BolognaNidi |
Intervista a...“Basta compiti!” È una petizione che potete
leggere qui,
è un sito, eccolo qui,
ed ha anche una pagina fb (qui).
La petizione ha raccolto tante e tante firme, oltre 25mila. La
battaglia contro i compiti ha un ideatore che da 15 anni opera in tal
senso. Lui è Maurizio Parodi, dirigente scolastico genovese,
indipendente, anticonvenzionale e per certi aspetti radicale. Ha
scritto anche un libro che potete acquistare da qui
e insieme ad altri ha redatto un manifesto in cui spiega le
motivazioni per cui “Basta compiti!”. Parodi ha un modo di
parlare ricercato, a volte pittoresco e sempre estremamente preciso.
Il suo pensiero si snoda da un concetto all’altro con limpidezza e
non si ferma finché non ha finito di dire tutto, poi si spegne e
ascolta attento la domanda successiva. Parlando con lui ci
accorgeremo che quella che potrebbe sembrare una “missione” che
riguarda solo la scuola dai sei anni in su, interessa anche la scuola
d’infanzia e tutti i bambini a cui, non è difficile convincersene,
stiamo rubando l’infanzia.
È partita la sperimentazione di Basta Compiti
in alcune regioni e scuole in Italia: ce ne parla? Non sono io l’artefice di questa
sperimentazione, so solo quello che ne ho letto sui giornali.
Mi faccia capire: il Miur ha fatto partire una
sperimentazione su un tema di cui vi occupate da anni e non vi ha
coinvolti? Non credo che l'iniziativa sia partita dal
Ministero, comunque nessuno ci ha interpellati: strano, per certi
versi incredibile, ma vero.
Eppure da anni in alcune scuole non si danno i
compiti... Si. Sono oltre 500 gli insegnanti, di ogni ordine
e grado, iscritti al gruppo Facebook: “Docenti e Dirigenti a
Compiti Zero”, che non danno compiti a cosa. Sono la dimostrazione
vivente che una scuola senza compiti è possibile, ovunque, nelle
condizioni (spesso disagiate) di normale funzionamento delle scuole,
non necessita di riforme ingegneristiche o programmatiche e nemmeno
di “sperimentazioni” o del prolungamento dell'orario scolastico:
qualunque insegnante può farlo; non occorrono neppure l'approvazione
del dirigente scolastico o degli organi collegiali. Volendo avviare
una sperimentazione seria in tal senso, il Ministero dovrebbe
valorizzare l'esperienza di chi, da anni, non dà compiti, acquisirne
le testimonianze e monitorarne l'attività didattica.
Passiamo ad altro argomento. I compiti,
scrivete nel vostro manifesto, sono dannosi. Ci spiega meglio questo
concetto? È bene precisare che non siamo solo noi a
sostenere che i compiti sono dannosi anche perché discriminanti. I
compiti fanno risaltare le differenze sociali, culturali ed
economiche della famiglia di provenienza. Se un bambino ha genitori
poco presenti, poco colti, se vive in case senza libri, è ovvio che
si troverà più in difficoltà rispetto a un bambino che vive in
famiglie più agiate, con un grado di cultura maggiore e che avrà
più possibilità di essere aiutato.
Chi altro sostiene questa ipotesi? Molti studi lo dimostrano. Cito alcuni testi,
ormai classici: Harris Cooper: “La battaglia dei
compiti”, Alfie Kohn: “Il mito dei compiti”, Sara Bennett &
Nancy Kalish: “Contro i compiti”,Etta Kralovec
& John Buell: “La fine dei compiti”, Philippe
Meirieu: “I compiti a casa”, e, da ultimo, Maurizio Parodi:
“Basta compiti! Non è così che si impara”. Di recente
anche il Ministro dell'istruzione francese ha denunciato la gravità
del problema, proponendo di aumentare l'orario scolastico, così da
eliminare l'impegno domestico, proprio per evitare l'aumento delle
diseguaglianze sociali causate dai compiti. Una soluzione che reputo
sbagliata, comunque non necessaria, lo dimostrano, come ho appena
ricordato, gli oltre 500 insegnanti italiani a “compiti zero”; è
però molto importante che il Ministro di un grande Paese europeo
riconosca un dato di realtà colpevolmente disconosciuto dagli
insegnanti italiani: i compiti a casa sono un fattore di
discriminazione culturale e sociale.
I compiti sono ingiusti? Si, anche perché a tutti gli alunni si danno gli
stessi compiti (discriminanti anche perché indiscriminati). In
classe però ci sono 28 alunni che hanno diverse esigenze e
difficoltà. Non tutti gli studenti impiegheranno lo stesso tempo a
svolgere il medesimo incarico. Cosa c’è di più ingiusto che
trattare tutti allo stesso modo? “Fare parti uguali tra diversi non
è democrazia”: una delle tante “lezioni” di don Milani che la
scuola italiana non ha mai imparato.
