Parola d'ordine: non etichettare! Intervista a Nadica Milenkovic

 
Nadica Milenkovic


Parola a...
 
Oggi incontro Nadica Milenkovic educatrice ed imprenditrice. A Bologna  gestisce due strutture educative, il giardino del tempo  e la nuova struttura, il giardino del tempo 2 nel quartiere Savena. L'ho conosciuta casualmente in tutt'altro contesto durante la presentazione di un libro che apparentemente non ha nulla a che fare con l'educazione o i nidi. Il libro in questione è "Il martello delle streghe" e si tratta di una sorta di manuale per riconoscere e dare la caccia a streghe e stregoni. Risale alla fine del 1400 e quando fu pubblicato ebbe una fortuna e diffusione incredibili, causando in tutta Europa moltissime torture, roghi e quella che oggi conosciamo come "la caccia alle streghe". 
Da qualche tempo il libro non era più reperibile e Milenkovic l'ha voluto ristampare a proprie spese. Durante la presentazione ha spiegato quanto questo testo sia ancora significativo e come la caccia alle streghe, in realtà, non sia mai del tutto finita. La Incontro con molte curiosità nel suo spazio educativo in una calda mattina di inizio giugno. 
Varcato il cancello del giardino del tempo trovo Milenkovic seduta sul prato a gambe incrociate. E' attorniata dai bambini che maneggiano pennelli e colori con cui dipingono tutto, se stessi, la Milenkovic e ogni tanto spennellano anche una piccola tela che lei stessa tiene in mano.  Mi suggerisce di iniziare pure l'intervista mantenendo un tono di voce basso, così da inserirmi nel contesto gradualmente. I bambini del resto, come nei migliori spazi educativi,  mi salutano, mi osservano curiosi per poco,  perché ben presto tornano ai loro giochi di colori e di acqua. 
 
Questa è la sua struttura?
Esatto, questo è il Piccolo Gruppo Educativo (PGE) che ho aperto in città. Dopo molta ricerca ho deciso di aprirlo qui a casa mia, ovviamente dopo aver chiesto il parere anche a mio marito che indirettamente è coinvolto.
 
Perché dopo molta ricerca?
Un po' perché è difficile trovare uno spazio consono, un po' perché c'è diffidenza ad affittare uno spazio ad una donna che vuole aprire un'impresa, per di più una donna straniera. Comunque eccomi qui.    
 
Un bellissimo giardino non c'è che dire...
Un giardino dove i bambini e le bambine possono muoversi ed esprimersi in libertà giocando anche con attrezzi, pentolini, vasetti... Noi monitoriamo senza proibire, li osserviamo e interveniamo solo in caso di necessità. Il giardino è uno spazio fondamentale per crescere. 
 
Giocate spesso con i colori?

L'arte ha un ruolo centrale sia come mezzo di comunicazione sia come modo per mettere in gioco la manualità e l’intelligenza. Nel 2007, per la prima volta in Italia, ho promosso un laboratorio artistico all'interno nello spazio didattico del museo Mambo aperto anche ai bambini di età inferiore ai tre anni, perché ritengo che l’arte costituisca la base della tolleranza del fare. Ciascun bambino, infatti, gioca e fa in maniera differente e questo approccio è essenziale perché diventi un adulto che ammetta la varietà e il bello della differenza.


 
Quanta importanza ha la libertà di sperimentare nel suo contesto educativo?
Tantissima, del resto già Malaguzzi ci diceva che i bambini hanno cento linguaggi, cento modi di fare, di pensare, ascoltare ma noi adulti gli diciamo che il cento non esiste...
 
Secondo lei perché lo facciamo?
Per paura, per convenzione, per fare meno fatica... Ma sopratutto per paura.  Mostrare ad un bambino una strada da percorrere per arrivare ad un risultato è più rassicurante per l'adulto. Lo scopo si raggiunge prima e ha una forma nota. Non si aspetta che il bambino si attrezzi per arrivarci a modo suo. Si mostra come fare. Mostrando come fare si fissa uno scopo, un modello da raggiungere e a cui conformarsi. Si perde di vista la sperimentazione, la possibilità di sbagliare, di tornare indietro, di trovare altri cento modi... Ma c'è di più. Si perde di vista anche il risultato finale che non è sempre prevedibile, sempre uguale a se stesso. 
 
