Intervista
a...Vedere
tuo figlio mentre è al
nido dando una sbirciatina allo smartphone è
oggi possibile. Succede al micronido
Piccoli Tesori di
La Spezia. Ma è una buona soluzione per arginare possibili violenze?
Può garantire maggiore sicurezza ai bambini? Per quanto ognuno di
noi con ogni probabilità
ha
una risposta immediata, la faccenda, non è affatto semplice e va
valutata con attenzione. Per capire possibili effetti, positivi e
negativi, abbiamo incontrato Ilaria
Maggi,
presidente della Onlus La
Via dei Colori.
Associazione che da quasi sette anni sta operando in questo difficile
settore, trovando soluzioni concrete dentro e fuori dalle scuole.
Telecamera "aperta" ai genitori: può essere una soluzione?
La
telecamera è una “non-soluzione” apparentemente facile: un
palliativo. Sicuramente è un modo per tenere a bada la
legittima apprensione dei genitori, illudendoli di avere la
situazione sotto controllo, ma da sola non è una soluzione
preventiva.
Perché? Ipotizziamo
che l'educatrice cominci a picchiare tuo figlio mentre tu sei in
ufficio davanti al telefonino. Mettiamo che tu veda qualcosa che non
va, magari qualcosa di grave. Quanto ci metti a raggiungere tuo
figlio ed
a fermare la violenza? Cosa faresti? Arriveresti sempre e comunque
DOPO il fatto. Troppo
tardi. Da
anni ci occupiamo di violenze dentro e fuori alle strutture educative
e di cura (scuole, case di cura o altro). I dati che abbiamo raccolto
all’interno del nostro Osservatorio
sulle Relazioni educative e di cura,
ci danno indicazioni circa i comportamenti dei soggetti che
maltrattano ma anche circa i comportamenti delle
persone a loro vicine oltre che i danni effettivamente riscontrabili
e riscontrati sulle (purtroppo numerose) vittime da noi valutate.
E... Molto
spesso chi maltratta non si preoccupa di essere visto e chi assiste
difficilmente interviene. Questo, secondo quanto emerge, accade per
una serie innumerevole di fattori. Ma al di là
delle
tante esperienze ascoltate e raccolte da me ed in associazione,
questo è un dato che si ritrova in quasi tutte le cronache
sull’argomento.
Perché? Spesso
anche davanti all'evidenza di maltrattamenti videoregistrati, chi fa
violenza, nega l’evidenza.
Il
colpevole spesso dichiara di non essersi comportato
MAI male, sostiene di non aver fatto nulla di grave, o semplicemente
di aver tentato “solo” di correggere comportamenti sbagliati del
bambino nell’unico modo possibile.
A volte
anche fra i parenti delle vittime è riscontrabile il fenomeno di
“negazione” come anche la sotto valutazione della gravità del
fatto: “vabbeh
qualche schiaffo non ha mai ucciso nessuno!”, “no, mio figlio sta
bene e non si è fatto impressionare perché ha un carattere forte”.
La
telecamera quindi non è
un
deterrente? No,
o
almeno non lo è nella maggior parte di casi e oltre tutto può
essere facilmente evasa. Si possono dare pizzicotti sotto al banco e
comunque ci sarà
sempre
un “angolo scoperto o buio” dove la telecamera
non c'è.
Più
semplicemente, se il "cattivo"
sa dov'è
la
telecamera può
benissimo evitarla. La funzionalità
e l’efficacia
delle telecamere utilizzate in fase di indagine infatti, è dovuta
essenzialmente al
“fattore
sorpresa” in
quanto sono telecamere nascoste di cui si ignora l’esistenza.
Quali
rischi può comportare un'app "spiona"? Il
primo rischio è che genitori particolarmente ansiosi si precipitino
a scuola o al nido, in ogni momento, per chiedere conto di qualunque
cosa. La
maestra,
in questo caso, invece di insegnare sarebbe costantemente impegnata a
giustificarsi per le scelte educative.
Sono
troppe le interferenze? Diciamo
che crediamo che ognuno dovrebbe avere il suo ruolo educativo nel
rispetto dell’altro e nella collaborazione e fiducia reciproca. I
genitori dovrebbero educare a casa, gli insegnanti e gli
educatori
al nido e
nelle scuole. Se
vengono a mancare fiducia e rispetto, le cose non possono funzionare.
Crediamo
che il sistema debba prevedere controlli e monitoraggi che permettano
a tutti di essere o lavorare sereni ed è in questa direzione che sta
andando la ricerca de La Via dei Colori.
Altri
possibili rischi?
Le
immagini in chiaro, trasmesse in rete, potrebbero essere facilmente
intercettate da qualche malintenzionato nonostante password o altro.
Realtà sconcertanti infatti si sono scoperte in quella parte della
rete chiamata Deep
Web. Le
immagini “rubate”
quindi,
potrebbero essere usate per scopi impropri.
Ad
esempio? Poniamo
che le immagini del nido, anche se protette da password, arrivino a
persone malintenzionate. Vedendo i filmati del nido, queste persone
potrebbero conoscere le abitudini dei bambini, i loro gusti, magari
il pupazzetto preferito o sapere gli orari e i luoghi che
frequentano. Questo potrebbe rendere più facile accostare i piccoli
e fargli del male. E' una possibilità
remota,
ma non impossibile.
