Cronaca Bambina Il caso della famiglia nel bosco che sta ancora facendo discutere ha portato all’attenzione, tra l’altro, il tema della scuola parentale o dell’homeschooling. In questo post cerchiamo di descrivere questo sistema d’istruzione alternativo e guardiamo ai numeri.
Le differenze
L’istruzione
parentale, questa la definizione normativa italiana, è uno
strumento con cui i genitori assumono la responsabilità educativa al
posto della scuola.
Svolgono a casa l’obbligo di istruzione
previsto dalla legge, c’è infatti una cornice che regola il tutto.
Occorre una comunicazione formale alla scuola statale di riferimento,
sono previsti controlli, verifiche ed esami per attestare che il
livello di apprendimento dell’alunno/a sia adeguato/a. È a tutti
gli effetti una scelta riconosciuta e monitorata dallo Stato.
Ci
sono poi scuole di vicinato, o parentali, o comunitarie che nascono
da un lavoro collettivo. Più famiglie creano una scuola alternativa
che, come per l’istruzione parentale, è monitorata e prevede esami
sul livello di apprendimento. Non c’è una singola famiglia che
provvede all’educazione ma una comunità che, condividendo un
progetto pedagogico e d’istruzione, sceglie e paga una scuola che
può essere informale o strutturata.
Esistono poi l’unschooling,
una versione più radicale e libera dell’educazione familiare
perché non prevede un apprendimento spontaneo seguendo le
inclinazioni del bambino. Il worldschooling nasce invece dall’idea
di apprendere attraverso il viaggio e la scoperta del mondo,
trasformando lo spostamento e l’esperienza diretta in una base
educativa.
Ci sono anche scuole democratiche e libertarie, dove
le decisioni vengono prese in modo collegiale e non esistono spesso
voti, orari rigidi o programmi standardizzati.
Un altro modello
sempre più diffuso è quello dell’educazione outdoor o forest
school, che utilizza la natura come ambiente principale di
apprendimento e spesso è organizzata per la fascia 0-6.
Quadro legale
In
Italia esiste l’obbligo di istruzione ma non l’obbligo
scolastico. La Costituzione e le norme nazionali stabiliscono che i
genitori possono assolvere l’obbligo educativo senza iscrivere i
figli e le figlie a scuola tradizionale. Per farlo devono dichiararlo
ogni anno alla scuola statale del territorio, dimostrare di avere i
mezzi e l’organizzazione adeguata e accettare la vigilanza delle
istituzioni. L’alunno/a è sottoposto/a a verifiche o esami di
idoneità per certificare il livello di apprendimento. Il quadro
giuridico è quindi chiaro: la scuola è il canale ordinario ma non
l’unico riconosciuto.
Ampie trasformazioni
La
crescita di sistemi e forme d’apprendimento alternative alla scuola
classica non deve essere sottovalutata o ritenuta una moda
passeggera. Tra i molti motivi per cui ci si affida a forme
alternative di istruzione c’è sicuramente una profonda crisi di
fiducia verso l’istruzione classica, c’è la ricerca di una
maggiore personalizzazione e c’è anche il respingimento della
scuola classica verso alunni e alunne che non riescono a tollerare
ritmi di lavoro troppo elevati o carichi di compiti esagerati. Come
spesso l’ex preside e attivista Maurizio Parodi ha denunciato in
molti suoi libri.
I dati, nonostante una forte crescita,
continuano ad essere molto contenuti rispetto al totale, anche per
motivi economici, si tratta di scuole private, e in caso di educazione svolta in casa, di tempo da parte delle famiglie.
La domanda che rimane è: riuscirà la scuola pubblica, la forma più democratica e plurale che conosciamo ancora oggi, a cambiare per diventare più accogliente e contenere la fuga di studenti, studentesse e famiglie?
Laura Branca
Approfondimenti
Tutta un'altra scuola: una rete in dialogo
Figli della libertà un documentario per raccontare la scuola parentale.