Perché lei che si occupa di educazione e di pedagogia ha voluto ristampare un libro come il Martello delle streghe?   
Quando casualmente mi è capitato quel libro tra le mani non potevo credere a quello che leggevo. Ma come potevano essere scritte tante fandonie? Come potevano essere state divulgate e praticate e per così tanto tempo? Quel libro è un vero e proprio trattato di diffamazione. Bastava una piccola anomalia rispetto a ciò che si credeva "normalità" affinché la donna si trasformasse in  strega e come strega venisse torturata e uccisa. Penso che in modo diverso ancora oggi stia succedendo lo stesso. Ai bambini alle bambine basta poco affinché vengano marchiati in categorie, o in classificazioni patologiche da cui poi è molto difficile uscire. 
 
Il giardino del tempo

 
Ci spiega meglio? 
Durante la mia carriera di educatrice, ho lavorato per anni come educatrice in una cooperativa bolognese, ho incontrato tanti bambini attorniati da squadre di professionisti che fissano sui piccoli un futuro scandito da tappe precise. A volte basta poco perché il bambino sia segnato. Queste "profezie" segnano non solo il bambino, ma anche il genitore che affidandosi agli esperti inconsapevolmente non lasciano la possibilità al bambino di sperimentare. 
 
Ci fa un esempio? 
Una bimba prematura di un anno e mezzo è arrivata da noi e non era in grado di camminare, nessuno aveva mai detto ai genitori di consultare un pedagogista. Ad ogni modo fortunatamente le è stato consigliato il nido. 
 
E? 
Dopo poco la bambina è riuscita a camminare e a mangiare in autonomia...  Queste autonomie le ha raggiunte, non per un miracolo, ma perché è stata messa nella condizione di sperimentare e rendersi autonoma.  
 
Questo atteggiamento di etichettare e di iper-proteggere lo vede anche su bambini non certificati?
Purtroppo sì. Puntiamo a risultati certi e misurabili, ma i bambini non sono mai definibili del tutto e se viene negata loro la possibilità di sbagliare, di sporcarsi, di farsi piccoli graffi... Al divieto continuo, alle continue paure, alle profezie  il bambino risponde aderendo a ciò che ci aspettiamo che loro facciano o non facciano.    
 
I genitori che frequentano il suo spazio hanno fiducia?
La fiducia va costruita. I genitori vanno coinvolti, ascoltati, capiti, guidati. Per questo organizzo momenti di incontro e di discussione sulle tematiche che gli stessi genitori ci suggeriscono. Sono momenti importanti in cui di volta in volta possono essere gli stessi genitori esperti di questo o quel settore a fare interventi come protagonisti. 
 
Che rapporto ha con il Comune?
Siamo una struttura con dei posti in convenzione. Gli iscritti fino ad ora non sono mai mancati. Il giardino del tempo si è consolidato con il passaparola. Oggi gestisco questo spazio e sto per realizzare un nuovo piccolo gruppo educativo a Savena.
 
Perché proprio un piccolo gruppo educativo e non un nido, ad esempio?
Avere pochi bambini, otto bambini, compresi tra i nove mesi e i tre anni, consente di lavorare al meglio. Nel mio spazio ci sono sempre in compresenza due educatrici in tutto l'arco della giornata. Così riusciamo a garantire maggiore attenzione e siamo più libere di sperimentare. 
 
Lei ha studiato all'università di Bologna: che esperienza è stata?
Molto positiva. Ho studiato con il professor Andrea Canevaro. Avevamo in mente di recarci in Bosnia per fare osservazione dei contesti educativi dopo la guerra. Non è stato possibile per via della salute del professore. Peccato! Del resto avevo fatto già esperienza di osservazione in un nido in Serbia nel 2003. E' stata un'esperienza importante,  ho compreso molte cose . 
 
Ad esempio cosa?
Un fatto semplice, forse scontato, ma che per me è stata una rivelazione: la cultura è differente a seconda del contesto. Non si possono ripetere gli stessi modelli educativi in contesti diversi. L'educazione va adattata e interpretata sempre. Anche le parole sono diverse a seconda del contesto. Per anni ho fatto la traduttrice dalla mia lingua, il serbo, all'italiano. Mi sono resa conto in tante occasioni quanto sia difficile tradurre. E' stata una scoperta anche dolorosa e ho preferito rinunciare alla traduzione. E' molto complesso e si rischia di commettere errori gravissimi che possono ricadere sulle persone anche in modo importante. Lavoravo in contesti carcerari o in processi... Non volevo correre il rischio di tradurre poco correttamente, le parole sono fondamentali. 
  
Cosa auspica per i bambini di domani?
Un mondo più libero, dove non sia tanto facile farsi etichettare, un mondo dove ci sia più spazio per la scoperta, per la sperimentazione, e dove l'errore sia considerato come un passaggio e non un fallimento.
 
Laura Branca