Cronaca Bambina
C'è un grande equivoco sugli asili nido, un equivoco che forse esiste e persiste fin da quando sono nati. Gli asili sono considerati ancora da molti un luogo di assistenza per i genitori. O meglio i nidi sono considerati un aiuto per le mamme che lavorano. Su questo brutto fraintendimento se ne genera un altro forse ancora peggiore: se i nidi sono un luogo di semplice cura(come se la cura fosse semplice!) allora al bambino ci può badare chiunque. Sull'annoso dibattito oggi interviene anche il noto pedagogista Daniele Novara.
Fin dagli albori, il fraintendimento si è fissato saldamente nelle mente di molte persone. Un fraintendimento comunque di matrice maschilista che vede il nido come strumento di supporto al principale lavoro di una donna-madre: quello di curare il bebè. Eppure Adriana Lodi l'assessore che aprì il primo nido comunale a Bologna non lo pensò affatto come semplice luogo di cura assistenziale (un parcheggio per intenderci) lo immaginò come un luogo di benessere per il bambino. Per progettarlo andò a studiare il modello in Svezia, si confrontò con la scuola montessoriana e affiancò il suo lavoro di progettazione a pedagogisti (e all'indimenticabile neuropsichiatra infantile Nino Loperfido).
La rivoluzione del nido
A distanza di 50 anni i nidi si sono dimostrati incredibili strumenti per educare i bambini (rispetto alla cura del sè, alla relazione con gli altri...) ottimi luoghi pe conciliare le attività della famiglia con le attività del lavoro. I nidi hanno educato e continuano a farlo intere famiglie: rispetto alla salute, all'alimentazione, al rispetto degli orari, all'importanza del gioco...
Il nido restituisce piccoli cittadini più consapevoli della vivere in società, e riescono a creato maggiore equità sociale: i bebè che frequentano un buon servizio educativo, è dimostrato, hanno migliori performance scolastiche e si integrano meglio nella società, anche quando partono da situazioni sociali più svantaggiate.
La professione dell'educare
Al nido non solo ci sono solo professionisti dell'educazione, come educatrici educatori, ma c'è vero e proprio equipe di esperti pedagogisti, nutrizionisti, collaboratori... che si occupano della formazione del bambino.
Daniele Novara in una breve e irriverente intervista apparsa oggi a IoDonna fa notare un punto fondamentale. Parlando delle educatrici afferma:
"Sono le prime che incontrano i nostri figli nel loro percorso formativo, ma vengono poco riconosciute e pochissimo retribuite"
Il valore percepito del nido passa dunque dal valore attribuito alle educatrici (e anche agli educatori, non dimentichiamoceli!). I professionisti dell'educazione sono i primi ambasciatori della qualità del servizio. E se queste figure sono poco rispettate si dovrebbe lavorare sul loro riconoscimento sociale perché al nido, ancor più che nella scuola, la fiducia tra istituzione e casa è alla base di tutto.
Il Manuale: Mamma portami al nido!