Quindi
no alla telecamera? L'uso
delle telecamere non è necessariamente dannoso. C'è modo e modo di
usarle. La nostra associazione non è contraria ma riteniamo che NON
siano preventive e che oltre ad essere un preziosissimo ausilio alle
indagini, potrebbero essere utili solo contestualmente ad un piano di
prevenzione molto più ampio che deve necessariamente cominciare
con una
selezione accurata e puntuale a monte delle assunzioni. Inoltre,
anche in questo caso, le telecamere dovrebbero comunque essere a
circuito chiuso, con immagini criptate e visionabili solo dalle Forze
dell’Ordine
a valle di una denuncia o di una segnalazione, così come era stato
richiesto nelle ultime proposte di legge. Le registrazioni inoltre
dovrebbero essere mantenute, per ovvie ragioni, per almeno 30 giorni
(cosa attualmente non prevista neanche nella proposta di legge). Ci
sono moltissime variabili da tenere in considerazione per evitare che
un ausilio potenzialmente efficace (indispensabile nelle
indagini), diventi
per assurdo addirittura controproducente.
Quindi
no all'APP ? Come
mamma e come persona ormai abbastanza esperta in questo settore,
rispondo con un no secco e lancio una provocazione: se tu genitore
dovessi scegliere la scuola di tuo figlio fra due sole possibilità,
ossia un nido dove il personale è selezionato accuratamente,
formato, monitorato nel tempo e supportato con una supervisione
costante ma senza telecamere, oppure un
nido dove l’unico
plus rispetto
agli obblighi attualmente vigenti siano le telecamere, cosa
sceglieresti?
Nel
primo sarei certo più tranquilla... Nel
primo nido sarebbe effettivamente meno probabile che tuo figlio venga
maltrattato! non è forse questo che vogliamo? Le risorse da
investire per selezionare, monitorare e formare il personale non
sarebbero certo banali, lo so bene perché noi lo facciamo,
ma crediamo
siano più facilmente percorribili rispetto a quelle
necessarie per l'installazione di telecamere.
Finalmente potremmo cominciare a parlare di “prevenzione” e non
più solo di “indagini, arresti e cura”. Questo
però si potrà ottenere solo abbattendo il
potenziale pericolo di mettere i nostri bimbi nelle mani di personale
non idoneo. Ovvio che la perfezione potremmo averla mettendo in atto
un protocollo di prevenzione che contempli tutto ciò di cui abbiamo
parlato, ma razionalmente occorre anche fare uno studio sulle
priorità
e
sulla fattibilità
delle
ipotesi, oltre che sul triste ma necessario rapporto costi/benefici.
Dobbiamo
mettere in atto soluzioni che possano garantirci di EVITARE e
PREVENIRE i maltrattamenti e non di video registrarli
perché
quando le telecamere dovessero registrare uno schiaffo, sarebbe già
“DOPO”.
La
vostra associazione fa formazione nelle scuole? Facciamo
formazione nei nidi e nelle scuole che ne fanno richiesta così
come forma il
personale operante
nelle strutture educative e di cura. Abbiamo noi stessi messo in
piedi un Progetto di Ricerca, chiamato Officine a Colori, nel quale
selezioniamo, formiamo e monitoriamo i nostri collaboratori.
Attualmente lo Staff delle Officine a Colori è composto da circa 25
operatori impegnati
in
attività
educative
appositamente studiate per bambini e genitori. Tutti i dati vengono
monitorati e diventano un mezzo per migliorarci. Il Progetto parte
dal presupposto che sia necessario il coinvolgimento di tutte le
parti interessate: genitori,
adulti di riferimento, insegnati e bambini, ai quali si
aggiungono un'attenzione
specifica agli strumenti educativi utilizzati, all'architettura e
predisposizione degli spazi oltre al rispetto per
l'ambiente.
E' nata con queste finalità La via dei colori?
L’Associazione
è nata nel 2010 per offrire
assistenza legale e psicologica ed ormai lo fa in oltre 95 processi e
con oltre 500 famiglie vittime di maltrattamenti.
E ora?
Adesso la ricerca
sui metodi educativi e di prevenzione hanno acceso davvero la luce
della speranza, anche se è
un percorso
difficile
e tortuoso. Se
vogliamo cercare una soluzione efficace, dobbiamo imparare, senza
paura, a guardare in faccia questo mostro!
E quindi ammettere che?
Che gli insegnanti “cattivi"
purtroppo esistono e dobbiamo prenderne atto anche se sono pochi per
fortuna. Occorre però comprendere chi siano queste persone e quale
falla abbia permesso loro
di
arrivare all’interno
del sistema. Una volta intercettate, queste persone devono essere
“demansionate”
e
rese inoffensive per le categorie deboli. Se
colpevoli,
infine, dovranno essere allontanate per sempre dal
sistema scolastico e assistenziale ed affidate alla giustizia.
E per prevenire?
Per
realizzare un sistema valido di prevenzione, pensiamo sia
necessario investire il più possibile sui “bravi
insegnanti”
perché loro saranno le migliori “telecamere” che potremmo mai
desiderare. Occorre dar spazio e tutelare le tantissime persone che
si meritano il
ruolo di
insegnante o di educatore e che hanno bisogno e diritto di avere
tutta la nostra fiducia ed il nostro sostegno affinché possano far
crescere bene e sereni i nostri figli.