L'infanzia a Rimini: Sotto il segno MENO













Cronaca cittadina. Il  quadro generale che si sta dipingendo a Rimini è preciso secondo Nicola Nicolosi coordinatore Nazionale della CGIL. Nicolosi descrive in un comunicato la situazione per brevi punti: meno servizi pubblici, meno servizi privati, meno posti per tutti bambini e meno lavoratori occupati... Un bel risultato dovuto della politica locale. Vediamo le cose più da vicino e riprendiamo i numeri della cgil: meno 55-60 posti nido, meno 10 posti al nido interaziendale,  meno 484 posti pubblici che sono andati al privato e oggi meno 15 posti di lavoro per le educatrici del privato.

Il fatto è che se si sono esternalizzati nidi e scuole pubblici tramite un bando solo qualche mese fa, ma ora il comune non rinnova  la gestione di nidi già in essere e reinternalizza altri sezioni con spreco di risorse pubbliche e creando un grandissimo caos, che non fa contento proprio nessuno.
Per l'anno prossimo si prevede anche il trasferimento dei bambini di una scuola d'infanzia, in un'altra scuola della città, che accoglierà 75 nuovi bambini, con il concreto rischio, di avviare classi pollaio.
Intanto a Rimini ci sono lunghe liste d'attesa e ci sono 4 gestori diversi a regolare l'educazione tra: comune, soggetti private, Asp e Stato. Questa frammentazione porta con sé confusione (anche organizzativa) e il fatto che si continui a cambiare le percentuali di gestione porta precarietà. 
Si cambia seconda delle normative (che mutano velocissime), a seconda dei soldi in bilancio, a seconda della debolezza politica e  della forza economica dei privati che gestiscono il "mercato".
Forse era noioso quando i servizi erano tutti o pubblici, ma c'era un po' più di chiarezza e c'erano anche maggiori garanzie qualitative per i bambini. E se dovevamo cambiare necessariamente il modello pubblico, è a anche vero che i risultati a cui siamo approdati, sono deludenti e poco chiari.
Mentre cambiano le percentuali gestionali, i soldi pubblici si spostano di qua e di là, i lavoratori rimangono a casa e i bambini hanno meno certezze di seguire un buon progetto pedagogico, di avere continuità educativa, di avere in sezione personale che li cura e li educa serenamente.
Il tutto per cosa? Un risparmio sul bilancio comunale alla voce infanzia? Non risulta. Più posti al nido? No, possiamo dire che questo non si è verificato...Allora perché? Una domanda che è sempre utile porsi con massima attenzione e tanta costanza.