Nido pubblico, Nido privato? Le differenze ai tempi del coronavirus



 
Cronaca Bambina 
Quando un nido è pubblico? E quando è privato? Un tempo era facile dare una risposta: il pubblico era gestito dal comune mentre il privato era gestito da un soggetto privato. Le differenze qualitative poi erano specifiche da una realtà all'altra e non erano riconducibili a pubblico = buono, privato = cattivo, o viceversa. C'erano nidi di straordinaria qualità e bellezza sia nel pubblico (l'esempio per tutti è Reggio Emilia) che nel privato (Adriano Olivetti chiamò i migliori architetti per progettare l'asilo per i figli dei suoi dipendenti). Oggi le cose non sono più così semplici, sono tanto complesse e intricate da far girare la testa a chiunque si avvicini al sistema dei nidi. Ed ecco che di fronte all'emergenza del Coronavirus le differenze diventano più marcate e dimostrano, ancora una volta, come non ci siano tanto nidi di serie A o di serie B, bensì lavoratori di serie A e di serie B. Una cosa che ci commuove tanto quando lo vediamo nei film di Ken Loach, ma che ci è indifferente se noi stessi non siamo direttamente coinvolti o se il sindaco decide di scontare le rette per i nostri pargoli.



Il coronavirus e la chiusura dei servizi

Facciamo un passo indietro e spieghiamo con ordine. Di fronte al Coronavirus la regione Emilia Romagna sceglie di chiudere tutte le scuole, compresi i nidi.  
Pur con alcune differenze tra comune e comune, i nidi chiudono, il personale sta a casa ma in tanti nidi a gestione privata (anche se non tutti) gli educatori non saranno retribuiti. Mentre nei nidi a gestione pubblica i lavoratori saranno pagati regolarmente. Ieri il sindaco Merola annuncia che:  
"in difesa del salario della lavoratrici e dei lavoratori che operano nelle imprese cooperative(...) chiederemo una riprogrammazione dei servizi (...) in modo da salvare i salari di tutte queste persone. E in difesa delle famiglie le giornate di chiusura non saranno pagate
E questo varrà sia per i nidi a gestione diretta sia nei nidi convenzionati dove le rette scontate dal comune possono superare anche i 700 mensili.


Educatori contro i tagli si ribellano 

Dopo l'intervento del sindaco su questo delicato problema intervengono gli "Educatori contro i tagli" che con un titolo esemplificativo "L'educatore Fantozzi ai tempi del coronavirus" punta il dito contro la scelta del sindaco di intervenire a sostegno delle famiglie ma, in sostanza, non tanto, o non troppo, a favore dei lavoratori, quelli di serie B, che non saranno trattati (per l'ennesima volta) come i lavoratori del comunale. Il comunicato merita di essere letto per intero e potete farlo qui

Scelte politiche

Ora ci sono tante domande che corrono lungo il filo di tutta questa faccenda molto complessa. La prima tra tutte: quando un sindaco fa scelte che alimentano differenze tra i lavoratori, quando favorisce, con soldi pubblici, gli sconti per tutti, anche ai più benestanti: che tipo di politica sta facendo? Di sinistra? Di destra? Di centro? E ai bambini e alle famiglie che non possono permettersi rette tra i 500 e i 700 euro mensili (i più poveri) perché devono avere  sconti uguali ai ricchi? (anzi, a pensarci bene, visto che pagano meno, hanno anche sconti inferiori) E poi se il nido è uno dei migliori servizi che possiamo offrire per accorciare le diseguaglianze sociali non dovremmo sempre tenere bene presente queste diseguaglianze e favorire almeno qui, sopratutto chi ha di meno? 
C'è qualcosa di profondamente confuso e opprimente in questo sistema pubblico-privato così come è realizzato oggi, ma se Bologna offre comunque una dei migliori sistemi che abbiamo viene da interrogarsi anche sul resto, che è spesso molto peggio.


Informati: Mamma portami al nido!