Caro sindaco le scrivo: le educatrici di Bologna meritano attenzione

 



Caro Sindaco Virginio Merola
 
Lei certamente non ricorderà il mio blog che è nato tanti anni fa. 
Allora lei si candidò la prima volta a sindaco e di quel tempo ormai lontano io ricordo il lavoro che impegnò me e tanti, tanti genitori che hanno lottato per mantenere i nidi pubblici, che l'allora commissaria AnnaMaria Cancellieri avrebbe voluto rendere privati.
Il tema era diventato scottante e lei fu eletto per la prima volta sindaco anche perché promise, qualche giorno prima delle votazioni,  che avrebbe mantenuto i nidi pubblici.
Tra quei nidi c'era anche il mio, il nido Coccheri, c'era il nido Roselle, il Vestri, il De Giovanni e il nido Rizzoli. 
Personalmente l'ho votata quella volta fiduciosa che avrebbe mantenuto la parola data. E così è stato ed è stata una soddisfazione grande per i tanti cittadini che hanno partecipato alla vita politica Per tutti noi che abbiamo visto la differenza nel relazionarsi con un politico, invece che con un commissario. 
 
In questi dieci anni il mio lavoro giornalistico nel blog è andato avanti e mi sono sempre occupata del mondo 0-6.
Nel tempo ho notato come i servizi educativi, nidi e scuole d'infanzia, sono ricordati solo per essere sfoggiati in alcune occasioni, ma siano scordati dalla giunta e dalla Pubblica Amministrazione in tutte le altre occasioni.

Non ci sono questioni molto evidenti, e rispetto ai nidi di tante altre città, qui le cose funzionano e apparentemente è tutto eccellente. 
 
Ma non è proprio così, in dieci anni il dialogo, la stima, le relazioni tra chi gestisce e chi lavora nei servizi si è corrosa,  sfilacciata, fino a diventare un vero e proprio NON dialogo. 
 
L'ultima brutta notizia l'ho appresa oggi. 
L'annuncio della chiusura, e poi della non chiusura dei nidi, Lei non l'ha condivisa con il suo personale, non con le educatrici, con le cuoche, non con le collaboratrici...  sono venute a saperlo dai giornali. 
Ma loro lì ci devono lavorare e devono organizzarsi, perché un nido ha necessità anche di programmazione.
 
Ma al di là dell'attività in sé, questa mancanza la trovo una gravissima forma di NON rispetto per i dipendenti che fino ad oggi hanno fatto fronte ad una situazione di emergenza, anche con coraggio. 
Perché se lavorare in un servizio educativo, non è mai facile, durante il Covid è stato davvero emotivamente pesante. 
 
Sono parole amare le mie, ma spero che lei possa raccogliere il mio invito e cercare una comunicazione con queste dipendenti, in maggioranza donne, per dare a loro una parola di conforto, e anche una spiegazione per questa mancata comunicazione. 
 
Se lo meritano! E oggi tutti abbiamo bisogno di belle parole per affrontare questa emergenza che ci ha travolti .
 
Grazie per l'attenzione 
 
Laura Branca