La scuola funziona ancora da ascensore sociale?
Un tempo lo era... No, non più. Al contrario, è diventata un
moltiplicatore di diseguaglianza sociale. Sempre don Milani ebbe a
definire la scuola “un ospedale al contrario: cura i sani e
respinge i malati”. Ma la situazione è peggiorata, di molto:
adesso la scuola fa ammalare i sani, come dimostra la proliferazione
di certificazioni (BES, DSA) e diagnosi (ADHD, Depressione
infantile). Purtroppo degli insegnamenti di grandi Maestri, pure a
noi molto vicini, non è rimasta traccia: Montessori, Freinet,
Milani, Dolci, Lodi, Rodari, Munari... giganti non solo del pensiero
pedagogico, ma anche dell'azione didattica totalmente dimenticati,
forse non per caso...
La scuola educa oltre ad impartire nozioni? Si, certo qualunque maestro o professore, anche il
più freddo e distante, educa gli studenti senza dubbio, nel bene
come nel male; ma già la stessa organizzazione dello spazio, del
tempo, le routine, i rituali sono “profondamente” educativi, nel
bene come nel male...
Perché alla scuola primaria si danno i
compiti, mentre all’infanzia o al nido no? Anche in alcune scuole dell’infanzia si
cominciano a dare “compitini” (schede e addirittura libriccini),
nella logica, perversa, della “prescolarizzazione”. Purtroppo si
tende sempre di più ad anticipare. Anche alla primaria. Si anticipa
oggi, più di ieri con risultati pessimi. Siamo isterici e
compulsivi: si deve imparare il più possibile, il prima possibile e
il più in fretta possibile; quando sarebbe invece necessario
“perdere tempo” con i bambini... è quello più proficuamente
impiegato.
L’infanzia anticipa come? All’ultimo anno si svolgono attività (con
schede) di pre-scrittura, pre-lettura, pre-calcolo... E il lavoro
iniziato a scuola talvolta prosegue anche a casa, con grande
soddisfazione di molti genitori, felici di vedere che i loro figli
già scrivono... ovviamente quelli che riescono, e gli altri?
Anticipare fa male? Si, anticipare e caricare di compiti fa male.
Porta a inevitabili fallimenti e frustrazioni che spesso segnano
indelebilmente i bambini, ne debilitano l'autostima. Sono sempre di
più gli studenti che “evidenziano” problemi di apprendimento poi
certificati con le sigle ormai note: BES e DSA. Ma siamo proprio
sicuri che la scuola sia giusta e siano “sbagliati” gli studenti?
I compiti piacciono ai genitori? Piacciono ai più o sono considerati un male
inevitabile. Nonostante le grandi frustrazioni, le sofferenze che
procurano, la maggior parte dei genitori considera la quantità di
compiti assegnati un indicatore di qualità della scuola e di serietà
dell'insegnante. Nonostante alcuni genitori svolgano i compiti fino a
tarda sera con i figli e persino al posto dei figli, si continua a
credere che fare i compiti sia utile, necessario e che per apprendere
si debba penare oltremisura, in omaggio a una perversa pedagogia
della sofferenza, assiduamente praticata anche dai docenti.
Lei è preside e nella sua scuola è riuscito
ad applicare Basta Compiti? Nella scuole che ho diretto sono riuscito a
lavorare egregiamente, con i docenti, in favore di una didattica più
vicina ai bisogni dei bambini, ma sulla questione dei compiti non ho
mai ottenuto risultati apprezzabili. All'inizio di ogni anno
scolastico facevo passare le circolari del Miur nelle quali si
raccomandava di ridurre o evitare i compiti: lettera morta!
Nuove iniziative? Pochi giorni fa, ho inviato la petizione: “Basta
compiti!” alla Camera dei deputati che l'ha recepita e assegnata
alla Commissione Cultura. Ho sottoposto al parlamento Europeo
un'altra petizione, già “registrata”, nella quale si denuncia la
violazione del diritto sancito dall’art 31 della Convenzione dei
diritti internazionali del fanciullo (diritto al tempo libero e il
dritto al gioco...) causato, in Italia, dalla assegnazione di compiti
sempre più soverchianti. Stiamo realizzando un docufilm sulle
esperienze dei docenti a compiti zero e raccogliendo i post dei
genitori iscritti alla pagina Facebook del gruppo per realizzare un
“Libro bianco” sui compiti...