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Oggi incontriamo una
mamma speciale, Anna. Lei e la sua famiglia hanno girato un
documentario che pone più domande di quante risposte possa
restituirci. L’argomento, così come il film, è complesso e dai
contorni cangianti che continuano a sfuggire ad un tema circoscritto.
Figli della libertà è il suo titolo e indaga a tutto campo
l’educazione parentale. Oggi con Anna parliamo di figli della
libertà e dei motivi che l’hanno condotto con la famiglia a questa
scelta.
Anna dove sarà
possibile vedere Figli della libertà?
Sarà prossimamente
in programmazione a Vicenza il 27 novembre al cinema Odeon e Verona e il 1 dicembre al
cinema Aurora (maggiori info sulla pagina.
Il film è
disponibile anche per le Associazioni che ne fanno richiesta oppure è
possibile ordinare il DvD che contiene anche due ore e mezza di
extra. Il 4 dicembre verrà presentato all’Università di Genova
dove seguirà un dibattito con tema “Riflessione sull’educazione”
e tra gli ospiti ci saranno Paolo Mottana, ordinario dell’Università
Bicocca di Milano, alcuni docenti dell’Università di Genova, gli
educatori del nostro progetto Officina del Crescere e le maestre di
una scuola statale di Genova . Di questo siamo particolarmente
contenti.
Perché siete
particolarmente felici delle proiezione all’università?
Perché riteniamo
che sia il luogo giusto dove avviare un dialogo sull’educazione.
Oggi sono in molti a dire che la scuola va cambiata, ma appena la
tocchi, tutti s’arrabbiano e non si avvia un confronto costruttivo;
invece il nostro obiettivo e alimentare il dibattito sul tema
educativo e non dare risposte univoche su un tema cosi complesso.
L’educazione
parentale è contro la scuola pubblica?
Iniziamo col dire
che l’educazione parentale è un termine unico che descrive come si
muovono tante diverse realtà. Per maggiore chiarezza: c’è chi
educa i bambini in casa, e chi invece manda i figli in una “scuola
di fatto”. Detto questo alla domanda: siamo contro la scuola? Posso
parlare a titolo personale. E no, non sono contro la scuola.
Non contro la
scuola ma a favore di…?
Di un nuovo
immaginario di scuola, più a misura di bambino, come trovare sul
claim della locandina del film. Sono per la libertà di scelta per
tutti. Invece oggi è possibile accedere solo ad un certo tipo di
scuola, che lavora su un modello spesso coercitivo:
valutazioni-punizioni-obbedienza.
Com’è la
scuola tradizionale?
Io sono anche un
insegnate e la vivo “da dentro”. Credo che la scuola oggi abbia
molti problemi. Il più grande è che non mette al centro del suo
pensiero il bambino. Chiede al bambino di obbedire, lo tiene
inchiodati al banco, da degli standard da raggiungere, lo valuta
secondo test invalsi... Insomma a sei anni il bambino entra nella
spirale della produttività. E chi non condivide questo modello o il
bambino che non regge questi ritmi è fuori! E non ha altre possibili
scelte. Ci sono modelli pedagogici che seguono la strada
dell’indipendenza a e dell’autonomia come ad esempio il metodo
Montessori, Freinet…
Quando e come
avete scelto di non mandare la vostra bambina a scuola?
E’ stato un
percorso lungo e difficile. Che ha sollevato tante domande e dubbi.
Figli della libertà è il seguito di un altro documentario, in cui
raccontiamo la nostra “impresa” famigliare.
Quale impresa?
Un viaggio di 6
mesi, senza macchina e senza soldi, in un tour per indagare e capire
altri modelli di famiglia diversi dalla nostra, che spesso vivevano
in natura. In quell’occasione Gaia, la nostra bambina, ha
conosciuto e visto l’educazione parentale.
E’ stata Gaia a
scegliere di non andare a scuola?
Abbiamo scelto tutti
insieme. Quando ha iniziato la scuola primaria ci ha espressamente
chiesto di non mandarla più.
Prima andava a
scuola?
Si, ha frequentato
anche il nido anche se per pochi giorni la settimana e la scuola
materna a tempo pieno.
E’ stata
un’esperienza positiva?
Si, ci siamo trovati
bene tant’è che ancora oggi siamo in contatto con le maestre della
scuola d’infanzia. L’unica pecca è che mancavano gli spazi
esterni, ma questo è un problema della scuole di Genova.
Il “rifiuto”
è arrivato alla primaria?
Esatto, Gaia aveva
visto che c’erano altre possibile scelte educative. Ce le ha
chieste. Noi, io e Lucio, ci stiamo impegnando a fornirgli
un’alternativa.
Cosa dovrebbe
imparare a scuola?
L’autonomia,
l’autostima. E soprattutto dovrebbe imparare a capire chi è e cosa
vuole dalla vita.
Ma a questa
domanda può rispondere la scuola? Il bambino non ha gli strumenti
per rispondersi da solo?
Se gli adulti lo
impediscono, gli mettono “i bastoni tra le ruote”, lo costringono
a pensare solo al profitto, se non gli lasciano il tempo di fare da
solo, no, il bambino non riesce a trovare queste risposte.
Voi come genitori
come vivete la scuola di Gaia?
E’ faticosa e appagante. Siamo coinvolti in molti incontri in cui
discutiamo e ci si confrontiamo di continuo tra di noi genitori e con
gli educatori. Abbiamo costituito un’associazione e scegliamo
insieme in modo condiviso. Anche i bambini scelgono in modo
democratico cosa fare e come farlo.
Ci spiega meglio?
I bambini si mettono
in cerchio con gli educatori e scelgono cosa vorrebbero imparare e
come. E’ un momento di confronto in cui si imparano anche le regole
e il rispetto per gli altri; è il circle time, un metodo educativo
di Cèlestine Frenet, della scuola attiva.
Quanto pagate di
retta mensilmente?
Circa come al nido,
250 Euro al mese. Non siamo ricchi ed è una cifra impegnativa,
rinunciamo ad altro. Le pulizie le facciamo noi genitori.
La scuola è
riconosciuta dallo Stato?
No, è una “scuola
di fatto” non riconosciuta.
Crede sarebbe
importante un riconoscimento istituzionale?
Non lo so. Prima
vedo la necessità di aprire un dialogo.
Se qualcuno
volesse contattarvi per vedere il film come potrebbe fare?
Può scriverci
Family@unlearning.it
, richiedere il film online, oppure tenersi in contatto sulla pagina facebook figli
della libertà .