Il diritto all'informazione del bambino. Quanto lo rispettiamo?

 


 

Cronaca Bambina La Carta internazionale dei diritti del fanciullo presenta diversi articoli in cui si elencano tutti i diritti dei bambini e tutti i doveri degli adulti nei loro confronti. In realtà la Carta dell’ONU, firmata da numerosi paesi nel mondo, stabilisce in modo definitivo che il minore ha i diritti di una persona e gode di una maggiore tutela nei casi in cui i suoi diritti siano in contrapposizione ai diritti dell’adulto.

La Carta è complessa, abbiamo affrontato in diversi post precedenti la sua funzione e le sue principali caratteristiche, oggi facciamo un approfondimento rispetto all’articolo 17. L'articolo che sancisce che il fanciullo ha il diritto all’informazione. Andiamo a vedere meglio cosa si intende per questo diritto cercando di capire cosa possiamo fare noi per tutelarlo.

Articolo 17

Gli Stati Parti riconoscono l’importanza della funzione esercitata dai mass-media e vigilano affinché il fanciullo possa accedere a un’informazione e a materiali provenienti da fonti nazionali e internazionali varie, soprattutto se finalizzati a promuovere il suo benessere sociale, spirituale e morale nonché la sua salute fisica e mentale.
L’intento è molto chiaro e trasparente: promuovere la conoscenza per divulgare benessere. La conoscenza dovrebbe essere diretta al minore. Ma quanti media hanno questo scopo? E quanti informano in modo trasparente? Il tema del benessere declinato rispetto alla spiritualità e alla morale è ancora oggi ritenuto una questione da trattare in ambito familiare. Non riusciamo nemmeno a trovare un accordo rispetto all’educazione sessuo-affettiva a scuola, figuriamoci se lo troviamo rispetto alla spiritualità! Chi dovrebbe occuparsene? E da che età dovremmo partire?

Cooperazione

L’articolo 17 continua specificando che si “incoraggiano la cooperazione internazionale in vista di produrre, di scambiare e di divulgare informazioni e materiali di questo tipo provenienti da varie fonti culturali, nazionali e internazionali”.
Oggi forse la piattaforma che divulga con maggiore assiduità contenuti, anche culturali, favorendo uno scambio di fonti culturali è con ongi probabilità TikTok; Peccato che questo social, come tutti gli altri, non sia uno spazio per condividere e divulgare solo contenuti educativi e informativi, ma possa veicolare anche contenuti propaganda più o meno occulta se non contenuti nocivi.

Libri e lingue

L’articolo prosegue con altre due specificazioni che, almeno nelle istituzioni pubbliche dedicate all’educazione e all’istruzione, dovrebbero essere abbastanza rispettate:
incoraggiano la diffusione di libri per l’infanzia e incoraggiano i mass-media a tenere conto in particolar modo delle esigenze linguistiche dei fanciulli autoctoni o appartenenti a un gruppo minoritario.”

Preservare

Infine l’articolo si chiude con “favorire l’elaborazione di principi direttivi appropriati destinati a proteggere il fanciullo dalle informazioni e dai materiali che nuocciono al suo benessere.


Su questo punto ci sarebbe da aprire una riflessione molto approfondita: ogni volta che si lascia nelle mani di un adolescente (e non solo) uno smartphone con libero accesso alla rete, qualunque contenuto diventa accessibile, compreso materiale pedopornografico. 

Il divieto di usare lo smartphone a scuola, introdotto dopo diversi appelli da parte di pedagogisti, così come è stato realizzato, appare più una misura di propaganda che un provvedimento effettivo e di  tutela al diritto all’informazione dei minori. 

 

Laura Branca