Open day. Tra scuola e nido

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Pensieri e parole...Oggi open day alle scuole medie. Aula piena di teste grige, facce tristi e un po' tese, qualche saluto caloroso e sorrisi. La preside, con occhi molto dolci, si presenta alla platea con un sorriso. E' vestita in modo formale ed elegante, tubino grigio, giacca coordinata, tacco alto e filo di perle al collo. In mano stringe un microfono, nell'altra un telecomando. Con questi due strumenti si prepara a fronteggiare il pubblico.

Dietro la sue spalle c'è uno schermo, dove  presto iniziano a scorrere slide con percentuali, numeri e pallini neri che si collocano su delle righe sottili. 
Sembra un pentagramma, ma i pallini al posto che disegnare note musicali, descrivono i risultati dei test invalsi appena svolti. 
La preside parla ininterrottamente di esami, di certificati e di test. E mentre il pubblico inizia a diventare chiassoso, la preside vira argomento e inizia a snocciolare i criteri d'ingresso.
La scuola, sostiene, è una di quelle che gode una certa fama e sono in tanti che spingono alla sua porta. Purtroppo, dice con una punta d'orgoglio, sono in tanti a rimanere fuori.
I genitori a questo punto rianimati iniziano a fare domande, sui punteggi, sui criteri, sulle modalità, ecc ecc

Le domande, sebbene diverse, hanno qualcosa in comune: tutte presuppongono un certo senso di competitività dettato dalla paura: "E se il mio rimane fuori???" 
Così in questo giorno di fine anno mi accorgo che la scuola si è rinnovata poco. E' esattamente priva di attrattiva e noiosa come la ricordavo, ma al contempo è diversa perché sta tentando  di scimmiottare, in modo goffo, il mondo del bisness.
Ritorno con la memoria a tempi più recenti, a quelli trascorsi agli open day dei nidi, quando gli educatori si presentevano in team e palavano di cosa avrebbero fatto i bambini durante la giornata e durante tutto l'anno. Quali attività avrebbero svolto, cosa avrebbero mangiato, quali libri avrebbero letto e quali competenze i piccoli avrebbero imparato  stando con gli altri...
E così ancora una volta torno a pensare che il nido avrebbe molto da insegnare alla cara e vecchia scuola.