Mamme continuate a lavorare e mandate il bebè al nido! Parola di Save the Children



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Cronaca BambinaNon c’è nulla di più ingiusto quanto far parti uguali tra diseguali” scrivevano Don Milani e i suoi ragazzi in Lettera ad una professoressa. Una verità da tenere sempre presente perché le disparità rinascono e si rinnova in modi sempre diversi. Oggi che le scuole pubbliche sono “per tutti” il nuovo gap delle disparità è la mancata di asili nido. Ce lo racconta il nuovo report di Save the Children: “Il miglior inizio. Diseguaglianze e opportunità nei primi anni di vita”.



Il miglior inizio: più nidi


In Italia solo 1 bambino su 10 può accedere a un asilo nido pubblico. Siamo lontani, nonostante tanti proclami, dalle coperture del 33% che ci aveva indicato l’UE. E se di asili ne sono pochi per tutti è anche vero che ci sono picchi negativi in contesti già penalizzati per tante altre mancanze. Al sud in Calabria e Campania, per l’esattezza, la copertura degli asili è pressoché assente.


Il miglior inizio: andare al nido 

 

L’indagine mostra come la mancata frequentazione di un BUON asilo nido approfondisca le diseguaglianze in modo indelebile.La povertà educativa va dunque combattuta a partire dai primi anni di vita, attraverso solide politiche di sostegno alla prima infanzia e alla genitorialità, oggi assolutamente carenti nel nostro Paese, evitando che siano proprio i bambini delle famiglie più svantaggiate a rimanere esclusi dalle opportunità educative come, ad esempio, quelle degli asili nido

 

Il miglior inizio. Il Nido, non altre strutture educative

La ricerca evidenzia che i bambini che hanno frequentato il nido rispondono in maniera appropriata a circa il 47% dei quesiti proposti a fronte del 41,6% di quelli che hanno frequentato servizi integrativi, che sono andati in anticipo alla scuola dell’infanzia o che sono rimasti a casa e non hanno quindi usufruito di alcun servizio. 

 

Il miglior inizio. Il nido fin da subito

Il fattore tempo è determinante per prevenire la povertà educativa e questo è importante ribadirlo, con buon pace di chi propone strutture con orari e calendari flessibili e sporadici solo in funzione dei lavori (saltuari) del genitore. Risulta infatti essere molto importante la durata della frequenza dell’asilo nido. I bambini appartenenti a famiglie in svantaggio socio-economico che hanno frequentato il nido per tre anni, infatti, hanno risposto appropriatamente al 50% delle domande, a fronte del 42,5% per coloro la cui frequenza è stata tra i 12 e i 24 mesi e del 38% per un solo anno o meno (una percentuale del tutto simile a quella di chi non ha frequentato il nido).

 

Il miglior inizio. Una mamma lavoratrice

Dall’indagine emerge che una mamma lavoratrice è un fattore di protezione rispetto alla povertà educativa. I bambini con una madre disoccupata, o ad una mamma casalinga rispondono in modo appropriato al 38,4% e al 43,1% delle domande. I bambini con la mamma che svolge un lavoro manuale rispondono il modo appropriato al 48%, quelli con una mamma dirigente, imprenditrice o libera professionista al 55%. L’occupazione delle mamme non rappresenta dunque un fattore di svantaggio per i bambini in termini di povertà educativa.

 

Il miglior inizio. Diffondere i nidi e abbattere le rette 

Il report ribadisce come sia importante diffondere i servizi educativi, riducendo i costi delle rette e rendere più facile accedere ai servizi ai genitori in maggiore difficoltà.

 

Il miglior inizio. Chi ha condotto l’indagine

Il rapporto di Save the Children contiene i risultati di un'indagine pilota condotta tra marzo e giugno 2019 in 10 città e province italiane: Brindisi, Macerata, Milano, Napoli, Palermo, Prato, Reggio Emilia, Roma, Salerno e Trieste realizzata in collaborazione con il Centro per la Salute del Bambino, che ha anche fornito una supervisione scientifica insieme all’Istituto degli Innocenti e all’Università di Macerata

 

leggi il report completo: Il miglior inizio. Disuguaglianze e opportunità nei primi anni di vita