Per tornare a scuola ai tempi del coronavirus


Pensieri e parole
Immaginiamo una scuola all'aperto, alternativa, senza classi pollaio, con pochi bambini per volta. A queste immagini bucoliche e meravigliose immaginiamo anche insegnati fiduciose verso il futuro e pronte a tornare al lavoro lacerate della nostalgia dei loro bambini, quelli che oggi vedono solo tramite video....



Immaginare un'altra infanzia

Sono tanti a chiedere: perché la scuola non riapre subito? Perché comincia prima il lavoro? Perché non si pensa ai bambini? Se alle prime domande non so rispondere esattamente quest'ultima la so: non si pensa ai bambini perché non ci si pensa quasi mai. 
Prendiamone atto e stampiamocelo bene a mente, ci sono tante mancanze politiche rispetto all'infanzia e del resto le donne (purtroppo sopratutto noi donne) lo sappiamo fin troppo bene.   

L'infanzia ai tempi del coronavirus

L'infanzia è scomparsa da tanto dalle priorità politiche (nei fatti) e in questi tempi di assoluta emergenza sanitaria è scomparsa ancor di più. Ad onor del vero Sono scompensi anche perché non sono stati colpiti da questo strano e insinuante virus, ma ora che stiamo finalmente uscendo dalla fase di allerta, una scuola diversa è immaginata da molti. Una scuola con al centro il bambino e la sua felicità, una scuola fatta di libertà e spensieratezza...

Provo a immaginare anch'io... 

Provo a immaginare questa scuola. 
Mattina. Arriva un piccolo gruppo di bambini, facciamo 10, tutti compresi tra tre e sei anni, con 4 maestre (mettiamo che siano tante più del solito). Bambini e maestre sono sane, sottoposti tutti al tampone con grandi pianti dei primi e sollievo dei secondi. L’esame nonostante proteste e strepiti, si ripeterà ogni lunedì mattina, giusto per iniziar bene la settimana. Con buona pace dei piccolini che dopo pochissimo legheranno l'immagine del dottore cattivo (e bardato) con la scuola. Immagino i genitori fuori in fila, muniti di mascherina e a distanza per non entrare tutti insieme. Li immagino che salutano il figlio mentre una maestra li guarda dalla porta a vetri. Immagino poi la maestra che con un sorriso (che non si vede dietro la mascherina) accoglie il bambino. E' solo in sezione perché gli altri sono già tutti in giardino, il genitore, vecchi vizzi da pre-corona, ha fatto tardi per non fare troppa fila. 

Scuola all'aperto 

In giardino il piccolo Cesare però non può andare incontro o star vicino a Giovanni, anche se vorrebbe dopo tanto che non lo vede, c'è il distanziamento nonostante il tampone. Immagino l'ansia delle maestre crescere perché ora in giardino, oltre ad avere la solita preoccupazione che i bimbi non si sporchino i vestiti, non tornino con due graffi, non si mangino le foglie dell'albero,non prendano freddo, non sudino, non... altrimenti c'è sempre il rischio di una denuncia! Ora le maestre dovranno stare attente affinché i bambini non tornino a casa con il virus(un virus invisibile) che fino ad oggi ha terrorizzato (più o meno giustamente) tanti di noi, maestre comprese... Immagino la fila al bagno ogni ora per lavare le manine, immagino maestre munite di termometro che usano di continuo...Con una certa punta di pessimismo e per come oggi conosciamo il virus,  immagino una scuola piena di paura e angoscia... 

Non basta volere! 

Personalmente non so se sia giusto aprire, o non riaprire, le scuole e i nidi o da quando. Non so se gli altri paesi abbiano fatto bene e meglio di noi... Quello che so è che per riaprire la scuola, sopratutto la scuola primaria l'infanzia e i nidi dove è impossibile mantenere la distanze, è necessario conoscere bene le dinamiche al loro interno in fasi normali. Ripensando alle tante petizioni delle educatrici che non vogliono più accogliere bimbi malati (in tempi normali) perché i genitori li mandano comunque al nido, ripensando alla mancanza (almeno fino ad ora) dei più semplici presidi di tutela dei cittadini(mascherine tamponi...)  à sulle spalle delle insegnanti e delle educatori. ripensando al clima di conflitto che (normalmente) si respira a scuola in quella che dovrebbe essere la comunità educante... Beh allora credo che non siamo pronti a riaprire in tempi brevi. E se lo facessimo dovremmo valutare con attenzione le responsabilità che stiamo caricando sulle spalle delle insegnanti e delle educatrici. Infine azzardo una proposta provocatoria ma non troppo: per ripartire sarebbe interessante "somministrare" ai genitori e docenti, ma sopratutto ai genitori, un corso di formazione per capire come si dovrà stare nella nuova scuola dove la collaborazione sarà più che mai fondamentale e centrale e dove lo spazio per la protesta dovrà essere ridotto alle vere priorità se ce ne saranno. 

Informati: Mamma portami al nido!