Intervista
a Francesco Tonucci
ha dedicato la sua attività di ricerca all’educazione con
particolare attenzione ai all’infanzia. Ricercatore attento e
studioso dei processi evolutivi del bambino è anche un ironico
disegnatore di vignette che firma con lo pseudonimo di Frato.
Da più di vent’anni è responsabile del progetto internazionale
“La città dei bambini e delle bambine” un progetto di
ampio respiro che coinvolge tanti paesi in tutto il mondo. La citta dei bambini è anche un libro (vedi qui) che ha un seguito" Se i bambini dicono basta" (vedi qui) Oggi
parliamo con lui di città e di bambini e nel farlo attraverseremo
tanti campi come la politica, la sicurezza, la scuola, la gestione
del tempo... Il suo sguardo sui bambini e sulla società è per certi
aspetti radicale, sempre definito e molto fuori dal comune.
La città dei
bambini è un progetto che cambia la città e il bambino: come?
Recentemente pensavo
che le regole che governano lo sviluppo del bambino, tutto sommato,
le possiamo riassumere con tre parole.
Tre parole che
sono?
Prima, Fuori e
Insieme.
Partiamo dal
“Prima”?
Le
cose più importanti succedono prima, in
realtà succede tutto molto
presto. Noi adulti ci
preoccupiamo di quel che verrà, quel che succede dopo. Allora
alla scuola d’infanzia anticipiamo i
saperi della scuola
primaria, alla primaria ci
preoccupiamo di cosa
studieranno alla secondaria e via di seguito…
Si dice spesso “i
bambini sono il futuro”...
Appunto,
siamo concentrati a formare e modellare il cittadino di domani.
Invece tutti i più importanti studiosi di
pedagogia ci hanno insegnano
che il massimo sviluppo avviene nei primissimi giorni di vita.
E quindi?
Quindi
dovremmo impegnarci a non
perdere nulla dei primi momenti della vita di un individuo e non
concentrarci su quel che accadrà poi.
Passiamo alla
seconda parola: “fuori”
Fuori
sta per fuori
di casa, fuori da
scuola. Fuori succedono le cose più importanti e significative. Un
importante studioso, Bruner, ci
faceva notare che l’80%
dell’apprendimento del
bambino avviene prima
di entrare a
scuola.
Durante
il tempo libero e con i suoi pari.
“Fuori” dove?
Ovunque
in qualunque spazio libero: nel cortile, per strada, sul marciapiede,
nei terreni incolti, sulle scale del palazzo di casa…Invece
oggi i
bambini
sono
accompagnati
al giardinetto dentro
l’area gioco recintata e sorvegliati da adulti. Non gira
mai solo
in
città.
E invece dovrebbe
girare solo per la città?
Dovrebbe certo, con i giusti accorgimenti. E’ necessario ed è
fattibile se tutta la società si attiva e così siamo arrivati alla
terza parola: insieme.
Se il bambino
esce solo in strada cosa cambia?
Cambia
che tutta la comunità si
sente responsabile, si
attiva e presta attenzione.
In Italia ci sono
città particolarmente virtuose?
Pesaro
ha aderito al nostro progetto vent’anni fa. Oggi tutti i bambini si
muovo da soli nel tragitto tra casa e scuola in completa autonomia.
Con quali tutele?
C’è
un grande lavoro “dietro le quinte”. I
bambini con gli insegnanti
studiano i percorsi sulle mappe. Con
i vigili fanno
sopralluoghi
nei punti più critici.
Si coinvolgono degli adulti volontari che sorveglino e assistono
in caso di necessità.
Spesso sono commercianti. Ma
succede di raro che i
bambini chiedano aiuto sono molto orgogliosi di
fare da soli.
All’estero?
A
Buonos Aires c’è un importante progetto partito gli
inizi del 2000 dopo
un episodio di violenza che
ha coinvolto
una mamma e una bambina. La
prima reazione dei cittadini
fu
quella di invocare più
polizia
poi
si è valutato
che più polizia avrebbe portato ancora più violenza e si è
preferito attivare il
nostro progetto.
E?
Oggi
il progetto è esteso a diversi distretti dalla città. Fu
davvero una
soddisfazione quando un
responsabile della polizia
durante una
conferenza disse che
la criminalità in strada si era ridotta del 50%.
Quindi i bambini
sono più efficaci della telecamere?
Molto
meglio e più economici!
Perché producono
sicurezza?
Perché
“costringono”
gli adulti ad aver cura e
a farsi
carico di questo
importantissimo bene comune
Il
bambino in città diventa
un fatto pubblico. Vale lo
stesso per i luoghi: quando
sono pubblici, non sono più
abbandonati o
vandalizzati.
Bambini pubblici
e luoghi pubblici?
Facciamo un esempio: se un giardinetto è frequentato la mattina
dalla mamma col passeggino e dall’anziano che legge il giornale, il
pomeriggio dai bambini che giocano, o dagli adulti che leggono, la
sera dalle giovani coppie... Quel luogo non è mai solo diventa un
interessa comune e sarà più difficile che subisca atti vandalici.
E se scelgo la telecamera?
Delego a qualcun altro i miei problemi. La sicurezza che funziona
meglio è quella partecipata. Non abbiamo scorciatoie. E più la
partecipazione è varia coinvolge tutti adulti, bambini, anziani,
donne, uomini...meglio funziona.
La partecipazione attiva parte dall’ascolto: ma gli
adulti ascoltano i bambini?
Molto poco e molto male. I bambini sono nemici giurati dell’auto,
delle ingiustizie, degli interessi economici cose che interessano
molto spesso i “grandi” Per questo credo che il sindaco che
chiama a sé i bambini è un politico coraggioso perché accoglie chi
gli darà del filo da torcere. Nei nostri progetti partiamo sempre
dall’ascolto del bambino.
Cosa dicono i
bambini riguardo agli spazi pubblici?
Affermano spesso di volere spazi più mossi, dove potersi nascondere.
Invece i giardinetti che progettiamo oggi solo all’opposto lo
spazio deve essere controllabile.
Save the children
lancia la petizione “restituiamo ai bambini spazi pubblici”. Cosa ne pensa?
Una bella iniziativa purché quegli spazi rimangano liberi e non si
faccia l’ennesimo giardinetto con scivolo, altalena.... Sono soldi
spesi male. Meglio lasciare i bambini liberi in spazi liberi.
Oggi ai bambini
mancano spazi liberi e…
Libertà e tempo libero. Troppi impegni e troppi compiti.
Troppi compiti?
La scuola abusa del tempo libero dei bambini con carichi di compiti
eccessivi. E i compiti, diciamolo, sono inutili. La scuola dovrebbe
essere molto interessata al fatto che i bambini abbiano ore libere
per scoprire e giocare in autonomia. La conoscenza non può passare
solo dai libri.
Infine?
Infine
i bambini dovrebbero
avere il diritto di
voto. Senza voto rimangono invisibili. Le
loro voci, le loro idee, il loro sguardo non arriva alla politica. E
la politica è la forza che può
attivare
cambiamenti. Nel ‘89
abbiamo ratificato
e sottoscritto, anche
in Italia, la carta dei
diritti dei bambini. Che
contiene tanti principi importanti come: il diritto al tempo libero,
il diritto al
riposo, il diritto al gioco o all’essere
ascoltati. Dobbiamo far
vivere questi diritti nel quotidiano.