il pericolo reale nell'avvento della IA, sta nel graduale allontanamento dalla vita reale, il nostro ripiegare su noi stessi, rinunciando alla vita vera per la paura di soffrire . Vivere pienamente significa metterci in gioco, rischiare il fallimento, ma solo attraverso l'esperienza, la ricerca, l'esplorazione, il confronto abbiamo la possibilità di evolvere e migliorare.
Nel condividere e cooperare impariamo a rispettare lo spazio e il pensiero dell’altro, e nello stesso istante la nostra peculiare identità prende forma, spessore e sostanza.
L'intelligenza artificiale deve stare al nostro servizio, dovremmo utilizzarla con coscienza e responsabilità, non lasciamo che si appropri della nostra sensibilità, empatia, umanità. Questo sarebbe un enorme fallimento irreversibile.
Anna Maria Mossi Giordano
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