Educazione sanitaria: quando l'infermiere è dentro al nido


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Cronaca Bambina 

Un infermiere al nido per supportare sia il personale e che le famiglie in questo periodo di pandemia tanto complesso da gestire e vivere, ma non solo. Così si avvia un percorso di educazione sanitario denominato Lasciamo le impronte e realizzato dall’Asl Toscana e della cooperativa Uscita di Sicurezza


Il progetto si è avviato già da ieri (lunedì 2 novembre) presso il nido aziendale L’aeroplanino dei sogni di Grosseto del 4° stormo dell’Aeronautica Militare. Al nido sarà presente, oltre al personale educativo, un infermiere di comunità.

Lasciamo le impronte: chi?

E' un progetto sperimentale denominato per l’appunto “Lasciamo le impronte” che è stato avviato dall’Azienda sanitaria Usl Toscana sud est su proposta della cooperativa sociale Uscita di Sicurezza, che gestisce il nido di infanzia del Ministero della difesa.

Lasciamo le impronte: come?

Saranno quattro gli infermieri di comunità in azione: due con il ruolo di referenti e due con quello di associati. Per fare cosa esattamente? sciogliere i dubbi sui casi specifici, tentare di prevenire la diffusione del contagio da Covid 19, osservare e affiancare gli operatori dell’asilo durante lo svolgimento di attività all’interno del servizio, soprattutto nei momenti di maggiore promiscuità e contatto come quello del pasto o del cambio, e dare vita ai incontri di formazione ed educazione sanitaria per gli operatori e per le famiglie.

Lasciamo le impronte: dove? 

Il nido di infanzia L’Aeroplanino dei sogni è frequentato da 46 bambini dagli 0 ai 3 anni affiancati da 15 figure, tra educatori e assistenti, e coinvolge quindi una comunità potenziale fatta da oltre 60 famiglie.

Lasciamo le impronte: perché?

Lo scopo è alleggerire il sistema sanitario e l’attività di pediatri di libera scelta e rassicurare genitori, educatori e personale scolastico, in un momento di grande fatica per tutti. Lasciamo le impronte però pur nascendo in emergenza non viole fermarsi a questa fase “… perché la presenza di un riferimento infermieristico in un nido di infanzia – spiega Ilaria Cigni responsabile dei servizi per la cooperativa Uscita di Sicurezza– è fondamentale sempre, anche per dare consigli su temi come allattamento, svezzamento, l’igiene e molti altri dubbi e questioni che, nei primi anni di vita di un bambino, possono preoccupare le famiglie”. E continua “In un momento di così forte preoccupazione per le famiglie e per il personale che opera nelle strutture ci è sembrato opportuno trovare nuovi strumenti per supportare ed informare. La figura dell’infermiere di comunità oltre ad avviare un percorso di informazione sanitaria importantissimo nelle scuole, può dare supporto anche nell’applicazione del protocollo Covid per aiutare il personale educativo e di assistenza a riconoscere gli eventuali sintomi respiratori importanti e gestire, se necessario, l’allontanamento del bambino”.

Il nido per i militari 

“Siamo soddisfatti che questa progetto sperimentale sia avviato nel nostro nido aziendale – dichiara il colonnello Eros Zaniboni, comandate de ‘Il 4° Stormo’ - . Si tratta dell’ennesima dimostrazione dell’attenzione che il 4° Stormo e il Ministero della Difesa hanno nei confronti dei bambini e delle famiglie. Crediamo infatti, che sia importante accudire ed educare i bambini sin dai primi anni di vita, fornendo loro anche un’educazione sanitaria, e allo stesso tempo vogliamo offrire un supporto importante alle nostre famiglie”. 

Lasciamo le impronte: un progetto esportabile?

E’ un progetto interessante e auspicabile anche in altri contesti, ad esempio a Bologna, dove nelle ultime settimane la mancanza di risposte tempestive, al nido e alla scuola d’infanzia ha messo a nudo le lentezze del sistema di coordinamento tra comune e Asl.



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