#LascuolaNonSiFerma? Lettera aperta alla ministra Azzolina


Lettera aperta
Cara ministra Azzolina,

lo slogan #lascuolaNonSiFerma crea un senso di ottimismo e di fiducia che in questa situazione sospesa e terribile è per molti di conforto.Lo è per i genitori che si trovano chiusi in casa con i figli che fanno fatica a gestire il tempo e il telelavoro, lo è per i genitori iper efficienti che non vorrebbero che i loro pargoli non restassero indietro con il programma didattico. 
 
E in fondo è confortante un po’ per tutti. Lo slogan consente un appiglio alla routine e alla stabilità che in questo momento vengono meno e ci lasciano in balia degli eventi.

Eppure per tanti altri genitori lo slogan #lascuolaNonSiFerma risulta una promessa non mantenuta perché contraddice ciò che vedono: moduli da firmare, mentre non si ha una stampante in casa, connessioni sature,  e tante piattaforme (tutte diverse) a cui iscriversi. 

E nel terribile momento che stiamo vivendo, #LascuolaNonSiFerma aggiunge  frustrazione a tanti altri sentimenti negativi. La frustrazione di non riuscire a farcela, la paura di restare indietro sono sentimenti che si scaricano sulla scuola e sugli insegnati.

Per gli insegnanti, del resto, lo slogan assomiglia ad un nuovo e diverso sovraccarico d’ansia (che si aggiunge a tanti altri) perché come mi ha raccontato mia figlia 
ci sono insegnanti che non sanno accendere lo smartphone, figuriamoci se sanno come fare una classe virtuale”! 
E questo stato d'ansia si propaga ovunque anche sulla scuola d'infanzia e perfino al nido. In questi giorni ho sentito tante educatrici e maestri preoccupati del fatto che i bambini rimangano indietro, ho sentito di presidi che obbligano a leggere favole in video registrazioni, perché la scuola deve andare avanti!

Il fatto è che nessuno ha pensato a formare insegnanti e maestri o a fornir loro gli strumenti adatti per avviare classi virtuali. E ora, in stato di emergenza, è difficile produrre e gestire mezzi che non si conosco, e a volte, non si hanno affatto. E ora è quasi impossibile fare buone comunicazioni davvero utili.

I ragazzi poi, i pochi che arrivano a “sedere” nelle classe virtuale, impostano la faccia attenta e intanto chattano, fanno altro, e soprattutto (come normale per la loro età) se ne fregano, non imparano, (o imparano molto poco) si annoiano e sentono la scuola un macigno che li raggiunge anche a casa. I bambini possono essere felici di vedere su uno schermo la maestra, nessuno lo nega, ma nulla di più. Fare videolezioni è un bellissimo strumento, non è questo il punto, ma che i ragazzi, e ancor più i bambini, non sono adulti e ragionano e apprendono in modo diverso. 

Insomma cara Ministra annunciare qualcosa che c’è per pochi (per chi era già organizzato e privilegiato prima di questa pandemia) e che nel più dei casi è fatto male, assomiglia molto a lasciare indietro i più sfortunati e fa a pugni con lo slogan che segue LaScuolaNonSiFerma e dichiara: Uniti ce la faremo! 
Per essere aderenti al vero potremmo riscriverlo con: #LascuoLaVaAvantiPerPochi e divisi i primi arriveranno primi, come sempre del resto!